La Flc Cgil Molise (il settore della conoscenza del sindacato confederale della Cgil) interviene – nella giornata dell’8 marzo – per ricordare come il mondo della conoscenza si regga su spalle femminili.

“Sono il 78,5% le donne insegnanti in Italia (quasi il 100% nell’infanzia fino al 59% nelle superiori), poco più del 61% le lavoratrici Ata. Le docenti universitarie e le ricercatrici sono il 35% del totale. Da molto tempo non funziona più il potere di attrazione del lavoro intellettuale nella scuola per i modelli maschili, perché da troppo tempo tutta la filiera dell’istruzione è attraversata da scarso riconoscimento sociale. L’investimento nello studio e nella professione non richiama parametri economici soddisfacenti – si legge in una nota – né prospettive di crescita verso esperienze di carriera o progressivi guadagni: i contesti educativi e formativi non vanno nella direzione della produttività, non si aprono a trend positivi, non sono misurabili con punti/percentuale per incremento di gettito. Verticismo, aziendalismo, competizione, subalternità, opportunismo, rischiano di dettare il nuovo corso della scuola dietro le parole ‘premialità e meritocrazia’ che il coro dei gaudenti saluta come unica vera cura per la malattia cronica del sistema pubblico. Tutto il percorso della Legge 107 è stato fatto a tavolino, senza ascolto e senza considerazione di chi, nel settore, regge le fila con determinazione e volontà: un esempio di cecità culturale perfettamente inserita nella proiezione di avere lavoratori selezionabili, docili e con meno diritti. Le donne sono tante, ma esposte: alle richieste di maggior impegno, disponibilità e orari straordinari spesso ricorrono al part-time con conseguenze gravose sul loro quadro contributivo”.

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