Chi ne conosce la duttilità dice che Roberto Fagnano non troverebbe ostacoli nel restare alla guida dell’azienda sanitaria di Teramo.
Il giorno dopo che il neo governatore dell’Abruzzo Marsilio aveva chiesto ai direttori delle Asl (nominati dall’ex presidente di centrosinistra D’Alfonso) di fare un passo indietro, un incontro casuale (immortalato nella foto de Il Centro a corredo di questo articolo) fra il manager molisano e il presidente. Casuale e mediaticamente evocativo.
A chi gli ha chiesto qualche mese fa – incontrandolo durante le vacanze di Natale – se volesse tornare in patria, ha risposto di stare bene dove sta. Tanti progetti avviati, una situazione di contesto più esaltante di quella gestita dalla Asrem. A febbraio, prima del voto, la giunta retta da Lolli gli ha certificato il raggiungimento degli obiettivi. Eppure da qualche giorno la voce è insistente: Fagnano non sarebbe affatto disinteressato al rinnovo del vertice di via Petrella.
Di lui ha molta stima l’ex governatore di centrodestra Michele Iorio, che lo volle alla guida della dg Salute anni fa (e lo voleva anche candidato governatore un anno fa). Frattura fece un’altra scelta. E Fagnano fu chiamato da D’Alfonso. Ragionando, da cronisti, Iorio potrebbe spendere una buona parola con Marsilio, semmai servisse, poiché insieme a Fitto ha aderito al movimento fondato insieme a Fratelli d’Italia. Ma potrebbe anche puntare a riportare in Molise, ora che il centrodestra è tornato al governo, un dirigente di cui ha stima. Raggiunto da Primo Piano, Iorio conferma la «stima indiscussa» per Fagnano ma di questa storia, dichiara, «non so nulla».
Tra gli sponsor di Fagnano ci sarebbe anche qualche 5 Stelle. Se fosse vero, sarebbe una novità. Perché i pentastellati, pur non rendendolo troppo pubblico, della conferma di Gennaro Sosto erano apparsi fin qui soddisfatti. Per la maggior parte, la delegazione in Regione e la deputazione parlamentare hanno mostrato nella forma o nei fatti stima per l’ingegnere nominato nel 2016 dalla giunta Frattura (col suo arrivo d’altro canto sono coincise le procedure di stabilizzazione e assunzione del personale). Con un’eccezione semplice da individuare: il senatore Di Marzio, superato da Vitale nel concorso da direttore sanitario unico degli ospedali e avversario tenace del piano operativo attuato dal dg dell’Asrem.
Da mesi la conferma del direttore è opinione comune fra bene informati. Chi ne conosce la capacità di relazionarsi con vertici politici di colore diverso – accade a chi fa il manager della sanità – sostiene che, come Fagnano, Sosto non incontrerebbe chissà quali difficoltà a rimanere dov’è. Il presidente Toma lo ha fatto capire subito e poi ribadito spesso: del dg dell’Asrem si fida, lo ritiene capace ed efficace. Non sembra affatto disposto a cambiare. Con buona pace di chi, anche nella sua maggioranza, gli rimprovera di aver lasciato in pochi chiave manager scelti dal suo predecessore.
C’è un mese di tempo, più o meno, per decidere. E sul finale, la partita per l’Asrem si è infiammata. Oltre al dg, saranno rinominati i direttori sanitario e amministrativo. Lucchetti va in pensione. Forciniti ha dato la sua disponibilità a continuare. Ma nelle ultime ore circola un’altra ipotesi: che al suo posto vada l’attuale dg Salute Mina Gallo. Solo il dg viene nominato dal presidente. È chiaro che quella scelta, però, sarà dirimente.
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