Radici materne in Molise, Enrico Bernini Carri è tornato poi nella terra che aveva dato i natali alla famiglia paterna, l’Emilia Romagna. A capo della sanità dell’Accademia militare di Modena, ha studiato molte epidemie sul campo. Infettivologo, presiede il Cemec, organismo che opera sotto l’egida del Consiglio d’Europa. Centro di medicina delle catastrofi: la formazione specialistica e specializzata è fondamentale – anche per affrontate emergenze come quella da nuovo coronavirus non impreparati – e per questo Bernini punta a una scuola internazionale che in Molise possa avere un riferimento importante.
Professor Bernini, la situazione del Molise dal punto di vista della curva epidemiologica è migliorata. Cosa dobbiamo aspettarci per l’estate e, soprattutto, per il prossimo autunno?
«La situazione della regione è una delle migliori in questo momento in Italia perché il Molise ha già pagato molto all’inizio della terza ondata. È stata la prima regione a essere massicciamente interessata dalla variante inglese che si è diffusa rapidamente. Ora la curva è in flessione, ci auguriamo che continui ad esserlo, una condizione normale dal momento che le pandemie hanno una loro durata fisiologica. Direi quindi che il Molise probabilmente sarà la regione italiana che uscirà per prima da questa terza ondata che ha colpito di nuovo così duramente il Paese, cosa che era prevedibile».
Quanto è importante la vaccinazione per accorciare questo ciclo pandemico?
«Sicuramente in questo momento il vaccino è l’unico strumento per prevenire la diffusione del virus e di una quarta ondata, che potrebbe essere prevedibile in autunno. Se la vaccinazione verrà fatta in maniera rapida ed efficiente ci consentirebbe anche di affrontare discretamente l’estate: il che vuol dire ritorno del turismo, salvaguardia dei posti di lavoro e ritorno ad una normalità che tutti desideriamo»
Prima regione interessata dalla diffusione rapida della variante inglese, ora l’identificazione di quella brasiliana. Secondo lei deve cambiare qualcosa nel piano vaccinale regionale?
«Questo virus tende a mutare quindi la presenza delle varianti è normale e si presenteranno in maniera sempre più cospicua. Ma è indubbio che le varianti attuali non rappresentano al momento un particolare rischio per il semplice fatto che i vaccini coprono, anche se in maniera minore rispetto alla variante inglese per esempio nel caso di quella brasiliana, ma comunque proteggono dalle forme più gravi del Covid. Io in questo momento non mi preoccupo delle varianti del Covid quanto piuttosto di arrivare a una vaccinazione efficiente di massa».
Lei presiede un centro di medicina per le catastrofi. Il Molise è un modello anche per la formazione. Quali iniziative ha in cantiere che si possono realizzare meglio qui che altrove?
«Il Molise è una piccola regione, quindi ha il grande vantaggio di essere gestibile sotto l’aspetto della formazione. Qui potremmo arrivare ad avere una vera e propria ‘palestra’ di carattere internazionale. Il centro che dirigo ha fondato la medicina delle catastrofi. Nell’ambito del Consiglio d’Europa è il centro di riferimento per quello che riguarda la parte medica. Stiamo progettando una scuola di carattere internazionale che si occuperà di tutti gli aspetti che contraddistinguono una catastrofe, compresa quella pandemica che abbiamo appena attraversato. Si occuperà di comunicazione, psicologia, di urbanistica resiliente e persino di economia. Noi contiamo che il Molise possa rappresentare un punto di riferimento per questo progetto. Abbiamo intenzione di creare qui una scuola regionale che abbia una competenza su più regioni e ci auguriamo che questo sia possibile anche in tempi brevi, perché ne va del futuro non solo di questo Paese ma del mondo».

r.i.

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