La Guardia di finanza di Larino ha chiuso le indagini su Gianluigi ed Enrico Torzi ipotizzando i reati di bancarotta fraudolenta e auto riciclaggio per un valore di oltre un milione di euro.
L’attività condotta dalle Fiamme gialle guidate nella città frentana dal tenente Cosimo Lecce riguarda il gruppo Sacom-Microspore che ha sede proprio a Larino. Il nome del broker Torzi, però, ha da tempo travalicato i confini locali e regionali. Se qualche anno fa, per via delle vicende riguardanti la villa di Termoli di proprietà della Pts Village era indicato come ex socio dell’allora governatore Frattura (nella Pts appunto), oggi indiscutibilmente è l’uomo chiave nell’affare del palazzo di Sloane Avenue a Londra (dove da tempo il finanziere risiede) acquistato dal Vaticano coi fondi dell’obolo di San Pietro destinato ai poveri.
Per uscire dalla compagine di proprietà dell’immobile di pregio, ha ottenuto una ‘commissione’ di 15 milioni. Indagato oltre Tevere, arrestato a giugno e poi rilasciato, dalle sue dichiarazioni i pm del Papa hanno tratto riscontri per le indagini che stanno facendo tremare la Santa Sede.
A casa sua, a Larino, Gianluigi Torzi e il padre Enrico sono quindi indagati per condotte distruttive di denaro, spiega la Finanza, perpetrate nell’ambito del gruppo societario che opera nel settore dei fertilizzanti.
Diverse le società coinvolte. I risultati ottenuti dall’attività di polizia giudiziaria portata avanti anche attraverso le banche dati a disposizione del Corpo, coordinato a livello provinciale dal colonnello Antonello Cefalo, e il know how specifico della Finanza – che ha approfondito le singole posizioni personali e societarie – testimoniano per gli inquirenti «una casistica variegata di condotte fraudolente». Gli accertamenti hanno quindi permesso di constatare fattispecie di bancarotta fraudolenta, distrazione, autoriciclaggio, riciclaggio e responsabilità penale degli enti per oltre un milione di euro.

I legali però spiegano: il pm aveva chiesto misure cautelari, il gip ha smontato tutto

Il pm di Larino aveva chiesto l’applicazione di misure cautelari, personali e reali, nei confronti di Gianluigi ed Enrico Torzi.
Lo rivela una nota degli avvocati Marco Franco (che difende il broker) e Andrea Codispoti (che assiste il padre del finanziere), una nota in cui i legati respingono la ricostruzione della Finanza e affermano che invece i risultati dell’indagine hanno «subito una sonora bocciatura in sede giurisdizionale», quando il gip del tribunale frentano ha respinto le richieste della procura.
«…Dalla lettura del capo di imputazione e dalle argomentazioni riportate nella richiesta del pm – si legge nello stralcio dell’ordinanza di rigetto del gip in merito alla bancarotta – non è dato comprendere il nesso logico tra le suindicate cessioni di crediti e la violazione della richiamata disposizione. La cessione di crediti maturati dalla società nei confronti dei terzi debitori è atto negoziale ben diverso dal rimborso dei finanziamenti dei soci. In ogni caso la presunta violazione della disposizione civilistica non configurerebbe alcuna ipotesi distrattiva a carico di Torzi… In relazione pertanto a questa ipotesi non è configurabile alcun delitto…».
Quanto all’autoriciclaggio afferma il Gip che «conseguentemente è privo di gravità indiziaria il reato sub b), che presuppone necessariamente il delitto di bancarotta, come enunciato nella imputazione».
E ancora, riportano dal provvedimento i legali dei Torzi, riguardo alla richiesta di sequestro preventivo di un milione di euro, il giudice per le indagini preliminari «rendeva giustizia della assoluta fallacia delle ipotesi investigative delle Fiamme gialle molisane, affermando che “… Tenuto conto che manca qualsiasi elemento da cui possa desumersi che le cessioni di credito avessero natura distrattiva, va rigettata la richiesta di sequestro. Conseguentemente è privo di fumus il reato sub b)… Nel caso in esame (…) le condotte ipotizzate non appaiono nemmeno astrattamente sussumibili in una fattispecie criminosa”. Riteniamo, dunque, che non meriti aggiungere altro – concludono Franco e Codispoti – per rispondere alla ingiustificata diffusione della superiore (non) notizia, se non che l’ordinanza sopra citata per stralcio è stata fatta oggetto di impugnazione da parte dello stesso pm, appello che è stato dichiarato, dal Tribunale della Libertà di Campobasso, inammissibile».

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