Caro Matteo. La lettera non è quella di Babbo Natale che aspettava il vicepremier. È il presidente del Molise a ‘scrivergli’: sei in un governo dell’ossimoro, della contraddizione in termini, se la strategia è di fagocitare i grillini bene, altrimenti l’elettorato punirà le commistioni.
Al ‘Cantiere Italia’ organizzato a Roma dai sovranisti di Alemanno e Moffa, Donato Toma punta il dito su Matteo Salvini. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la sanità.
Dal palco il governatore racconta della vittoria del centrodestra, «unito il centrodestra vince», in Molise. E di una coalizione compatta, pur con le fibrillazioni fisiologiche della politica. La Lega è sua alleata a Campobasso, i «leghisti che sono con me sono molto fedeli, hanno una buona trazione, governano insieme a me per bene. La mia giunta è a trazione Fi, ho due assessori di Forza Italia e ci sono io che sono presidente. Una giunta stabile. Ma quando mi proietto a livello nazionale (dove la Lega è alleata dei 5s, ndr), devo sperare che le mie problematiche debbano essere affrontate da un ministero leghista perché se sono da affrontare in un ministero affidato ai 5 Stelle ho problemi». Perché «quando saltano gli schemi dell’affinità e dell’appartenenza non sai più a chi appartieni». In particolare, racconta Toma ai sovranisti, tutti sanno della «dialettica complessa» con la ministra della Salute Grillo, «non nominano da sette mesi il commissario della sanità». Toma quindi sintetizza le posizioni: i 5s locali che non vogliono il presidente-commissario, la ministra gli ha inviato il capo di gabinetto per chiedergli di concordare un nome. Lui tiene il punto: caso mai concordiamo il sub commissario, ma il commissario deve essere il presidente. Una delegazione dei 5 Stelle molisani torna alla carica, lui chiede alla sua maggioranza di esprimersi e lo fanno a suo favore pure i leghisti, lo fa la Conferenza delle Regioni (rispetto all’opportunità che il commissario sia il governatore) all’unanimità e il Consiglio regionale. Grillo non fa una piega.
Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso. Venerdì la Commissione Finanze del Senato approva la norma sull’incompatibilità. «E lì c’è pure il voto della Lega, signori. Non c’è solo quello dei 5s. Allora ho capito, adesso ho capito, come funziona il contratto! Non è un’alleanza, è come essere separati in casa: significa che ci siamo divisi il potere, metà a te metà a me, quando decidi tu coi tuoi ministeri io dico sempre sì, quando decido io tu dici sempre sì. Se questa della Lega è strategia elettorale, beh.. ben venga. Ai posteri l’ardua sentenza. A me non convince, io continuerò a governare come vi ho detto in Molise, con un’appartenenza di centrodestra».
Se finora non è stato nominato un tecnico a capo della sanità, si dice nei corridoi della politica, è perché la Lega ha tenuto il fronte. Senza la condivisione di Toma, avrebbe detto ai 5 Stelle Salvini, questa cosa non si fa. Se è vero, ora siamo oltre. Perché il Carroccio sta contribuendo a esautorare Toma per via legislativa. E questa cosa al presidente non va giù. Anche perché quando Salvini gli ha chiesto di nominare assessore Mazzuto, Toma lo ha fatto riconoscendo al leader nazionale il primato nell’indicazione e sapendo che le due consigliere elette non ci sarebbero rimaste benissimo.
È la prima volta che Toma attacca decisamente il leader del Carroccio. Contattato da Primo Piano spiega che non prevede ripercussioni sulla giunta: «Non apro una crisi per la posizione nazionale della Lega, ma la metto di fronte alle sue responsabilità. Mazzuto, inoltre, sta sudando le classiche sette camicie per far venire Salvini sulle mie posizioni. Certo, al vicepremier presenterò il conto». Per ora non ci saranno conseguenze, la maggioranza è coesa, se però gli equilibri un giorno dovessero cambiare, chiude sul punto Toma, «agirò di conseguenza».
Tornando ai sovranisti, lo hanno sostenuto il 22 aprile e non hanno portato in Consiglio rappresentanti «per una manciata di voti» ma lo affiancano per esempio nella liquidazione delle Comunità montane (Carlo Perrella e Giovancarmine Mancini sono commissari).
Accanto ad Alemanno che lo ha invitato, come partecipa alle iniziative degli altri alleati, Toma ribadisce che l’appartenenza premia, così è stato alle provinciali da cui è uscita una maggioranza di centrodestra. Il presidente Battista è di centrosinistra ma Toma a Roma annuncia l’obiettivo di espugnare Palazzo Magno vincendo a Campobasso e in altri comuni a primavera. «Penso che avremo ottimi risultati perché arrivano ottimi segnali dal territorio e non può che essere così se governi bene, a me non piacciono le commistioni. Io spero che Lega abbia la strategia politica di fagocitare il Movimento 5 Stelle. Se è così attendiamo e resistiamo, se non è così non vorrei che il popolo ci punisca per un atteggiamento non chiaro».
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Un Commento

  1. Gianpaolo Mazzuccato scrive:

    Un conto è reclamare una figura, quella del commissario, di cui il Molise ha bisogno come il pane, altra cosa è trincerarsi dietro un tale reclamo per arrogarsi il diritto a rivestire un tale incarico. Suvvia, non abbiamo l’anello al naso.

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