All’ordine del giorno c’è un’interpellanza a firma sua e della capogruppo dem. Vittorino Facciolla e Micaela Fanelli chiedono informazioni sullo stato dell’arte nella sanità molisana. Le chiedono a Toma, che è il presidente della Regione, ma è evidente che il confronto corretto sotto il profilo istituzionale e dell’efficacia è con i commissari.
Invitati per tre volte in Consiglio, per tre volte hanno dato buca. Hanno dato buca al massimo organismo rappresentativo del Molise, sbotta in Aula il segretario regionale del Pd quando viene messo al corrente del fatto che invece all’Assise di Palazzo San Giorgio il generale Angelo Giustini ha presenziato ed è intervenuto durante i lavori della riunione monotematica sulla sanità.
Facciolla quindi chiede a Micone di intervenire, scrivere una dura reprimenda. «L’accompagnamento coatto non lo possiamo disporre…», ironizza per sdrammatizzare il numero uno di Palazzo D’Aimmo. Forse anche attingendo al linguaggio che unisce la sua professione – poliziotto – e quella di Facciolla, che è avvocato.
D’accordo, l’accompagnamento coatto è impossibile. Di un generale della Finanza, poi, sarebbe blasfemo. Ma Facciolla ne chiede apertamente le dimissioni: perché snobba il Consiglio regionale ma informa le Assisi civiche di Campobasso e Termoli. E perché lui e la sub «non hanno prodotto quasi nulla».
«Per ben tre volte non ha accolto l’invito del Consiglio regionale, che è la più alta assise istituzionale della nostra regione, e decide di presenziare ai lavori del Consiglio comunale di Campobasso e Termoli. Istituzioni altrettanto nobili, ma mi fa specie. Il comportamento di Giustini non è per nulla apprezzabile, lo stigmatizzo per l’ennesima volta. Se non ritiene che il Consiglio regionale non debba essere messo al corrente di ciò che accade è una sua legittima valutazione. Però se invece decide di informare il Consiglio comunale di Campobasso e Termoli farebbe bene a dimettersi perché, che a lui piaccia o meno, questa istituzione rappresenta tutti i cittadini molisani». Il segretario dem quindi trae una conclusione che dà ragione ai suoi dubbi sul commissariamento in generale: «Vedere questa distanza siderale fra i molisani rappresentati in consiglio e il commissario mi fa concludere che fossi nel giusto». Nel merito, aggiunge, «Non mi sembra che stiano (i commissari, ndr) producendo alcunché. Abbiamo un piano scaduto, quello di Frattura a valenza 2015-2018, che è in proroga. I commissari avrebbero dovuto approvare il nuovo piano, 2019-2021, del quale oggi non si conosce neppure la bozza. Mi riferiscono che Giustini ha detto in Consiglio comunale a Campobasso che ci vuole ancora tempo. Bene, lo avviso che siamo alla fine del 2019.
Se è venuto qui per svernare, lui insieme ad Agenas, ritengo che non sia per nulla giusto e noi non possiamo restare silenti di fronte a una tale disattenzione per i molisani».
Durissimo, peraltro solo lui. In silenzio i 5 Stelle, più morbido perfino il centrodestra. Le dichiarazioni del governatore Toma (articolo in pagina), partono comunque dal ‘bicchiere mezzo pieno’, vale a dire l’apertura di Giustini alla condivisione insieme al Consiglio regionale. «Credo di essere stato l’unico consigliere regionale a non essere andato a trovare Giustini nelle chiuse stanze in cui ha deciso di dimorare in Regione – spiega la ‘violenza’ del suo attacco Facciolla – e questo mi rende francamente anche più libero di esercitare la mia vis polemica rispetto a ciò che non accade, ovvero l’approvazione del nuovo piano operativo».
r.i.

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