Inizio con “passo falso” per la task force contro l’inquinamento nella Piana di Venafro. L’ordine del giorno voluto dal presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Cotugno, ed approvato dall’assise molisana non corrisponde infatti alle intese raggiunte all’esito dell’incontro del 23 maggio scorso tra il prefetto di Isernia, il presidente del Tribunale, il procuratore della Repubblica, il presidente del Consiglio regionale e l’assessore regionale Vittorino Facciolla.
Il prefetto, in una nota inviata ai vertici regionali, ha infatti ricordato come al termine dell’incontro si era convenuto che «la Regione Molise avrebbe chiesto formalmente ed ufficialmente al prefetto di Isernia, conferendogli apposita delega ed ogni necessaria copertura finanziaria, di procedere, attraverso organi e laboratori esterni e indipendenti designati dal prefetto stesso, ad un celere campionamento di analisi sull’intero territorio della piana di Venafro, con prelievi diffusi sul terreno, sull’aria e con quant’altro necessario, al fine di verificare se i dati raccolti siano o meno conformi alla vigente legislazione».
Invece l’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale «impegna il presidente della giunta unitamente all’intero governo regionale a porre in essere, così come previsto dall’art. 10 del D.lgs. 155/2010, un idoneo Piano di Azione nel quale prevedere gli interventi da attuare in breve termine, al fine di monitorare il livello degli inquinanti di cui all’art. 1, commi 2 e 3 (biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo, PM10, PM2.5, arsenico, cadmio, nichel, benzopirene e ozono) del D.lgs. 155/2010, per verificare se tali agenti inquinanti superino le soglie di allarme previste dalle stesse norme» e, a tal fine, «conferisce al prefetto di Isernia il coordinamento del richiamato Piano di Azione».
In una nota inviata al presidente del Consiglio regionale, il prefetto Guida ha pertanto chiarito che il potere ispettivo e di controllo esula completamente rispetto a quello di amministrazione attiva, contemplato dal richiamato art. 10 del D.lgs. 155, come peraltro evidenziato dalla Corte Costituzionale con la recentissima pronuncia n. 132 del 2017, depositata lo scorso 7 giugno, nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 16 della legge della Regione Molise 4 maggio 2016, n. 4, concernente l’ampliamento delle attribuzioni dell’Arpa Molise.
Nella sentenza, dunque, la Corte opera una netta distinzione tra «le attività tecnico-scientifiche di prevenzione, vigilanza e controllo ambientale connesse all’esercizio delle funzioni pubbliche della protezione dell’ambiente, attribuite alle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale sin dal decreto-legge n. 496/93, da esercitare ai distinti livelli, statale e provinciale (o regionale) mediante le predette Agenzie» e «le funzioni di amministrazione attiva in materia di ambiente e di energia che, essendo espressione di discrezionalità amministrativa in senso proprio, comportano una ponderazione degli interessi coinvolti e quindi sono soggette alle direttive degli organi rappresentativi titolari della “politica” ambientale».
Pertanto, i giudici di legittimità hanno censurato l’art. 16 della legge regionale n. 4/2016, dichiarandone l’illegittimità costituzionale, in quanto sostanzialmente unificherebbe sotto un unico ente, l’Arpam, da un lato, i poteri di amministrazione attiva, riservati agli enti territoriali ai diversi livelli di governo – statale, regionale, provinciale e comunale – e, dall’altro, quelli di vigilanza e controllo, il cui esercizio implica l’assunzione di una posizione di autonomia incompatibile con il coinvolgimento in attività di amministrazione attiva.
I principi affermati dalla Corte Costituzionale renderebbero pertanto illegittima una eventuale delega al Prefetto che cumuli funzioni di amministrazione attiva a poteri di controllo nella medesima materia di tutela dell’ambiente.
Va detto che la stessa “lettura” data all’ordine del giorno del Consiglio regionale l’ha data pure il presidente del Tribunale, Di Giacomo, il quale ha fatto sapere ai vertici regionali che «ferma restando ogni autonoma e sovrana decisione da parte del Consiglio regionale e della giunta regionale del Molise per quanto di loro competenza, concordo nel senso che comunque l’odg consiliare non appare riflettere quanto emerso nell’incontro da me convocato, su richiesta del presidente del consiglio regionale, presso l’Ufficio di Presidenza del Tribunale di Isernia il 23 maggio scorso». Inoltre, nel corso dell’incontro – ricorda Di Giacomo – si era convenuto che la Regione avrebbe conferito al prefetto di Isernia «apposita delega ed ogni necessaria copertura finanziaria al fine di procedere, attraverso organi e laboratori designati dal prefetto stesso, ad un celere campionamento di analisi sull’intero territorio della Piana di Venafro, con prelievi diffusi sul terreno, sull’aria e con quant’altro necessario, al fine di verificare se i dati raccolti siano o meno conformi alla vigente legislazione».
Il prefetto Guida ha infine precisato che, in un’ottica di leale collaborazione interistituzionale, rimane comunque disponibile, se la Regione vorrà delegargli i più circoscritti compiti sopra indicati, ad adoperarsi per compiere tutti gli accertamenti tecnici necessari affinché la Regione possa poi, sulla base dei dati in tal modo acquisiti, adottare il Piano di Azione che preveda gli interventi da attuare al fine di ricondurre i livelli degli inquinanti entro i valori limite previsti dalla legge.

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