Un nutrito gruppo di associazioni di categoria di commercio e artigianato e pmi ha chiesto al governatore Toma, all’Ispettorato del Lavoro (scrivendo anche ai due prefetti e al questore di Campobasso) chiarimenti sull’ordinanza 31 del presidente della Regione sulla riapertura di bar, ristoranti, parrucchieri ed estetiste.
Confcommercio, Casartigiani, Confartigianato, Ura Claai e Cna spiegano che il chiarimento si rende necessario per l’articolo 1 che «ha subordinato la ripresa delle attività dei servizi di ristorazione, delle attività inerenti ai servizi alla persona e delle attività degli stabilimenti balneari, al preventivo accertamento da parte delle regioni della “compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori” e all’individuazione di protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio».
L’ordinanza pone alle attività l’onere di trasmettere alla direzione generale della Salute un documento di valutazione rischi con cui si dichiarano le misure adottate.
«Alla data di ieri (lunedì, ndr) ad alcune attività soggette a controllo, è stato precisato che, oltre all’autocertificazione dell’applicazione delle linee guida, va inviato il Dvr (D.lgs. 81/2008)», si legge nella nota delle associazioni che quindi chiedono «di chiarire urgentemente se l’autocertificazione è limitata alla valutazione del rischio contagio da coronavirus, in linea con le indicazioni dell’allegato 1 (come obbligo a se stante rispetto alle indicazioni e al D. lgs. 81/2008), fermo restando per le imprese in cui operano lavoratori l’adozione integrale del protocollo del 24 aprile 2020, che è integrazione al documento di valutazione dei rischi ex D.lgs 81/2008, così come sancito nella stessa premessa “possono costituire un addendum connesso al contesto emergenziale del documento di valutazione dei rischi redatto ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81”».
Questo perché le misure di contrasto al Covid devono essere adottate anche da ditte individuali, molte delle quali non hanno dipendenti e non sono quindi obbligate alla valutazione dei rischi e alla conseguente elaborazione del documento di valutazione dei rischi del decreto 81.
Inoltre, ultima valutazione rimarcata dalle associazioni di categoria, «con il protocollo condiviso tra le parti sociali approvato dal dpcm del 26 aprile 2020, nonché con i criteri guida generali di cui ai documenti tecnici prodotti da Inail e Istituto Superiore di Sanità, le aziende con lavoratori devono integrare la propria valutazione dei rischi, in linea con il protocollo del 24 aprile 2020, allegato 6 al Dpcm 26 aprile 2020 e valido per le generalità delle aziende».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.