Alfredo Ricci è pronto. Superato il voto delle regionali, in città ora s’inizia a farsi sul serio per le comunali. Al momento due gli schieramenti sicuri: da una parte il vicesindaco uscente, dall’altra il centrodestra “ufficiale” con Nicandro Cotugno capolista in pectore. Da decifrare la posizione dei 5 Stelle, che anche alle regionali hanno raccolto un consenso di tutto rispetto. Ci sarebbero inoltre “terze vie”, ma al momento sembrano però poco praticabili: per Anna Ferreri, Adriano Iannacone e Giovanna Capasso non sarà facile comporre una propria lista forte da poter contendere la vittoria a chi è partito con largo anticipo. Tuttavia, la loro forza non è da sottovalutare e, alla fine, potrebbe fare la differenza.
Tornando alle regionali e alle preferenze raccolte in città, Ricci non mostra sorpresa: «Ci sono stati dei cali attesi e dei successi previsti. Insomma il trend è stato rispettato. Si sapeva già dalla vigilia che non ci sarebbe stata una polarizzazione delle preferenze ma che queste sarebbero state più distribuite rispetto ad altre volte. È stato comunque premiato chi ha lavorato sul territorio, ma anche candidati esterni alla città hanno pescato voti a Venafro».
La vittoria di Toma potrà modificare il quadro della vigilia in vista delle comunali? Se il neo governatore dovesse chiederle quale uomo di centrodestra di fare sintesi, cosa farà?
«Non credo accadrà. Comunque dico no ad indicazioni calate dall’alto. Lo schema sarà lo stesso del 2013. La nostra vittoria cinque anni fa dimostra che le comunali sono cosa diversa rispetto alle politiche, i vecchi schemi sono superati. Con la mia squadra intendo lavorare sulle cose da fare, sui temi…».
A Toma, in caso di sua elezione a sindaco, cosa chiederà?
«Intanto va detto che c’è un dato da non sottovalutare, e cioè che Venafro avrà probabilmente non due (Vincenzo Cotugno e Vittorio Nola, ndr) ma tre rappresentanti (Massimiliano Scarabeo dovrebbe entrare con la nomina di un assessore di Forza Italia, ndr) questa volta. Mi auguro che difendano bene la città nei palazzi regionali. In questi ultimi 5 anni Venafro è stata penalizzata e mortificata. A Toma comunque dobbiamo chiedere attenzione, e confidiamo che sarà così – del resto non ci vorrà molto rispetto al passato –: come primo punto far ripartire il finanziamento (2,5 milioni di euro assegnati addirittura prima del 2013 ma mai erogati, ndr), magari con una integrazione, per ristrutturare la scuola media Leopoldo Pilla di via Maiella. In generale credo che Toma debba dare a Venafro ciò che spetta a questa città ma che la maggioranza regionale uscente non ha mai dato. In ogni caso, dopo le comunali, chiunque dovesse essere il vincitore occorrerà subito invitare il neo governatore a venire in città per chiedergli la giusta considerazione dopo che per un quinquennio è stata asfissiata dal governo passato. Ma sono convinto che Toma, a cui faccio un grande in bocca al lupo, darà a Venafro l’attenzione che merita, specialmente dopo la messe di voti che i venafrani gli hanno tributato».
Assodato che non convergerà né tenterà accordi politici con Nicandro Cotugno, quale posizione avrà nei confronti dei 5 Stelle, molto forti in città?
«Innanzitutto va detto che subito dopo le elezioni politiche del 4 marzo io dissi che il dato del Movimento non andava banalizzato. Che non era solo un voto di protesta. Il risultato di domenica mi ha dato ragione… Per quanto riguarda il M5S a Venafro io sono ben disposto, auspico un accordo con i 5 Stelle: del resto lo abbiamo dimostrato in questi 5 anni con i fatti che c’è affinità sui temi amministrativi. Ovviamente servirà un confronto ovviamente, sempre partendo dal basso… Ecco questa è un’altra cosa che ci “accomuna”, partire dal basso, senza imposizioni dall’alto…».
Insomma, Alfredo Ricci se da un lato chiude la porta ad un listone unico di centrodestra, dall’altro strizza l’occhio ai grillini. Ma in realtà non sarebbe una novità considerato che già nel 2013 un paio di simpatizzanti entrò in lista con «Venafro cambia Venafro». Staremo a vedere se, come preconizzato da Ricci, anche il 10 giugno 2018 si ripeterà lo stesso schema del 2013, con accordi dal basso, nati sul territorio e non nelle stanze dei partiti.
Riccardo Prete

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