La prima seduta della legislatura iniziata con un’ora di ritardo – e non alle 10 spaccate – per via della riunione di maggioranza convocata per concordare gli emendamenti alla legge di Stabilità è stata anche quella in cui alle 18.30 il Consiglio regionale aveva già approvato il bilancio di previsione del Consiglio e quello della Regione oltre al Documento di economia e finanza.
Una manovra che sancisce un nuovo percorso, ha rivendicato il governatore Francesco Roberti. Un percorso «virtuoso» e di «chiarezza nei conti». Il bilancio è povero, sacrifici e pochissime risorse “libere”, perché la priorità «è risanarlo», per dirla con l’assessore Gianluca Cefaratti. Quindi proseguire nel piano di rientro che prevede di ridurre il disavanzo di 31 milioni l’anno fino al 2033.
Per creare sviluppo, ha rimarcato più volte il presidente in Aula e con la stampa, «abbiamo a disposizione oltre 400 milioni di fondi Fsc e le risorse europee. Un miliardo da mettere a terra in questa regione. E se riusciremo a farlo credo che ci sarà di che essere soddisfatti anche se per qualche anno non potremo finanziare questa o quella legge col bilancio regionale».
Roberti ha poi respinto al mittente la corresponsabilità che le minoranze addebitano alla sua giunta nel “disastro” certificato da ultimo dalle due sentenze della Corte costituzionale che ha annullato i consuntivi 2020 e 2021. Il deficit è maturato con altre amministrazioni, quella di Toma certo ma il governatore addebita responsabilità anche a quella di centrosinistra guidata da Frattura. I residui, ha ripetuto un convincimento già espressi, andavano cancellati prima e la copertura spalmata in un periodo temporale medio-lungo. «Invece forse si è preferito lasciare il problema a chi sarebbe venuto dopo». Quanto ai rendiconti bocciati, «vanno riapprovati. La Corte dei conti ha scritto: sentito il presidente della Regione che si dichiara disponibile a riapprovare i rendiconti 2020 e 2021, attenderemo il 22 maggio che ciò avvenga. Ma la strada è tracciata», ha ribadito il governatore chiudendo la discussione sul Defr (approvato a maggioranza come tutti gli altri provvedimenti della sessione di ieri).
Le troppe partecipate, i bond e gli swap (fondamentalmente come uscire dal tunnel dei contratti derivati), l’assenza dell’impegno formale a non contrarre altro debito e quella di ogni tipo di investimento sono stati gli argomenti clou degli interventi degli esponenti di opposizione: Gravina, Greco e Primiani per i 5s, Salvatore per il Pd e Romano di Costruire democrazia. Pesante l’accusa di Primiani: «Se la Regione fosse un’azienda oggi sarebbe in bancarotta». Di compressione dei diritti delle minoranze ha parlato il capogruppo pentastellato Greco: «Se portate il bilancio in Aula a due giorni dalla scadenza del 30 aprile non possiamo esercitare il nostro ruolo. Siamo qui solo per ratificare un documento che non può essere modificato». Poi ha strappato un sorriso all’Aula: «Assessore Cefaratti, mi permetta, vedere i suoi faldoni crescere (erano poggiati su un carrellino accanto allo scranno del titolare del Bilancio, ndr) in proporzione ai debiti della Regione mi ricorda le scene fantozziane…».
30 aprile scadenza inderogabile quest’anno non solo perché altrimenti si sarebbe andati, seppure per qualche giorno, in gestione provvisoria. Ma anche perché la Corte dei conti ha notificato ai capigruppo della passata legislatura la sanzione perché nel 2023 il previsionale non è stato approvato entro i termini (ma a dicembre scorso). Sanzione consiste nel pagamento del valore dei contratti stipulati con i dipendenti dei gruppi nonostante il blocco delle assunzioni (che scatta appunto se si approva il bilancio dopo i termini di legge). «Dove non è arrivato Toma, dove non siete arrivati voi – ha detto caustico il 5s Primiani – è arrivata la Corte dei conti».
Ai magistrati di via Garibaldi, ha assicurato però Cefaratti, «non vogliamo contrapporci in alcun modo, i formalismi dobbiamo metterli a posto. È un bilancio difficile ma risanarlo è il primo obiettivo», ha confermato Cefaratti descrivendo la pesante eredità trovata sul suo tavolo.
Poco dopo le 18 – con 13 sì e 5 no – il bilancio di previsione è stato approvato. Quattro giorni prima del fatidico 30 aprile.
Poi l’Aula è passata ad esaminare l’atto della manovra, la legge di Stabilità. Il presidente della I Commissione Roberto Di Pardo ha illustrato il ddl prima di una lunga sospensione per allestire il “maxiemendamento” di maggioranza.
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