Se ne va in punta di piedi un altro dei figli migliori di questo lembo di terra: Fred Bongusto. Dal punto di vista artistico-musicale è stata, senza ombra di alcun dubbio, la più fulgida espressione che la nostra regione ha partorito. Campobassano verace, di provenienza familiare umile, ha avviato i suoi preliminari passi all’ombra del Castello Monforte, in via Marconi, in pieno centro storico, prima di andare a cercare fortuna, inizialmente a Roma e successivamente al Nord, nel territorio avvolto dalla nebbia, in aree metropolitane ove le occasioni per mettere in mostra il proprio talento sono certamente più numerose e concrete.
Il boom economico che esplode principalmente al Nord della nostra Italia, immediatamente dopo gli anni Sessanta, funge da notevole richiamo per chi volesse rincorrere una posizione sociale più agiata, in ogni campo.
Alfredo, all’anagrafe, coglie al volo l’opportunità e lasciandosi alle spalle affetti e “miseria”, si trasferisce giovanissimo per assecondare la sua passione per l’arte, per il canto, e rincorrere il suo sogno di diventare qualcuno in questo campo così ostico, ove è arduo sfondare se non hai qualità di rilievo.
Nato nel 1935, non ha avuto una infanzia facile il “nostro”. Insieme alla famiglia, con la guerra in corso, si sposta in Puglia, dove il papà Giuseppe, ufficiale di Marina, entusiasta della musica, era stato mandato. Dopo poco Giuseppe parte per la Grecia, con un contingente italiano. Morirà sul fronte nel 1942. I resti della famiglia rientrano nel capoluogo molisano e Alfredo abbraccia gli studi. Gli viene regalata da uno zio una chitarra negli anni del liceo e palesa da subito la sua inclinazione musicale allorquando sui versi del suo compagno Gaetano Scardocchia, altro molisano che darà lustro al Molise in campo giornalistico, confeziona un brano che è un inno alla scuola.
Fa parte anche della compagine locale di calcio oltre che di una piccola formazione musicale che si esibisce nei comuni molisani. Il suo obiettivo, però, è quello di sfondare, arrivare in alto.
Emigra per una prima volta al Nord ove spera di conquistare qualcosa di buono con la sua piccola creazione, ma rimane deluso e rientra a Campobasso. Riparte alla volta di Roma ove rivela le sue qualità dopo aver conosciuto Gorni Kramer. E da qui inizia la sua scalata nel mondo artistico che conta.
Oltre alle brillanti doti canore, Fred ha dovuto mettere in campo una forte dose di tenacia, indispensabile per raggiungere traguardi significativi, specie fuori le mura del proprio territorio e in particolare in regioni come quelle che sono al di sopra di Roma, ricche di potenziali concorrenti.
L’ha spuntata, con pieno merito. In men che non si dica si è posto subito all’attenzione generale, chiaramente con non pochi sacrifici, con quella sua gradevolissima voce melodiosa che ha incantato un po’ tutti. Le sue canzoni, autentici capolavori, armoniosi e soavi, hanno dato origine a inquantificabili fidanzamenti in ogni angolo del pianeta. In tanti hanno trovato l’amore con i suoi motivi. Ha rappresentato un’epoca musicale di un elegante spessore artistico. In un derby canoro con Tony Dallara, altro prodotto campobassano del periodo, si può dire che non c’è mai stata partita, con il buon Tony rassegnato al ruolo di secondo, alle spalle di Bongusto, che ha sviluppato una straordinaria carriera, fino a quasi gli ultimi giorni della sua esistenza, fiaccata in chiusura dalla malattia.
Le sue prime esplosioni si registrano con “Doce doce” nel 1961 e con “Frida” nel 1962. Poi arrivano una serie di successi che culminano nella stupenda canzone “Una rotonda sul mare” nel 1963. Fred Bongusto, quindi, conquista il mondo con la sua musica che non è di circostanza, passeggera, ma classica: piace, cioè, a tutti, indistintamente. La sua vena lo porta a scrivere anche parecchie colonne sonore per film di copertina come, tanto per citarne due, “Matrimonio all’italiana” e “Malizia”. È stato uno dei cantanti più richiesti nei migliori locali non solo d’Europa, ma di tutto il pianeta. Con il suo personalissimo stile artistico ha continuamente brillato, tenendosi egregiamente sulla cresta dell’onda per gran parte della sua celebrata carriera nel corso della quale ha ottenuto importantissimi riconoscimenti e premi.
Dopo aver abbandonato a Modena, in una prima battuta, gli studi universitari con la facoltà di Giurisprudenza, alla non più giovane età di 60 primavere, ha conseguito a Napoli il prestigioso traguardo, laureandosi nella specialità Beni culturali.
Un neo? Se vogliamo c’è: ed è quello che non si è mai sviluppato un grande amore con la sua città natìa, Campobasso, per la quale pure ha nutrito sempre tantissimo rispetto e alla quale ha riservato pezzi di pregevole fattura. Da nessuna parte ha mai nascoste le sue origini, rappresentando un genuino veicolo promozionale di conoscenza per la nostra piccola realtà molisana. Forse solo il terremoto del 2002, purtroppo, ha fatto di più in termini di visibilità, offuscando anche l’immagine proiettata fuori dai confini nazionali dal Campobasso calcio del presidente Tonino Molinari, edizione serie B.
Un rapporto quasi di amore-odio, perché si sa, in un ambiente piccolo, civettuolo, l’invidia per chi riesce ad arrivare a scalare la vetta del successo è sempre dietro la porta. Sono state davvero misere le esibizioni di Bongusto dalle nostre e dalle sue parti.
Si è dovuto aspettare la sua morte, purtroppo, per ascoltare all’unisono voci di consensi e di apprezzamenti, come di sovente accade per le persone che ci lasciano.
Vogliamo solo augurarci che ora il Molise e Campobasso sappiano restituire a questa meravigliosa persona ciò che ha manifestato nei loro confronti.
Michele D’Alessandro

 

 

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