In Molise, come nelle regioni a grande vocazione e produzione olivicola, le vendite di olio extravergine di oliva nella grande distribuzione organizzata sono modeste rispetto al consumo finale.

Lo ha evidenziato il Co.pr.o.m. (il Consorzio di Produttori Olivicoli del Molise) sulla base dei dati pubblicati durante il corso  di aggiornamento professionale, organizzato da Unaprol d’intesa con l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, per gli iscritti all’Ordine.

“Il fenomeno – chiarisce il Consorzio di Produttori Olivicoli del Molise promosso da Coldiretti Molise – per i molisani e per coloro che hanno la fortuna di vivere in realtà con ampia diffusione di olivi di pregio, si giustifica con la propensione ad acquistare l’extravergine di oliva direttamente presso il produttore, senza intermediari. Del resto, l’olio extravergine italiano è molto apprezzato anche all’estero dove detiene quote di mercato importanti”.

“Il Molise vanta ben diciotto apprezzatissime varietà autoctone e – spiegano dal consorzio –  dopo un anno difficile per tutta l’olivicoltura italiana, ma anche per gli altri produttori storici come Spagna, Grecia, Tunisia e Turchia, deve saper ulteriormente valorizzare la propria produzione olearia. La trasparenza sull’olio importato in Italia è uno dei punti nodali della valorizzazione dell’extravergine di qualità”.

Peraltro, denunciano dal Coprom, “l’olio extravergine di oliva fa parte di quei prodotti per i quali è ammessa l’importazione all’interno dell’Unione Europea, attraverso la partica del ‘perfezionamento attivo’, che è quel particolare regime disciplinato dal Codice doganale dell’Unione Europea che permette ad alcuni prodotti di essere importati in Italia, subire una qualche trasformazione e successivamente essere esportato. Nella fase dell’esportazione, però, interviene una diversa disposizione del Codice doganale, che individua l’origine dei prodotti in base al luogo in cui è stata realizzata l’ultima trasformazione sostanziale. È evidente, allora, come l’olio di oliva importato e sottoposto a ‘perfezionamento attivo’, possa essere esportato con un’etichetta che evidenzia la provenienza italiana di quell’olio, con gravi rischi di inganno per il consumatore. Già la recente legge ‘salva-olio’, fortemente voluta da Coldiretti, aveva posto particolare attenzione al ‘perfezionamento attivo’, richiedendo sull’importazione ed esportazione maggiore severità da parte del Ministero delle Politiche Agricole, affinché l’olio extravergine di oliva made in Italy venisse meglio tutelato, così come devono essere tutelati tutti gli imprenditori che si impegnano, anche in tempo di crisi, a garantire l’autenticità dell’olio extravergine, delle olive e del loro lavoro”.

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