L’orco prosegue imperterrito nel suo terribile percorso di distruzione, lasciando sul terreno cumuli di macerie che non sarà facile rimuovere in tempi brevi.
Una scia paurosa che fa del Coronavirus uno dei mali più disastrosi del nostro tempo. Un evento calamitoso che si è abbattuto con tutta la sua energia negativa sull’intero territorio mondiale, non risparmiando nessun lembo di terra.
La conta dei morti, nel nostro Paese e in tutto il pianeta, viene aggiornata continuamente, salendo di numero giorno dopo giorno, senza che si avverta un sia pur minimo segnale di resa.
La diffusione del triste fenomeno non ha lasciato nessuna zona incontaminata, coinvolgendo drammaticamente tutti i continenti.
Nonostante gli sforzi che si stanno producendo, a qualsiasi latitudine, lo stato di allerta permane un po’ ovunque.
Le limitazioni alla libertà di ognuno continuano a coinvolgere tutti e in maniera particolare gli anziani, ai quali viene pesantemente impedito di uscire dalla propria abitazione.
Scuole di ogni ordine e grado chiuse, bar, ristoranti, cinema, musei e locali vari non frequentabili, manifestazioni sportive bloccate, stop a barbieri, parrucchieri, centri estetici, pubblici uffici trasformati in veri e propri bunker, difficili tra l’altro da frequentare, se non a determinate condizioni per via delle continue disposizioni che vengono emanate per evitare rischi di contagio, chiese e luoghi sacri non tutti disponibili: insomma i posti ove maggiore è la possibilità che si possa creare affollamento, sono tutti out.
È diventato arduo anche pregare, se non a casa propria, anche se non tutti i posti di culto sono stati completamente interdetti ai fedeli per la preghiera personale.
Il Vaticano ha impartito ordini ben precisi, per evitare contatti tra i seguaci di Cristo, inizialmente costretti a ricevere il suo corpo solo sulla mano, a scambiarsi il segno della pace solo con il cuore, a non utilizzare le acquasantiere per il segno della croce all’ingresso delle chiese, a non avvicinarsi nei funerali per le espressioni di solidarietà e non baciarsi ed abbracciarsi in occasione della somministrazione di sacramenti, battesimo, cresima, comunione, matrimonio. Oggi, si celebra la S.Messa a porte chiuse, senza la partecipazione della gente che, a Campobasso e provincia, può esercitare solo l’incontro personale col Signore, non avendo disposto il vescovo Bregantini la totale chiusura.
E sappiamo bene quanto la preghiera e la celebrazione eucaristica siano una espressione preponderante nella pratica religiosa. Specie ora che occorre invocare l’aiuto del Padreterno proprio per liberarci dal Coronavirus.
Nelle chiese tutte, infatti, in precedenza, si è assistito a tale appello, confezionato dalle singole diocesi e dalle singole parrocchie. E proprio per l’epidemia che dalla Cina si è diffusa e si sta diffondendo in tutto il mondo, la chiesa di Hong Kong ha voluto fornire la sua assistenza spirituale, con apposita preghiera, tradotta in italiano:
«O Dio, tu sei la sorgente di ogni bene. Veniamo a te per invocare la tua misericordia. Tu hai creato l’universo con armonia e bellezza, ma noi con il nostro orgoglio abbiamo distrutto il corso della Natura e provocato una crisi ecologica che colpisce la nostra salute e il benessere della famiglia umana. Per questo ti chiediamo perdono. Guarda con misericordia alla nostra condizione, oggi che siamo nel mezzo di una nuova epidemia virale. Fà che possiamo sperimentare ancora la tua paterna cura. Ristabilisce l’ordine l’armonia della Natura e ricrea in noi una mente e un cuore nuovo affinché possiamo prenderci cura della nostra Terra come custodi fedeli. Affidiamo a te tutti gli ammalati e le loro famiglie. Porta guarigione al loro corpo, alla loro mente e al loro spirito, facendoli partecipare al Mistero pasquale del tuo Figlio. Aiuta tutti i membri della nostra società a svolgere il proprio compito e a rafforzare lo spirito di solidarietà tra di loro. Sostieni i medici e gli operatori sanitari in prima linea, gli operatori sociali e gli educatori. Vieni in aiuto in maniera particolare a quanti hanno bisogno di risorse per salvaguardare la loro salute. Noi crediamo che sei Tu, o Dio, a guidare il corso della storia dell’uomo e che il tuo amore può cambiare in meglio il nostro destino, qualunque sia la nostra umana condizione. Dona una fede salda a tutti i cristiani, affinché anche nel mezzo della paura e del caos possano portare avanti la missione che hai loro affidato. Benedici con abbondanza la nostra famiglia umana e disperdi da noi ogni male. Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendo affinché possiamo lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato. Perché Tu sei l’Autore della vita, e con il Tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, in unità con lo Spirito Santo, vivi e regni, unico Dio, nei secoli dei secoli. Amen».
Un gesto molto significativo, adottato da qualche parrocchia italiana, che ha voluto e vuole testimoniare la vicinanza della chiesa cinese, paese dal quale è partito il virus, a tutte le comunità ecclesiastiche del pianeta.

 

La fede al tempo del coronavirus, supplica da recitare anche in solitaria

Anche pregare è diventata una impresa, almeno nei posti a ciò deputati, in tempo di Coronavirus.
Le disposizioni partite dal Vaticano e rilanciate dalle Diocesi locali per tamponare il propagarsi del terribile male che sta avvolgendo tutto il pianeta, non lasciano spazi ad equivoci o interpretazioni: anche i luoghi di culto sono interdetti ai fedeli. Non si celebrano messe, non si somministrano sacramenti, eucarestia compresa. Per quelle poche Chiese i cui titolari lasciano aperte le porte nel corso della giornata, c’è solo la preghiera personale, a patto che la Diocesi non disponga per la totale chiusura. Il vescovo del capoluogo, Bregantini, ha lasciato le cose come stanno, cioè porte aperte. Tra i tanti sacrifici imposti dal governo ai cittadini c’è dunque anche quello religioso, che vieta di manifestare la propria fede negli insegnamenti ricevuti nelle strutture apposite, ovviamente per chi è cattolico.
Ognuno si arrangia come può, a casa propria.
Certo, mai come in questo delicato momento, sarebbe stato indispensabile invocare il Padrone della vita, dai pulpiti e dagli altari, come fatto sempre, per qualsiasi evento negativo per le popolazioni, per debellare un fenomeno per il quale non è agevole prevedere la fine.
Non potendolo fare tutti insieme, unitamente al celebrante, ognuno, vorrà dire, si attiverà personalmente, magari insieme ai familiari.
Anche se, in qualche caso, come quello della Parrocchia San Giovanni Battista di Campobasso, guidata spiritualmente dai frati minori della Provincia religiosa di “S.Michele Arcangelo” di Puglia e Molise, padre Antonio Narici, da non molto destinato alle cure della collettività di S.Giovanni dei Gelsi, in qualità di vice parroco, si è preoccupato di diffondere una preghiera, da lui stesso confezionata, da rivolgere a Dio per intercessione dal Santo precursore di Cristo, San Giovanni Battista.
Si ritiene di fare cosa gradita e giusta nel riportare la supplica, soprattutto per quanti vorranno adottarla “in questo tempo di prova”, come ha tenuto ad evidenziare il frate seguace di San Francesco.

Michele D’Alessandro

Un Commento

  1. Davide De Castris scrive:

    Questa è una bella lezioncina per tutti noi che abbiamo esiliato Nostro Signore, lo abbiamo messo nel cassetto, se non addirittura ritenuto anacronistico. Eccoci qui a desiderarLo perché ne siamo stati improvvisamente privati. Inoltre, le chiusure di tutte quelle attività che sono passate, negli ultimi decenni, al primo posto della nostra scala preferenziale, non possono non far riflettere. Certamente rientrano nel piano -doveroso- di contenimento del virus, ma ritengo che le privazioni di tutti i tipi a cui questo piano ci sta sottoponendo siano un input ad una nostra “rimodulazione”, cioè al fatto che accantoniamo la logica edonista, i nostri deliri di onnipotenza, la santificazione dell’essere umano, per dare importanza a ciò che veramente conta. Una preghiera ed un pensiero affettuoso a quelle decine di sacerdoti -50, stando alle ultime rilevazioni- che hanno perso la vita per continuare a stare in mezzo alla gente e darle una parola di conforto. Lo dico con la morte nel cuore: anche questo è un segno.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.