Non solo Poste italiane. Anche la Banca d’Italia si appresta a ridimensionare la sua presenza sul territorio. I sindacati scendono in campo contro la “incomprensibile volontà della Banca d’Italia di procedere al depotenziamento della rete delle filiali” e annunciano un percorso di mobilitazione dei lavoratori su tutto il territorio nazionale.

Nel 2008 furono chiuse 38 filiali provinciali e si puntò su un sistema regionale. Con quel riordino, assicuravano i vertici dell’istituto, l’impianto sarebbe stato al sicuro da altri attacchi da spending review e dai rilievi della Bce. Nel Molise chiuse Isernia, è rimasta Campobasso. Sede regionale che dunque oggi non è direttamente oggetto dei tagli. Ma, a distanza di pochi anni – ragionano i sindacati -, si va di nuovo a toccare le ‘provinciali’. Nel Lazio è previsto che resti solo Roma, in Toscana unica superstite Firenze. Nelle regioni limitrofe, come la Campania, il destino soppressione aspetta Avellino. Sono altri 22 gli uffici che si avviano a cedere il passo. Segno che l’impianto della Banca d’Italia non è poi così al sicuro. Il timore è che presto si possa mettere in discussione anche il principio della presenza dell’istituto in ogni regione. Perciò la guardia è già alta negli uffici di Corso Mazzini a Campobasso. L’istituto è riferimento per i cittadini, che ad esempio vi ricorrono per informazioni sulla centrale rischi (necessarie anche se si ha solo bisogno di un finanziamento per comprare un frigorifero) e per le forze dell’ordine, che vi trovano un partner autorevole nelle indagini più complicate, quelle finanziarie e sui flussi di denaro. In una terra orograficamente impegnativa, la sua assenza si sentirebbe in maniera determinante. L’alternativa del web non convince, vista la popolazione anziana e i problemi di connettività che ancora riguardano il Molise (e non solo).

La mobilitazione, dunque, riguarda anche il Molise, regione sempre più alle prese con riorganizzazioni basate sul criterio demografico.

La settimana scorsa, l’incontro fra sindacati e Bankitalia ha sancito di fatto la rottura della trattativa. “Il vertice della Banca d’Italia ha deciso di smantellare la rete territoriale, determinando un irreparabile danno per il Paese, per l’istituzione e per le lavoratrici e i lavoratori” affermano Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca Uil e Falbi Confsal. Le parti sono sempre più distanti. Le sigle sindacali lamentano che il vertice non vuole confrontarsi sulle loro proposte e assicurano che “non consentiranno che i soliti tecnocrati determinino l’arretramento di una istituzione da sempre autonoma e di garanzia per tutti i cittadini”. Riconoscono la necessità di adeguarsi ad un contesto radicalmente mutato, però i sindacati ritengono che questo dato debba e possa coniugarsi con “il fondamentale ruolo dell’istituto come erogatore di servizi al cittadino”. Ciò può avvenire – concludono – esclusivamente a condizione che sia preservata una presenza radicata e diffusa sul territorio.

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