Da oggi le famiglie molisane non pagano più il superticket di 10 euro sulle ricette di prestazioni ambulatoriali specialistiche per i bimbi e i ragazzi da zero a 16 anni.
L’abolizione in via sperimentale fino al 31 dicembre prossimo, ma con l’obiettivo di estenderla poi oltre, è stata decisa con decreto del commissario della sanità Angelo Giustini.
I fondi per eliminare il superticket, seppure solo per una fascia di popolazione, sono quelli del fondo istituito dalla finanziaria nazionale 2018: 60 milioni all’anno ripartiti fra le Regioni. Al Molise, in sede di prima applicazione, sono stati assegnati circa 280mila euro. Una cifra non risolutiva ma che all’origine era inferiore ed è poi cresciuta per l’azione sinergica della struttura della direzione Salute della Regione e dell’ex coordinatore nazionale di Cittadinanzattiva Tonino Aceti.
Avuto il riparto, la struttura di via Genova ha individuato categorie vulnerabili – sia nel senso economico sia nel senso sanitario – a cui facilitare l’accesso ai servizi e alle prestazioni sanitarie. Il target scelto è questo: i più piccoli (popolazione da zero a 16 anni), che potrebbero se non adeguatamente curati sviluppare patologie odontoiatriche, le cui famiglie abbiano un reddito inferiore o pari a 30mila euro all’anno.
Un primo passo. Non indifferente se si fa mente locale sul costo di visite ed esami in Molise, regione in cui la sanità è commissariata. Dal 2009 i cittadini pagano 4 euro in più rispetto all’attuale ticket massimo di 36,15 euro per la specialistica ambulatoria, 15 euro in più per risonanza e Tac e 5 euro in più per fisiokinesiterapia. E poi il superticket da 10 euro in aggiunta a queste quote.
Per ora si parte con sei mesi di esenzione. Estensibili se arriveranno altre risorse. L’andamento della spesa sarà monitorato trimestralmente dall’Asrem per verificare l’effettivo raggiungimento del valore finanziato.
Novità arrivano anche da via Petrella. L’azienda sanitaria, infatti, scommette sempre più sulla telemedicina, facendo di necessità virtù anche rispetto alla carenza di camici bianchi nelle corsie degli ospedali. La direzione generale ha avviato un’indagine di mercato per capire se esistono dispositivi analoghi a quello sperimentato per un mese al Pronto soccorso di Campobasso e che in sostanza permette di trattare a distanza alcune patologie tempo dipendenti. L’obiettivo è acquistarlo. Fra le altre cose, permette di effettuare a distanza la trombolisi.

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