I dati sono relativi alla settimana dall’11 al 17 maggio: nei primi giorni il cluster rom faceva ancora registrare delle impennate nei contagi, impennate rispetto alla curva epidemiologica precedente al 7 maggio. E l’indice Rt del Molise, infatti, sale in quei giorni monitorati nel secondo report di Iss e MinSalute, a 0,51. Sabato scorso, quando è stata pubblicata la prima ‘pagella’ delle singole regioni, era 0,34.
Sotto quota 1, l’indice di contagiosità, in tutte le regioni italiane tranne la Val d’Aosta (dove è 1,06). «Non vorrei che la Val d’Aosta diventi un caso – ha specificato il presidente Iss Brusaferro in conferenza stampa – perché bastano pochissimi casi in un’area dove il virus circola poco per far salire questo valore, che resta comunque intorno a 1». Nelle prossime settimane non si può «escludere un aumento, ma legato alla capacità di intercettare i casi, e questo è soprattutto vero laddove i casi sono pochi», ha proseguito.
La scorsa settimana erano tre le regioni sotto osservazione: Lombardia, Umbria e Molise «dove ci sono stati piccoli picchi, subito rientrati», ha detto ieri Brusaferro. Che non ha mancato di rilevare come si sia aperto «un grosso dibattito (su Umbria e Molise, ndr) a fronte di un numero molto limitato di casi. In Umbria la scala è di 20-25 casi, diversa rispetto a 1-2 mila. In Molise parliamo di un picco legato a una cerimonia funebre: 10-20-30 casi».
Casi in calo, comunque, in tutto il Paese, pur con le differenze regionali che dividono l’Italia in tre.
«La curva epidemica è stabile ed in calo. Ora tanto più andremo verso un numero di casi limitato tanto più il sistema sarà sensibile per individuare subito i casi. Sta crescendo la quota degli asintomatici», ha avvertito il presidente dell’Iss.
Un’Italia a più velocità ma senza segnali di sovraccarico dei servizi ospedalieri, sia per quanto riguarda le terapia intensive sia per quanto riguarda i reparti. «L’obiettivo – ancora Brusaferro – è evitare la ripartenza di curve epidemiche sapendo che ci potranno essere degli episodi di ricrescita dei casi nei territori». Il virus ancora circola e non si possono allentare le misure di protezione individuale, tuttavia – ha concluso – il piccolo picco in Molise e Umbria è rapidamente rientrato, ha concluso.
Il sistema di monitoraggio, che in questi giorni ha ricevuto diverse critiche da più parti, è basato su 21 indicatori. Non è una pagella ma uno strumento con cui le Regioni possono meglio monitorare la situazione e capire se è sotto controllo o se devono intervenire e dove, ha detto ancora il capo dell’Iss.
Ventuno indicatori, dunque, e di questi l’indice Rt per Brusaferro non è quello che può essere assunto come determinante: «Cambia su base settimanale e lo escluderei come criterio al riguardo per gli spostamenti. Ma sono importanti anche le modalità di movimento, cioè come ci si sposta».
Nel passaggio dalla fase 1 alla fase 2, ha evidenziato il direttore della Prevenzione del Ministero Gianni Rezza, sono importanti la responsabilità dei singoli e la responsabilità pubblica in grado di rilevare piccoli segnali d’allarme.
«I dati del monitoraggio sono al momento incoraggianti. Ci dicono che il Paese ha retto bene le prime aperture del 4 maggio. Ma guai a pensare che la partita sia vinta. Serve massima cautela. Basta poco per vanificare i sacrifici fatti finora», ha ribadito commentando l’esito del monitoraggio il ministro della Salute Roberto Speranza.
In conferenza stampa intervenuto anche il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Nicola Magrini, che, sui vaccini ha detto: «Ci sono più vaccini promettenti, cinque-sei in fase avanzata, e anche l’Italia partecipa in diversi modi. A mio avviso il tempo ragionevole per pensare a un vaccino è primavera, estate prossima, non penso per settembre ci possa essere alcun vaccino disponibile, pur contando risultati molto buoni, come sembrano gli studi di fase 1. Speriamo l’anno prossimo e speriamo sia più d’uno e che le capacità di produzioni siano adeguate».

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