L’odore della ‘‘Ndocciata lo riconosci dal fumo che si innalza dalle prime scintille. L’aria è pungente, più del solito, ma migliaia di persone in attesa sui bordi del corso principale di Agnone aspettano con una magica frenesia che quelle scintille si trasformino in fuoco e in calore. Quando le campane dall’alto della torre della Chiesa di Sant’Antonio cominciano a battere i primi rintocchi, il crepitio del legno d’abete che arde diventa suono che annuncia, che anche stavolta, il rito ancestrale del fuoco si compie. Scende un fiume di ‘‘ndocce infuocate, che a poco a poco prendono vigore, negli sguardi la determinazione e la passione di quanti, ogni anno, l’otto dicembre, fanno in modo che la grande manifestazione delle torce ardenti rimanga impressa nella memoria di visitatori, turisti, partecipanti. Il freddo gelido rende ancora più viva l’atmosfera emotiva che il il corteo di fuoco riesce a creare. È lo spettacolo che si ripete.
Sono migliaia le persone che ieri hanno raggiunto Agnone per prendere parte all’edizione straordinaria della ‘‘Ndocciata. Tanti i camperisti, che già nella notte di venerdì sono arrivati da ogni dove, per non perdere il weekend dedicato alla manifestazione. Da Lecce, Bari, Napoli, Roma, Perugia, Firenze, e dai luoghi più impensati dello stivale, si sono riuniti alla folla curiosa che partecipa, con stupore e meraviglia, all’enorme sfilata sfavillante. Fotografi si lanciano tra gli orgogliosi portatori di ‘‘ndocce, per catturare le immagini più autentiche di tanta fatica e fermezza, immersi tra le fiamme che brillano negli occhi di chi le osserva. Il corteo dei portatori delle cinque contrade di Agnone (Capammonde e Capabballe, Colle Sente, Guastra, Sant’Onofrio, San Quirico) è preceduto da stendardi e figuranti, vestiti con gli abiti della tradizione contadina. Portano conigli e galline in cestini di vimini. E per la prima volta, ci sono anche una decina di turisti, che accompagnati da esperti tutor ‘‘ndocciatori, provano l’emozione di trasportare sulle proprie spalle le ‘‘ndocce accese, agghindati con le cappe e i cappelli scuri, tipici del rituale agnonese.

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