Caro direttore,

oggi ho rischiato ‘di brutto’, come direbbe mio figlio. Mi sono recato a fare una visita alla chiesa di San Leonardo. I numerosi ed alti scalini hanno rallentato la mia salita e, non potendo estendere molto la gamba a causa di una tendinopatia del ginocchio, ho inciampato cadendo. Non ricordavo se avesse accessi agevolati, e infatti mi sono prima guardato intorno per vedere se ve ne fossero: a meno che non abbia bisogno di una visita oculistica, sono rimasto a bocca asciutta.

Qualcuno mi dirà: “Ma cosa ti avventuri a fare con un problema di deambulazione?”. Benissimo, e dove li mettiamo gli handicappati in carrozzella, gli anziani con problemi più seri del mio, le persone con una gamba ingessata? Precludiamo l’accesso a tutti costoro semplicemente perché non si vuole costruire una rampa? Onestamente mi stupisco del fatto che una chiesa – per giunta di un simbolo della città – non sia portata all’accoglienza per via delle sue barriere architettoniche. Così come mi stupisco del silenzio assordante della Soprintendenza ai Beni Culturali, che anziché pensare a recuperare ex palazzi fascisti e bloccare lavori importanti e necessari in alcuni punti della provincia, dovrebbe focalizzarsi sui problemi veri che riguardano i monumenti storici di Campobasso (non ultimo, il ripristino del decoro della chiesa di San Giorgio).

Spesso, entrando nei negozi, in presenza di gradini mi chiedo come possa barcamenarsi un soggetto in carrozzella. Qualche tempo fa ci fu chi fece l’esperimento di fingersi handicappato in carrozzella per rendersi conto di quante barriere ci sono a Campobasso: fece il pieno di ostacoli!

Il ‘sistema città’, come è stato definito, funziona partendo da queste piccole, ma grandi cose. Se c’è un’opera a basso impatto economico, è la costruzione di rampe o scivoli che agevolino la deambulazione a chi ha difficoltà. Ci rifletta, signor sindaco, per rendere Campobasso una città civile.

Grazie,

Mauro D’Ambrosio

15 Commenti

  1. lorenzo scrive:

    a pochi passi, nei pressi di via Ferrari, c’è una chiesa molto grande e con degli affereschi stupendi. viene classificata come “cattedrale”. per chi vuole pregare ( qui si parla di fedeli) può tranquillamente accedere alla cattedrale e raccogliersi in preghiera. non c’è bisogno di andare ad arrampicarsi sulle scale di San Leonardo. se poi parliamo di aspetti artistici e museali, lo stesso problema lo abbiamo per chi volesse accedere al museo Sannitico di via chiarizia. stessa problematica che non riguarda solo le chiese. a me pare che, con tanti problemi che ha il centro storico, andiamo a guardare la scala di san Leonardo per spostare l’attenzione dei problemi che vive il borgo antico. daccordo che le barriere architettoniche devono essere eliminati, ma andare a pretendere una rampa a san Leonardo mi sembra un tantino pretestuoso. non foss’altro per la impossibilità tecnica di poterla realizzare. ripeto, la cattedrale era a due passi per pregare. quindi di cosa parliamo???

    • Silvana Leccese scrive:

      Parliamo di CIVILTA’, signor Lorenzo, una parola ormai scomparsa dal vocabolario dei campobassani, e il tristissimo, inaccettabile episodio che ha interessato il povero custode del Mario Pagano ne è la prova eclatante. Siamo una città da riformare!!!

    • Mauro D'Ambrosio scrive:

      Signor Lorenzo, non è né pretestuoso, né inverosimile: la chiesa è un bene pubblico che, come tale, deve consentire a tutti di accedervi. Come sono state costruite delle mini rampe agevolate sui marciapiedi, non si vede perché non lo si debba fare per un edificio pubblico. Poi, cerchiamo di non spostare sempre il problema, perché spostandolo oggi, spostandolo domani, arriveremo a perderlo di vista e, con esso, tutti quelli ad esso correlati. Continuare a trincerarsi nel concetto: “con tutti i problemi che ci sono” non ci porterà da nessuna parte, mi creda. E poi si sta chiedendo un intervento che non interesserà il Comune, quindi dorma sonni tranquilli!

    • Demetrio Colacci scrive:

      Di cosa parla lei, Lorenzo! Si rende conto delle castronerie che ha detto? Mi auguro di sì.
      Se io deambulo male, ma voglio visitare la chiesa di San Leonardo, chi è lei per impedirmelo?
      E che cosa me ne importa dell’altra chiesa da lei citata?
      Ma la vogliamo finire con questa supponenza nella nostra città, ridotta ad un colabrodo per tante ragioni?

  2. Francesco scrive:

    Ma perché non provvedono le chiese stesse ad eliminarle con tutte offerte, 8x mille e oboli vari che raccolgono dalla gente e non infastidire per ogni cosa il comune!!!!

    • Massimo D'Alessandro scrive:

      Infatti non c’è bisogno di scomodare il Comune, signor Francesco, e vedrà che la diocesi non lo farà nel momento in cui riceve il nulla osta da parte di una sonnecchiante, burocratica e a volte scarsamente competente Soprintendenza ai Beni Culturali: è quello l’ostacolo! L’Italia sta affogando nella burocrazia.

  3. Giuseppe Manicardi scrive:

    Sono tante le chiese di Campobasso -e non solo- che hanno questo problema. Se ci sono vincoli architettonici, la Soprintendenza si svegli dal coma e faccia ciò che deve fare!!

  4. Umberto Vinciguerra scrive:

    Mi sa che una mano sulla coscienza la nostra Soprintendenza ai Beni Culturali se la deve mettere. La finisca di fare orecchie da mercante dinanzi alle richieste dei cittadini, e Don Luigi punti i piedi su questo problema. Una chiesa deve essere, per antonomasia, accessibile a tutti.

    • Livia Chirulli scrive:

      Certamente, come dice Umberto, una chiesa, prima ancora di altri edifici, deve fare dell’accessibilità il suo biglietto da visita. San Leonardo probabilmente è la peggiore sotto questo punto di vista, ma notifico anche i gradini in corrispondenza di molti esercizi commerciali, evidentemente poco preoccupati di questo aspetto e più focalizzati su altro.

  5. Donato Paolucci scrive:

    Direi che il sig. Mauro ha colto nel segno. A volte si fanno delle battaglie contro i mulini a vento e poi si chiudono gli occhi su un problema così grande. Concordo sul fatto che l’impatto economico di rampe e scivoli è esiguo se confrontato al rifacimento di marciapiedi, buche e simili. La chiesa di San Leonardo è una delle più belle in città, eppure così inaccessibile. Quanto più una chiesa è antica, tanto più deve rendersi “moderna” nella creazione di sistemi d’accesso, e le tornerà indietro in termini di frequentazione da parte di fedeli e turisti. Che ci riflettano, la diocesi e la nostra addormentata Soprintendenza.

  6. Arianna Di Biase scrive:

    Anche le chiese di San Bartolomeo e San Giorgio hanno barriere. Belle, ma poco accessibili a chi ha problemi di deambulazione. La diocesi dovrebbe riflettere su questo, e mi auguro che non si veda sbattere la porta in faccia da una Soprintendenza assopita sui temi importanti.

  7. Demetrio Colacci scrive:

    Non avere problemi di deambulazione può far dimenticare che le barriere ci sono, e tante. Spesso mi reco a San Leonardo e, sinceramente, non ho mai fatto caso alla lunga e impervia scalinata. In effetti la lettera del sig. Mauro mi ha indotto a riflettervi, e non posso che concordare sul fatto che, a parte le numerose altre barriere architettoniche disseminate in città, un luogo di culto (per antonomasia luogo dell’accoglienza) non deve avere accessi negati: per nessuno! Concordo inoltre sul fatto che la Soprintendenza dei Beni Culturali spesso si sofferma su aspetti meramente burocratici e di poco conto relativi alla gestione del patrimonio storico-culturale della nostra regione, e omette quello che invece richiederebbe interventi tempestivi e decisi. Spero proprio che questa lettera sia arrivata a loro, al sindaco e alla diocesi. E che non sia una lettera morta.

  8. Mariella Mastronardi scrive:

    Caro Mauro, cos’altro aggiungere? Che ha scoperchiato un vaso enorme, dalle mille sfaccettature, e sul quale in molti hanno volutamente sigillato il coperchio per anni. Non capisco in che misura ci definiamo “moderni” se misuriamo la nostra modernità solo da quanti smart phones o suv abbiamo in famiglia. Pochi giorni fa una trasmissione televisiva di respiro nazionale ha dimostrato quante barriere architettoniche ci sono a Roma o, laddove se ne fosse pensato l’abbattimento, il mancato funzionamento dei supporti volti ad abbatterle. Non siamo un Paese normale!

    • Teresa Marcantonio scrive:

      Già: non siamo un Paese normale. Per questo ed altri aspetti. Ci vuole un’immersione prolungata nel mare della rivoluzione culturale.

      • Mariella Mastronardi scrive:

        Sono d’accordo. Poi si pensa ai volantini selvaggi lasciati sui cofani delle auto. C’è qualcosa che non torna….

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