Non ci sono più le condizioni affinché un malato venga curato nell’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone. È il pensiero comune da parte dei pochi sanitari rimasti in servizio nella struttura altomolisana ormai spogliata di personale e attrezzature in grado di poter dare risposte concrete all’utenza. A far precipitare in maniera irreversibile la situazione il mancato ricambio di personale medico nell’unico reparto esistente, quello di Medicina, che tra pochi giorni vedrà il pensionamento del primario Giovanni Di Nucci il quale si ritrova a gestire la corsia con un altro collega che tra l’altro ha chiesto di andar via.
Interpellato ieri mattina da PrimopianoMolise, Di Nucci promette di vuotare il sacco durante i lavori dell’incontro promosso dal comitato civico “Il Cittadino c’è” che si terrà giovedì sera (ore 17,30) nella sala dell’oratorio francescano dei padri cappuccini. Un’assemblea pubblica che si preannuncia incandescente e che molto probabilmente sfocerà in accuse nei confronti della classe politica regionale e dell’Asrem incapaci di programmare uno straccio di futuro per il presidio ospedaliero ridotto a poco più di un poliambulatorio.
Nel mese di dicembre scorso, proprio Di Nucci, dal palco del teatro dell’Italo Argentino, intervenendo ad una serata di beneficenza, lanciò messaggi inequivocabili sul rischio chiusura a cui si andava incontro. Parole cadute nel vuoto e che oggi trovano amara conferma.
«Avrei avuto la possibilità di andarmene in pensione due anni fa, ma sono stato spinto a restare perché credevo in quel riconoscimento di area disagiata che avrebbe assicurato servizi fondamentali alla popolazione. A distanza di poco tempo abbiamo avuto contezza che quella promessa è stata disattesa da chi di dovere e ora ne paghiamo le conseguenze», ammette Di Nucci.
Quello che per anni è stato il “suo” reparto, negli ultimi giorni va avanti solo se da Isernia quotidianamente riescono a mandare qualche medico in grado di poter coprire il turno. In alternativa messi in preallarme quelli del Pronto soccorso che tuttavia sono già insorti.
D’altronde con appena due medici in pianta stabile non è che si possono fare miracoli. Insomma, si vive alla giornata in attesa dell’onda anomala prossima all’orizzonte e che spazzerà via l’ultimo baluardo della sanità pubblica a cavallo tra le montagne dell’alto Molise e dei centri limitrofi dell’Abruzzo.
Nel frattempo da fonti attendibili emergono particolari sul nuovo Pos che non lascia alcun barlume di salvezza per il “Caracciolo” prossimo alla trasformazione in mero ospedale di comunità. Nel nuovo documento stilato dai commissari ad acta, infatti, è prevista la dicitura ospedale per Isernia, Campobasso e Termoli. Anticipazione fatta e mai smentita in tempi non sospetti dal presidente della giunta regionale, Donato Toma a cui molti hanno fatto finta di non credere. In definitiva i giochi sono fatti.
L’ennesima beffa tra proclami e promesse da marinai per un’area interna che va verso l’estinzione. Per buona pace di politicanti che definire da strapazzo è un eufemismo.

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