Nel 2021 il prodotto interno lordo in Molise è cresciuto del 5,9%, come nel resto del Sud ma meno della media nazionale. Le esportazioni hanno continuato ad aumentare, con un contributo rilevante dei mezzi di trasporto e dei prodotti chimici, mentre l’agroalimentare ha tenuto.
Secondo le stime di Confcommercio la spesa interna fa segnare un +4,9%. Molto bene, poi, le costruzioni (+20,9% in termini di valore aggiunto) trainate dall’utilizzo dei bonus e dall’incremento dei mutui che ha interessato soprattutto i giovani. Così anche il turismo che ha visto l’anno scorso il 33% delle presenze in più rispetto al 2020 e il 12% in più del 2019.
Non ancora come prima del Covid, quindi, ma gli indicatori elaborati dalla Banca d’Italia nel suo rapporto segnalano un netto miglioramento dell’economia regionale. Un brusco stop però si è registrato già nell’ultimo trimestre del 2021 con l’aumento del costo di energia e materie prime e poi nel primo segmento del 2022 con l’esplosione della guerra in Ucraina. «Ci sono molti fattori di incertezza che pesano sulle prospettive, sicuramente un clima di maggiore tranquillità internazionale – ha sottolineato il direttore della filiale di Campobasso Marcello Malamisura – inciderebbe sulla fiducia, che a sua volta influisce sugli investimenti delle imprese e sulla propensione delle famiglie ai consumi».
Nell’analisi di Marco Manile e Luciana Meoli, che insieme al direttore Malamisura hanno illustrato i dati principali del rapporto, anche il drammatico calo demografico che ha inciso sul mercato del lavoro: si riduce il numero degli occupati (-3,6%) seppure meno che nel 2020 (-4,2%), perché in Molise è scesa molto la popolazione dai 15 ai 64 anni. Anche il tasso di occupazione è in calo, in questo caso a pesare è la diminuzione degli autonomi. Bankitalia ha poi esaminato il divario nella partecipazione al lavoro: 22 punti fra l’uomo e la donna. Insieme al resto d’Italia, la regione è molto lontana dalla media Ue.
La quota di nuclei familiari che beneficia di sostegni al reddito è rimasta la stessa del 2020: 5,5%. Mentre le imprese in utile sono il 76%, il 15% in più rispetto all’anno precedente. Il 62% delle aziende locali ha fatto ricorso alle misure Covid.
Il reddito disponibile delle famiglie ha ripreso a crescere ma con minore intensità rispetto alla media italiana. Il recupero, ancora parziale, dei consumi ha beneficiato del sensibile miglioramento della fiducia nel corso del 2021 ed è stato in parte finanziato dalla ripresa del credito; tuttavia, nel nuovo contesto condizionato dagli effetti dei rincari energetici e dalle conseguenze economiche del conflitto ucraino, il clima di fiducia ha mostrato un marcato peggioramento, con significativi rischi di un rallentamento dei consumi per l’anno in corso. Gli acquisti di immobili residenziali sono cresciuti sensibilmente, sospinti anche dalle condizioni di offerta ancora favorevoli dei mutui ipotecari.
La spesa corrente delle amministrazioni locali è diminuita, dopo il sensibile incremento del 2020. Il calo ha interessato soprattutto quella destinata all’acquisto di beni e servizi mentre è proseguita la crescita dei trasferimenti a famiglie e imprese, il cui andamento è stato ancora condizionato dagli effetti della crisi pandemica. La spesa in conto capitale, in flessione nel 2020, è lievemente cresciuta; nei prossimi anni sarà sostenuta, oltre che dai fondi strutturali, anche dalle risorse individuate dal Pnrr.
Dopo l’incontro con la stampa, ieri pomeriggio il convegno di approfondimento all’Unimol. Ai lavori la vice direttrice di Bankitalia Alessandra Perrazzelli.

r.i.

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