Sventola una bandiera bianca sul Municipio di Belmonte del Sannio. In senso figurativo ovviamente. Il suo nome era dato per certo, ma quando la ragione prende il sopravvento sull’impulsività del momento le cose possono cambiare. Se non è un colpo di scena, poco ci manca: Anita Di Primio, ultima sindaca di Belmonte del Sannio ora commissariato, alza bandiera bianca, non correrà alle prossime elezioni amministrative di metà maggio. Non sarà della partita, perché «mi sono raffreddata», confessa in esclusiva alla nostra redazione. Nulla a che vedere, ovviamente, con sindromi influenzali a carico delle prime vie respiratorie; il raffreddamento cui fa riferimento la ex sindaca è indotto dalla constatazione che «non è tutto rose e fiori» in Municipio. Subito dopo la caduta dell’amministrazione guidata proprio da Anita Di Primio, nei mesi scorsi, la stessa aveva dichiarato con piglio deciso: «Non mi faccio mettere all’angolo, sarò nuovamente candidata alla carica di sindaco». Bruciava ancora, in quelle fasi concitate che hanno portato al commissariamento da parte della Prefettura pentra del Comune di Belmonte del Sannio, lo sgambetto teso da una parte della maggioranza e dagli esponenti della minoranza guidati dalla vecchia volpe Errico Borrelli, già sindaco di lungo corso. Un inciucio in piena regola che ha decapitato il Consiglio comunale, sette le dimissioni protocollate quella mattina, e mandato a casa anzitempo l’amministrazione in carica. Nelle fasi immediatamente successive Anita Di Primio aveva assicurato, appunto, di essere già al lavoro per comporre la nuova lista. Oggi però, a pochi giorni dalla presentazione delle liste, quell’entusiasmo e quella determinazione della prima ora sono venuti meno. «La nostra lista, in realtà, è quasi pronta, – spiega la ex sindaca – ma sinceramente ho riflettuto molto sulla opportunità di ricandidarmi e non è che l’idea mi faccia proprio impazzire. Forse, mi spiace ammetterlo, aveva ragione l’ex consigliere di opposizione Borrelli quando ha dichiarato alla stampa, subito dopo l’inciucio, che oggi fare il sindaco è molto diverso rispetto al passato, molto più difficile perché i Comuni, di fatto, sono rimasti senza personale. Certo c’è il prestigio di poter indossare la fascia tricolore, l’orgoglio di rappresentare la cittadinanza e il proprio paese, ma poi, passata la fase elettorale e la festa conseguente per chi vince, poi appunto bisogna amministrare. E lì cominciano i problemi, perché il sindaco si trova praticamente da solo, senza l’ausilio di un segretario comunale, presente nei Comuni ormai per poche ore solo in occasione delle Giunte comunali o delle sedute del Consiglio». Insomma, gli amministratori locali dei piccoli centri sono lasciati soli, costretti a sobbarcarsi una mole di lavoro e di correlate responsabilità che non competono loro, a combattere contro una burocrazia sempre più ostica e complessa, con tutto ciò che ne deriva anche in termini di rischi dal punto di vista giudiziario. Questo, in sintesi, dice e denuncia la ex sindaca Di Primio. «Devo tornare a fare il sindaco di Belmonte, ma poi non ho personale operativo da mandare fuori in strada, non ho il supporto costante e duraturo di un segretario comunale, non ho un vero e proprio ufficio tecnico, devo occuparmi di organizzare eventuali concorsi, di fatto sostituendomi ad altri per competenze e responsabilità… ma, sinceramente, chi me lo fa fare? E per cosa, poi? Per un po’ di prestigio e di visibilità?». Non è solo uno sfogo, comprensibile, quello dell’ex sindaca Anita Di Primio, è anche e forse soprattutto la denuncia dello stato di abbandono in cui versano i piccoli Comuni, con bilanci sempre più risicati e senza personale, né uffici, né competenze e professionalità interne. Mancano risorse umane prima ancora di quelle economiche, è questa la dura realtà di Belmonte del Sannio e di centinaia di altri piccoli Comuni d’Italia. E sono questi i principali motivi che hanno costretto Anita Di Primio, a dispetto del nome che evoca le gesta della più nota compagna dell’eroe dei due mondi, ad issare bandiera bianca.

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