Ho fatto fatica a crederci, ma il profondo rispetto che nutro nelle istituzioni e nelle donne e gli uomini che le rappresentano mi ha indotto a non dubitare: i quattro parlamentari molisani eletti con il Movimento 5 Stelle non conoscono i nomi scelti dalla ministra Grillo per le cariche di commissario e sub commissario della Sanità in Molise.
È vero, la politica cambia, si evolve. A volte in meglio, a volte in peggio. Gli uomini passano velocemente nei luoghi dove si decide. Sono cresciuto mentre D’Alema, Prodi e Berlusconi si alternavano al governo: tre premier che oggi sembrano appartenere alla Preistoria. Eppure parliamo solo di qualche anno fa. Cambiamenti, dunque, repentini e per certi versi anche imprevedibili, ma se davvero, com’è vero, i due senatori e i due deputati molisani che fanno parte della maggioranza che è al governo non sanno chi sarà, anzi chi è – poiché già è stato designato (manca solo l’ok del ministro dell’Economia e delle finanze) – il commissario che gestirà la sanità in Molise, davvero c’è qualcosa che non va.
Se non sanno chi è, va da sé che il governo, o la ministra che sia, non ha condiviso con loro la scelta. Pare che, almeno così sostengono, siano stati interpellati per fornire una rosa di papabili e un profilo ‘tipo’. Quindi, se tanto mi dà tanto, subiranno un nome rispetto ad una decisione, quella di rendere incompatibile con la carica di commissario il presidente della giunta Toma, che tanto hanno perorato e ottenuto.
È incredibile (dal loro punto di vista probabilmente non lo sarà), ma è così.
Nel fine settimana passato il Movimento si è radunato a Roma. Ho letto qualche articolo, ho visto e ascoltato più di qualche servizio trasmesso dai Tg delle reti all-news, ho seguito anche qualche diretta dal Blog delle Stelle. Mi ha colpito Gianluigi Paragone, senatore grillino. Un bravo giornalista e conduttore televisivo con trascorsi ai vertici del quotidiano La Padania. Seguivo con interesse la sua “Gabbia” su La 7. «Se avete una bella idea – diceva al Circo Massimo rivolgendosi agli attivisti -, mettetela sulla piattaforma Rousseau e noi la facciamo diventare legge». Un messaggio di apertura al popolo che supera l’eccellenza. Noi italiani, in base al periodo e agli eventi, ci sentiamo un po’ tutti allenatori di calcio quando l’Italia viene esclusa dai mondiali, ingegneri se crolla un ponte, magistrati se una sentenza non ci convince.
Siamo talvolta convinti di saper fare tutto (e di poter mettere lingua su tutto, anche oltre quello che è il sacrosanto diritto di critica) e di essere i migliori al mondo, ma le statistiche e gli studi che ci paragonano agli altri Paesi (senza andare lontano) dell’Unione europea dicono altro. Figuriamoci dunque se ci viene concessa la possibilità di scrivere leggi… È favoloso, fantastico. Innovativo. È, in una sola parola, il cambiamento.
Però qualcosa non torna. Il Movimento mi invita a fornire un’idea, bella. I portavoce di Camera e Senato la trasformeremmo in legge. Bene!
Il governo vara un provvedimento: il presidente della Regione è incompatibile con la carica di commissario della Sanità. Quindi il governatore Toma non sarà commissario. Non so se questa ‘legge’ sia frutto di un’idea di qualche attivista, trasmessa a Palazzo Chigi dalla piattaforma Rousseau, ma so che i portavoce molisani del Movimento, a tutti i livelli, l’hanno sostenuta fino all’approvazione. Quando poi bisogna decidere il nome del commissario, termina la partecipazione collettiva al processo. È così che funziona?
È un bene, e di questo ne sono più che convinto, che ognuno faccia il suo ‘mestiere’. Se la nomina è di competenza della ministra, che sia la ministra a decidere in assoluta autonomia. Ma, chiedo e mi chiedo, la ministra conosce lo stato della viabilità molisana? Ha mai percorso tra gennaio e febbraio la strada che dovrebbe percorrere un’ambulanza con un infartuato a bordo per raggiungere l’Emodinamica della Cattolica da Pescopennataro? Lo sa che non c’è un comune (o una strada) che non sia interessato da una frana? Conosce la nostra popolazione? Sa che l’80% dei paesi ha meno di 1.000 abitanti? Molti anche meno di 500? Lo sa – mi viene in mente – che da Limosano per il crollo di un ponticello sulla provinciale per raggiungere la statale i pendolari sono costretti a fare il giro del mondo? Lo sa che la rete dell’emergenza-urgenza non è il massimo dell’efficienza e che per talune patologie se abiti in Molise finisci (se ti va bene) a San Giovanni Rotondo? Ma anche a Foggia o a Teramo?
Chiedo e mi chiedo ancora: qual è la ragione che ha indotto la ministra a non condividere con i parlamentari molisani la scelta, a non rendergli noto il nome? Non ha ritenuto che il senatore Di Marzio, per anni – e sotto più governi – direttore sanitario dell’ospedale di Campobasso, potesse fornire un valido contributo alla causa?
Io non so cosa si aspettano dal commissario la ministra e chi l’ha indotta a decidere che il ruolo non potesse essere svolto dal presidente della Regione, ma so qual è il mio desiderio: una sanità a misura di Molise, efficiente e che restituisca fiducia agli utenti.
Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un generale della Guardia di Finanza. Probabilmente circola anche qualche nome. Non è certo la prima volta di un alto ufficiale delle Forze dell’ordine voluto dal Movimento a capo di una istituzione. È sufficiente citare il generale dell’Arma Sergio Costa, che ha combattuto la malavita nella cosiddetta terra dei fuochi e oggi è ministro dell’Ambiente.
Speriamo che un finanziere, se finanziere sarà, farà bene nella sanità molisana. Nessun dubbio sulle capacità di un alto ufficiale, d’altronde non avrebbe fatto carriera se non fosse un professionista all’altezza del compito che lo Stato gli ha assegnato. Qualche perplessità deriva dal settore, la sanità. A meno che l’esclusivo interesse del governo sia solo quello di rimettere i conti in ordine. Che pure è una priorità, ma una priorità che cozza maledettamente con una regione che è nelle condizioni in cui versa il ‘paziente’ Molise: malato allo stadio ‘quasi’ terminale.
Luca Colella

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