Un’altra emergenza nell’emergenza, quella che potrebbe paventarsi a breve. Coinvolgendo gli operatori sanitari, gli eroi di questa guerra, e la popolazione, chiusa in casa e privata degli affetti e del tran tran quotidiano. Il progetto dell’Asrem, partito lunedì, riguarda proprio la cura di quest’altra emergenza, che non è la conseguenza diretta del contagio ma attiene l’impatto psicologico che l’altra faccia del Covid 19 – la paura del contagio, l’ansia, l’isolamento, le restrizioni, la radicale modifica degli stili di vita e dei ritmi quotidiani – può provocare. Il programma è stato illustrato, nel corso della trasmissione “Fuoco incrociato” andata in onda lunedì (la puntata è sul sito di Teleregione, ndr), dal direttore del dipartimento di Salute mentale, Franco Veltro. Una chiacchierata, a distanza naturalmente, con la giornalista Rita Iacobucci per parlare di una iniziativa che attiene la salute, diversa da quelle conosciute ma parimenti fondamentale. Perché anche l’impatto psicologico dell’emergenza sanitaria richiede cura e assistenza. «L’idea nasce da un bisogno che viene fuori in una situazione particolare e nuova a livello mondiale – ha spiegato il direttore Veltro -: la pandemia, per la prima volta nel mondo, ha come misure di contenimento l’isolamento, il distanziamento, il blocco delle attività». E così il dottor Veltro è partito proprio dal modello Cina. «Esiste una letteratura specifica, è stato osservato che sono possibili conseguenze psicologiche in due ambiti distinti: quello dei soccorritori, la front line della sanità, che affrontano la paura e l’ansia, e quello della popolazione generale che vive «l’isolamento, il distanziamento che mi farebbe piacere si chiamasse fisico e non sociale che, con forme e canali diversi, continua ad esserci» continua ancora il direttore del dipartimento di Salute mentale. Il progetto quindi nasce sulla scorta dell’esperienza maturata a Wuhan, uno dei programmi più avanzati. «L’ho proposto alla direzione generale e ai colleghi che l’hanno fatta propria». Ed è quindi un ragionamento di valenza regionale, le cui informazioni sono rintracciabili sul sito dell’Asrem. Il programma è unico e, come detto, riguarda sia gli operatori sanitari sia la popolazione generale, «non gli utenti del dipartimento e i pazienti in carico: ricordiamo che abbiamo circa 5mila assistiti l’anno» rimarca Veltro. La comunità che, quindi, non ha mai evidenziato particolari disagi. «Quello che è succede nella pandemia è un fenomeno nuovo: la letteratura descrive ansia generalizzata, crisi di panico. I quadri più importanti sono il disturbo post traumatico da stress e la ‘demoralizzazione’, termine che ci piace per non psichiatrizzare la risposta esistenziale che può sorgere in questo periodo». Nel concreto ci sono tre linee telefoniche dedicate che afferiscono ai centri di Campobasso, Termoli e Isernia (vedi box a lato, ndr) che si possono contattare il lunedì, dalle 15 alle 17 e il giovedì, dalle 10 alle 12. Dall’altro capo del filo gli operatori che rispondono si occupano di prendere i primi dati di chi si rivolge al centro. In giornata poi il contatto con gli specialisti. «Per le esigenze dei soccorritori, a Termoli abbiamo specialisti formati, che hanno già risposto egregiamente alle problematiche da trauma quando ci fu il terremoto. Psichiatri e psicologi che hanno fatto esperienza ma l’identico spessore professionale c’è a Campobasso e Isernia». Un programma innovativo anche per la popolazione generale, quella che è chiusa in casa da oltre un mese, che vive l’isolamento e il distanziamento fisico. «Sappiamo – spiega ancora Veltro – che le problematiche psicologiche aumentano improvvisamente e anche le minime informazioni possono essere utili». Tre moduli, con programmi standardizzati e specifici: un ausilio importante anche in considerazione della proroga delle misure restrittive che allungano il ritorno alla quotidianità vissuta fino a qualche settimana fa. «Abbiamo assistito ad un flagello di vite, siamo spaventati: il virus è molto contagioso, è fondamentale restare a casa, solo così assicuriamo la vita agli altri. Un periodo – sottolinea il direttore del dipartimento di Salute mentale – che metterà a dura prova gli aspetti psicosociali delle persone. I servizi di salute mentale saranno investiti dalle problematiche come quelli derivanti dalla deprivazione socio economica: ci dobbiamo preparare, l’Istituto superiore di sanità e il Ministero stanno lavorando per rafforzare questo tipo di assistenza. Da questo momento in poi, più ci avviciniamo alla fase 2 e più saremo noi quelli in prima linea per la popolazione». Il progetto, naturalmente, si svolge on line e con contatti telefonici, al vaglio anche la possibilità di sedute via Skype. «Parte una fase del tutto nuova – conclude il direttore Veltro – della salute mentale: educativa, per cambiare stili di vita e adottare quelli più salutari per le persone».

 

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