Il 30 marzo è il giorno in cui diminuiscono in Molise i ricoveri in rianimazione per Covid-19. Uno in meno, il medico termolese che nel reparto è entrato più di 20 giorni fa. E che ora finalmente sta meglio. È in sub intensiva, un’unità intermedia ricavata alle spalle del Pronto soccorso del Cardarelli e che permette ai rianimatori di continuare a monitorare in sicurezza i pazienti che si avviano verso reparti meno impegnativi.
Altri due ricoveri in malattie infettive ieri: un uomo di Toro (rientrato dal Nord che era già in isolamento) e un 42enne di Termoli. Mentre negli 11 contagi in più registrati domenica, ce ne sono altri 4 a Cercemaggiore. Per gli ospiti della casa di riposo del paese, positivi al virus, l’Asrem sta valutando il trasferimento in altre strutture.
Sono 134 in totale i positivi al coronavirus, 955 i tamponi finora eseguiti.
Covid e non: ecco perché il Cardarelli è hub e Venafro e Larino sono fuori dal piano
Alla riunione dell’unità di crisi del 29 marzo, ha spiegato il governatore ieri ai consiglieri regionali, si è discusso sul piano di gestione elaborato dall’Asrem in relazione alla circolare del ministero della Salute del 25 marzo che indica di individuare strutture Covid separate. Il Cardarelli è hub per i Covid e pure per le malattie tempodipendenti, non Covid quindi. Il governatore ha citato i passaggi del contributo del presidente del comitato scientifico Ripabelli e di un report della direzione sanitaria dell’Asrem: il Cardarelli è il solo Dea di I livello del Molise, negli ospedali spoke non possono essere spostate le reti tempo dipendenti (ictus e infarto) né il trattamento dei Covid perché non hanno malattie infettive e il laboratorio. Una scelta, così quindi l’Asrem «ineludibile». Al Cardarelli, inoltre, sono stati individuati percorsi distinti e differenziati, una torre è interamente dedicata al Covid ed è raggiungibile con un percorso ad hoc che non tocca gli altri percorsi ospedalieri.
Larino e Venafro, inoltre, sono ospedali di comunità. Ma non ospedali. Gestiscono malati cronici con cronici con rsa, udi e riabilitazione. Non trattano pazienti acuti. Per farli diventare ospedali c’è bisogno di tecnologia e diagnostica radiologica, non ci sono laboratori. Bisogna, così Toma ripercorrendo i report dei tecnici, «assicurare sicurezza delle cure o siamo scellerati, l’ospedale è ben altra cosa da ospedale di comunità» e un ospedale covid «senza terapia intensiva e rianimazione è impensabile». Le due case della salute, ha poi confermato, saranno utilizzate per alleggerire le altre strutture, quindi per i lungodegenti.
Tamponi e dispositivi di protezione: troppo pochi da Roma
Tamponi e dispositivi di protezione, soprattutto le tute che utilizza il personale sanitario a contatto coi malati Covid, scarseggiano. O meglio, le forniture della Protezione civile nazionale sono di gran lunga inferiori alle richieste del Molise, una dotazione, ha detto il presidente, insufficiente.
I numeri li ha snocciolati il governatore Donato Toma ieri al Consiglio in videoconferenza. Per quanto riguarda i tamponi, sono 300 quelli arrivati: «Non ci facciamo niente», così Toma riferendo che Asrem ne ha acquistati 2mila con fondi propri. Per le mascherine, finora ne sono state consegnate 64.544 ffp2 e 1.980 ffp3, 83mila filtra batteri e 88.300 chirurgiche. Priorità è stata data alle forniture per Asrem e medici di base, poi a Neuromed e Gemelli. Quelle chirurgiche sono state distribuite pure alle forze dell’ordine. Le altre, ha riferito ancora Toma, sono andate a trasporto pubblico locale, enti territoriali e operatori del commercio e della distribuzione. Inoltre, sono arrivati 35.500 guanti, 200 tute, 100 camici e 500 occhiali.

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