La sorte dell’agognato piano di riqualificazione del centro storico si deciderà verosimilmente in questa settimana. E’ quello che siamo riusciti a raccogliere in via Sannitica, come mera indiscrezione e circola anche qualche data ipotetica, giovedì 15 o venerdì 16 febbraio per la convocazione del Consiglio dei Ministri in cui si deciderà del famigerato Tunnel e di tutto il complesso progetto che ruota attorno all’innovativo snodo viario tra il piazzale del Porto e il lungomare Nord di Termoli. Finora, due sono state le sedute di conciliazione concluse con una fumata nera e per questo l’esito della vicenda dipenderà ora dalla decisione che si andrà ad assumere prossimamente nella sede del Consiglio dei Ministri. Sarà il consesso presieduto dal premier Paolo Gentiloni, dunque, a dare disco verde o disco rosso al piano in project financing su cui tanto punta l’amministrazione Sbrocca per dare un volto nuovo alla città e dotarla di servizi e infrastrutture. Secondo quanto è trapelato, il diniego della Soprintendenza e del Mibact ha resistito anche a una ipotesi di variazione progettuale nel tratto della cosiddetta ‘falesia’, avanzata dalla stessa amministrazione proponente. Si è arrivati a Rona, perché secondo il codice degli appalti, la proposizione dell’opposizione sospende l’efficacia della determinazione motivata di conclusione della conferenza (già temporaneamente sospesa pendente il termine per proporre opposizione).
La Presidenza del Consiglio dei ministri ha indetto, entro quindici giorni dalla ricezione dell’opposizione, una riunione con la partecipazione delle amministrazioni che hanno espresso il dissenso e delle altre amministrazioni che hanno partecipato alla conferenza. In tale riunione i partecipanti formulano proposte, in attuazione del principio di leale collaborazione, per l’individuazione di una soluzione condivisa, che sostituisca la determinazione motivata di conclusione della conferenza con i medesimi effetti. Qualora all’esito delle riunioni sia raggiunta un’intesa tra le amministrazioni partecipanti, l’amministrazione procedente adotta una nuova determinazione motivata di conclusione della conferenza. Qualora all’esito delle riunioni e, comunque non oltre quindici giorni dallo svolgimento della riunione, l’intesa non sia raggiunta, la questione è rimessa al Consiglio dei ministri. Qualora il Consiglio dei ministri non accolga l’opposizione, la determinazione motivata di conclusione della conferenza acquisisce definitivamente efficacia (a decorrere dal momento in cui è comunicato il rigetto dell’opposizione).
Il Consiglio dei ministri può accogliere parzialmente l’opposizione, modificando di conseguenza il contenuto della determinazione di conclusione della conferenza, anche in considerazione degli esiti delle riunioni con le amministrazioni dissenzienti e con le altre amministrazioni che hanno partecipato alla conferenza (sul punto è stata recepita l’osservazione del Consiglio di Stato con riferimento alle ipotesi di accoglimento solo parziale dell’opposizione).

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