Con lo slogan “Salute, Diritti, Lavoro, Sviluppo. L’Italia che vogliamo”, si è aperta ieri a Salerno la manifestazione nazionale che Cgil, Cisl, Uil hanno organizzato in occasione del quarantesimo anniversario della Riforma Sanitaria, approvata con la legge n. 833/1978. Una delle più grandi conquiste sociali del nostro Paese, ottenute anche grazie all’impegno sindacale di quegli anni.
Alla presenza dei tre segretari generali confederali, l’assemblea ha posto l’accento su quelle che sono le priorità di un sistema da trasformare e rendere attuale rispetto alle esigenze di un Paese che presenta differenti necessità e peculiarità. Secondo i sindacati, i tagli della sanità hanno compromesso le condizioni di accesso ai servizi, soprattutto fra le categorie più deboli e nelle regioni più in difficoltà, aggravando le già importanti diseguaglianze sociali e territoriali esistenti nel Paese e ingenerando differenze fra poveri e ricchi di salute. Nel nostro Paese, difatti, persistono grandi disuguaglianze anche tra le regioni nella garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea): troppe persone rinunciano alle cure per ragioni economiche o per inefficienza del sistema e sono spesso costrette a cercare risposte lontano dal proprio territorio in cui serve un nuovo “Patto per la salute” che veda coinvolti le istituzioni, le parti sociali e i cittadini.
Per garantire l’esigibilità della tutela della salute, bisogna eliminare le inefficienze, ridurre i tempi di attesa, eliminare il super ticket, equilibrare Ospedali e Servizi socio sanitari per affrontare la crescente domanda di cure e di assistenza verso le cronicità (Non Autosufficienza, Salute Mentale, Dipendenze, Salute Materno-infantile), definire i Livelli Essenziali dell’assistenza Sociale (Leps) anche come passo indispensabile per l’attuazione dei nuovi Lea sanitari.
A Salerno a guidare la delegazione dei dirigenti molisani della Uil Fpl c’era la segretaria Tecla Boccardo che mette il dito nella piaga: «Se a livello nazionale si discute su come migliorare un sistema in difficoltà, in Molise abbiamo a che fare con un comparto in emergenza. Mentre assistiamo alla diatriba sulla nomina del commissario, ancora non sentiamo parlare di una strategia complessiva o di una proposta di riorganizzazione regionale che possa garantire un sistema di qualità per tutti, i cittadini e i territori. Qui tutto resta fermo, si continua a ragionare in termini di pareggio di bilanci e tagli ai servizi, ai quali si aggiungono i vincoli del piano di rientro dal deficit, pur se la spesa nazionale è di gran lunga al di sotto della soglia minima di spesa prefissata dall’Oms».
La sfida è una riorganizzazione che punti ad un sistema integrato socio sanitario perché le inefficienze sono sotto gli occhi di tutti: basti pensare alle lunghe liste d’attesa o, ancora peggio, all’elevata e costosa mobilità passiva che penalizza economicamente il sistema sanitario regionale.
«Senza dimenticare – annota la Boccardo – la riduzione della forza lavoro che vede in Molise un dato preoccupante: mentre la norma prevede un infermiere ogni 6 pazienti, in regione constatiamo che il rapporto è oltre il doppio a danno dei malati. Urge, pertanto, prosegue la sindacalista, un confronto serio sul fabbisogno del personale, un piano straordinario di investimenti per nuove assunzioni e l’accelerazione delle procedure di stabilizzazione dei precari, tenuta inspiegabilmente ferma e con un evidente sovraccarico di lavoro per i pochi dipendenti in attività».
La proposta-soluzione per rispondere ai nuovi e crescenti bisogni dei cittadini è «una rete dei servizi sanitari e sociali integrati in cui il sistema pubblico si integri con quello accreditato e con la medicina sul territorio.
Il sindacato – conclude la leader della Uil – continuerà a incalzare la politica e quanti sono coinvolti in questi processi, rivendicando un coinvolgimento reale nella discussione su questi temi, da troppo tempo relegati a materia ragionieristica, senza più una minima valutazione umana e di attenzione verso i bisogni reali dell’utenza».

Il braccio di ferro tra 5 Stelle e presidente forse a una svolta

C’è attesa per il prossimo consiglio dei ministri. Potrebbe essere la seduta utile per la nomina del commissario regionale alla Sanità. A dare una scossa al governo gialloverde forse la lettera che Toma ha inviato al Capo dello Stato in cui diffida l’esecutivo pentastellato a sbloccare una situazione di stallo che ormai si protrae da cinque mesi con preoccupanti ricadute sul sistema sanitario.
Finora la guerra tra i 5 Stelle, che spingono per un tecnico, e il presidente della Regione che invece reclama l’incarico per sé ha generato una fase di stallo.
Ma dopo l’appello a Mattarella e la visita della mistra Lezzi, i 5s potrebbero fare un passo indietro dando il via libera al governatore. L’obiettivo del movimento di Grillo e Casaleggio è normare l’incompatibilità tra la carica di presidente della Regione e quella di commissario: a fine anno sarà possibile farlo con la legge di stabilità. Servirà però il lascia passare della Lega che però governa in regioni virtuose.
Con l’approvazione della finanziaria i 5 stelle potrebbero mettere a segno il colpaccio: non solo piazzare un tecnico in Molise ma disarcionare sia De Luca che Zingaretti.

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