Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso d’appello e dato ragione alla Regione Molise sul caso Biocom, la centrale a biomasse mai realizzata a Termoli e per la quale nel 2008 erano stati chiesti e ottenuti dal governo Iorio 265mila euro di fondi pubblici proprio dall’attuale governatore, numero uno della società fino al 2011.
Ribaltando la sentenza emessa cinque anni fa dal Tar Molise, che sulla vicenda si era espressa invece a sfavore dell’amministrazione di via Genova, i giudici di Palazzo Spada hanno invece stabilito che i soldi pubblici erogati per la realizzazione dell’impianto mai costruito vanno restituiti.
A darne comunicazione è lo stesso presidente Paolo Frattura che a caldo commenta: «Ho portato avanti, con coerenza rispetto al mio ruolo, l’appello in Consiglio di Stato rispetto ad una sentenza sfavorevole alla Regione Molise emessa dal Tar Molise nel 2012. Esprimo la mia più viva soddisfazione per il risultato che la Regione ha ottenuto, grazie anche alla convinzione con cui abbiamo sostenuto le sue ragioni. La sentenza odierna conferma la linearità e la limpidezza del mio comportamento».
La storia che coinvolge l’imprenditore-governatore Paolo Frattura ha inizio circa dieci anni fa quando la società Biocom chiese ed ottenne un finanziamento nell’ambito del programma pluriennale di interventi per la ripresa produttiva della regione (il famigerato Articolo 15) per la realizzazione di un impianto nell’area industriale di Termoli.
«Il 13 dicembre del 2010 – ricostruiscono i giudici di Palazzo Spada nella sentenza – il direttore generale dell’Autorità di gestione del Por, con propria determinazione, disponeva la revoca totale delle agevolazioni, a causa della “mancata presentazione della richiesta di erogazione a saldo del contributo spettante (…) entro i termini previsti dal bando”. Era avvenuto che – si legge ancora nella sentenza – nonostante la richiesta di permesso di costruire, inoltrata al Comune di Termoli il 9 aprile del 2009 e la nota con la quale la Regione, su richiesta della Biocom, aveva invitato il Comune a concludere il procedimento con l’adozione di un provvedimento espresso, quest’ultimo (il Comune di Termoli, ndr) aveva negato il permesso di costruire».
La Biocom, dunque, si era rivolta al Tar per impugnare l’atto con cui il Comune le aveva negato il permesso, senza tuttavia ottenere il provvedimento cautelare in attesa della sentenza di merito. Provvedimento concesso invece dal Consiglio di Stato il 16 marzo del 2010. Ciononostante – è scritto anche questo nella sentenza di ieri -, «a fronte della perdurante inerzia del Comune di Termoli, la Biocom adiva nuovamente il Consiglio di Stato per l’esecuzione dell’ordinanza cautelare, ottenendola con ordinanza dell’8 giugno 2011». In virtù di quest’ultimi dispositivo, il 28 giugno dello stesso anno, il Comune rilasciava il permesso di costruire in favore della Biocom.
Accadeva, intanto, che l’13 giugno del 2011 (quindi prima che il Comune rilasciasse il permesso) la Regione comunicava la revoca del contributo pronunciata il 13 dicembre del 2016.
Va da sé, dunque, che seppure Palazzo Spada aveva “ordinato” al Comune di rilasciare il permesso di costruire, l’amministrazione adriatica, allora il sindaco era Di Brino, ha provveduto quando la Regione aveva già revocato il finanziamento.
Da qui il contenzioso che ieri Palazzo Spada ha definito dando ragione alla Regione perché in sostanza nessuna responsabilità può essere attribuita alla stessa circa la mancata realizzazione dell’impianto. La Biocom non ha – entro i termini fissati – adempito agli obblighi a cui era sottoposta secondo il disciplinare dell’Articolo 15. E ciò non può essere imputato alla Regione.
«La Biocom ha subito un notevole danno – il commento dell’avvocato Salvatore Di Pardo, legale della società – ma secondo il Consiglio di Stato la Regione non ha responsabilità in tal senso. D’altronde se il Comune di Termoli avesse rilasciato, come avrebbe dovuto, le autorizzazioni nei termini, la Biocom poteva concludere il procedimento e realizzare l’impianto».
Pende infatti in sede civile un altro procedimento in cui la Biocom ha chiesto i danni al Comune di Termoli. Procedimento che dovrebbe tra l’altro essere definito a breve.
Intanto nel 2015, accogliendo la richiesta della Procura di Campobasso, il gip aveva archiviato l’inchiesta penale sulla Biocom e messo fine alla querelle politico-giudiziaria. Il fascicolo era stato aperto sulla base di una pubblica denuncia dell’ex governatore Iorio che aveva rispolverato la vicenda durante l’ultima campagna elettorale.

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