Idealmente, la parata per il 2 giugno ci sarà. È il presidente del consiglio regionale, Salvatore Micone, a scattare l’istantanea, che non è affatto in bianco e nero, della Festa della Repubblica 2020. Lungo i Fori Imperiali, nella narrazione del vertice di Palazzo D’Aimmo, sfileranno «60 milioni di italiani, medici, infermieri, volontari della protezione civile, sindaci, amministratori, imprenditori, lavoratori, operatori delle farmacie, del commercio alimentare e dei generi di prima necessità, cittadini che hanno assistito i propri vicini di casa e che hanno rispettato le ordinanze di restrizione delle libertà di movimento. Sfilano in pratica in questa parata ideale nel cuore e nelle mani degli italiani quegli ideali che sono scritti nella nostra Costituzione e che la rendono, come alcuni dicono, la più bella del mondo». Il 2 giugno, data snodo del Belpaese, intrisa di valori e di sentimenti. La festa della Repubblica, dell’Italia e degli italiani, «la festa del patto sociale che come popolo abbiamo stretto per scrivere insieme, nelle singole diversità, la storia di questa penisola, avviene in condizioni particolari, non per questo però meno sentite e partecipate» rammenta Micone che ricorda «le grandi prove a cui questa Repubblica ha dovuto rispondere negli ultimi mesi». Immagini drammatiche ma anche storie di speranza e di coraggio. Sono i protagonisti di questa nuova storia quelli che sfileranno, idealmente, per la parata del 2 giugno ai tempi del Covid. «E vediamo in movimento le tante e diverse ruote della Repubblica, ciascuna importante e insostituibile, nel sorreggere e far muovere la grande macchina Italia nel cammino della storia. Un cammino a volte in salita, come in questo caso, ma che non l’ha vista mai fermare o indietreggiare. In questo cammino – sottolinea il vertice di Palazzo D’Aimmo – ci sono stati certo tanti problemi, e come sempre non sono mancate le polemiche, alcune delle quali fondate, ragionevoli e costruttive, così come avviene in ogni sana ed evoluta democrazia, ma sia l’organizzazione istituzionale, Stato, Regioni, Province e Comuni, che quella economico-sociale della Repubblica, le imprese private e cittadini singoli o organizzati, si sono dimostrati all’altezza dell’epocale sfida che si aveva innanzi». Il pensiero torna alle disposizioni eccezionali che hanno chiesto non pochi sacrifici agli italiani, ai 300mila molisani «che, con maturità e saggezza, in larghissima parte, le hanno rispettate ed attuate. Un impegno di popolo, che deve gettare le basi ideali e valoriali per affrontare e vincere le sfide ancora innanzi a noi, costituite dalla necessità di uno sforzo collettivo per una ripartenza attuata nel rispetto delle norme di sicurezza e funzionale a lasciarci alle spalle questa pagina di storia nella consapevolezza di averla scritta tutti insieme, onorando la memoria di chi non ce l’ha fatta e cercando di aiutare e non lasciare mai soli chi è più debole. Ciò nella convinzione che la qualità della civiltà di un popolo si vede da come sono trattati i più deboli, da quali iniziative reali sono poste in essere per farli sentire al pari di chi è più forte e facoltoso». I mesi del lockdown, le difficoltà l’isolamento e la paura: in questa fotografia, «il Consiglio regionale, organo sostanziale di un Ente territoriale regionale importante della Repubblica, ha cercato di fare il suo dovere e ancor più intende farlo nel prossimo futuro, per dare ai molisani la forza e la speranza per superare le avversità di questo periodo e riprendere il cammino, insieme al resto del Paese, in un orizzonte di crescita economica e di giustizia sociale che veda tutti coinvolti e nessuno lasciato indietro e solo. Le bandiere tricolore che abbiamo visto in questi mesi alle finestre e ai balconi, lo stesso Tricolore che hanno lasciato sul cielo di Campobasso, in rappresentanza di tutto il Molise, gli aerei della pattuglia acrobatica dell’aeronautica nazionale, dimostrano che l’italianità e l’appartenenza ad un solo popolo ed ad una nazione sono ben più forti e radicate di quanto sembra apparire – conclude il presidente Micone – , segno della diffusa convinzione che rispetto alle sfide importanti della vita singola e collettiva gli italiani, e quindi i molisani, sanno e vogliono camminare insieme. E’ dunque giusto dire, senza retorica o paternalismi, viva l’Italia, viva la Repubblica e viva il Molise».

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