Sulla annosa e controversa questione dei lavori al castello Pandone (sfociata in numerosi stop ed anche in cause penali) ieri è intervenuto il presidente del Consiglio regionale.
Vincenzo Cotugno, con una nota ufficiale indirizzata al sindaco di Venafro, chiede dunque l’«immediata risoluzione dei lavori ancora in corso su un cantiere aperto da oltre dieci anni». La lettera è stata inoltrata anche al prefetto di Isernia, Fernando Guida, alla sovrintendente, Teresa Elena Cinquantaquattro, e al dirigente della Regione Molise Giuseppe Gianrusso. Con questo atto, insomma, si riapre la vicenda della valorizzazione dell’antico maniero.
«Caro sindaco – si legge nella nota -, ho inteso rivolgere a te, in primis, questa mia missiva al fine di ulteriormente perorare, laddove ancora possibile, la risoluzione positiva di un’incresciosa situazione che si trascina, oramai, da circa 15 anni».
Vincenzo Cotugno, pertanto, ripercorre le tappe dell’iter che ha condotto fino allo stallo e rilancia il «“grido di dolore e delusione” che si leva da ogni cittadino che ami il proprio territorio, oppresso da una burocrazia inerte e troppo spesso incapace di risolvere i problemi reali».
Un sasso, anzi un macigno nello stagno quello scagliato da Cotugno. Che – certamente – provocherà onde altissime…
Del resto, appare davvero intollerabile che l’area del Castello a distanza di oltre dieci anni versi ancora in quello stato. «Le responsabilità sono tante – sottolinea il presidente del Consiglio regionale -, e certamente le ereditiamo dal passato, ma oggi noi tutti abbiamo il sacrosanto dovere di guardare ad un futuro che ci garantisca un risultato differente. Non voglio lasciare nulla d’intentato su questa vicenda, e sono certo che il sentimento che guida anche la Tua azione amministrativa, non resterà indifferente a questa mia, ulteriore, sentita e doverosa sollecitazione».
Così, Vincenzo Cotugno elenca punto per punto i passaggi che hanno condotto allo stallo attuale: «Il Comune di Venafro nel 2003 beneficiava di un finanziamento, da parte della Regione Molise, per interventi di “Valorizzazione del Castello Pandone”; il finanziamento veniva destinato nell’ambito del programma pluriennale di intervento ex art. 15 dell’O.P.C.M. n. 3268/03 – Delibera CIPE n. 17 del 9 marzo 2003; successivamente, la dotazione finanziaria veniva implementata con un ulteriore finanziamento, sempre a favore della “Valorizzazione del Castello Pandone”, così come disposto dalla giunta regionale del Molise con proprio atto nell’anno 2010. La gestione di tale finanziamento pubblico è stata alquanto anomala – ritiene Cotugno -, così come riscontrabile da atti pubblici adottati e che più volte hanno richiamato l’attenzione della cittadinanza e della stampa locale. Oltremodo, con deliberazione di giunta comunale n. 44 dell’8 marzo 2011, veniva approvato il progetto definitivo per il completamento delle opere e, con atto dell’11 aprile 2011, la giunta regionale concedeva il ricorso all’anticipazione della spesa a carico del bilancio regionale, autorizzando gli uffici competenti al compimento degli adempimenti successivi».
Nonostante i finziamenti stanziati e malgrado i tanti anni tracorsi, «ad oggi, in evidente spregio ai principi di economicità, efficienza ed imparzialità che dovrebbero caratterizzare l’operato della Pubblica amministrazione, le opere non sono state completate e l’area risulta ancora integralmente “cantierata”, con relativa chiusura della strada pubblica che conduce alle abitazioni circostanti».
Per Vincenzo Cotugno è dunque «evidente che tale vicenda, data la valenza del Castello Pandone, ha causato e continua a causare ingenti danni alla città di Venafro e alla sua popolazione, non solo in termini d’immagine, ma comporta anche notevoli ripercussioni nel settore economico, turistico e commerciale, senza dimenticare, i disagi che, quotidianamente, devono affrontare gli abitanti della zona».
Oltre a rivolgersi al sindaco Antonio Sorbo, però, il presidente del Consiglio regionale fa sapere che si rivolgerà anche ai competenti servizi regionali per sapere «se i tempi di erogazione e spesa dei finanziamenti siano in linea e rispettosi della normativa in materia e delle convenzioni relative». Se così non fosse, «sarebbe doveroso intervenire anche in tale direzione, senza se e senza ma».
Nella nota ufficiale, poi, in grassetto e maiuscolo a sottolineare il proprio sentimento – e certamente quello di buona parte della comunità – il presidente sbotta in un «Ora basta».
In effetti, «in un paese civile non è pensabile che un sito storico-artistico-culturale di così alto prestigio e fama nazionale, che coinvolge tanti e tali interessi collettivi meritevoli di tutela, sia lasciato nel degrado e nell’indifferenza più assoluta per così tanti anni. Ecco perché da cittadino, da molisano, e, seppur pro tempore, da presidente del Consiglio regionale del Molise, chiedo con forza che si trovi la risoluzione di tale annosa ed incresciosa vicenda; pronto e determinato ad interessare ogni ordine e grado di competenza pubblica pur di ottenere concreti risultati che, mi auguro, tengano conto del valore di un luogo e del rispetto della gente che lo abita, lo visita, lo apprezza!».
Cotugno tuttavia prima di ogni altro si rivolge direttamente al sindaco e fa sapere che «confido nel Tuo attivismo, sorretto dall’autorità di governo locale che è insita nel Tuo ruolo, e che deve essere totalmente spesa nel perseguimento di un obiettivo che, sono certo, Ti appartiene al pari di ogni altro venafrano».
Insomma, un vero e proprio macigno che sicuramente smuoverà le acque. Vedremo se e come intenderà reagire il primo cittadino a questa “sveglia”. Sorbo in passato aveva parlato di varie illegittimità e, dopo il cambio di Rup, aveva annunciato la risoluzione delle problematiche che, comunque, non hanno ancora portato alla conclusione dei lavori.

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