Uniti per non morire non è soltanto il nome del comitato spontaneo che da parecchi anni, ormai, quasi esclusivamente col volto in prima linea di Giorgio Scarlato, sta cercando di pungolare le istituzioni locali e non sulla crisi del comparto primario in basso Molise. E’ anche una invocazione, nell’epoca dei rincari che stanno minando la sostenibilità delle imprese agricole, proprio nella decade in cui l’agricoltura pareva tornare al centro del villaggio.
Lo stesso Scarlato interviene, ma come agricoltore, rappresentando le criticità legate al fazzoletto di terra di cui è proprietario, spaccato di un sistema più vasto.
«Sono Giorgio Scarlato e a nome delle aziende agricole ubicate tra lo sbarramento della diga del Liscione e lo svincolo di Larino-Guglionesi-Palata denominato “Ponte dello sceriffo”, sulla statale “Bifernina”, sono portavoce della richiesta di interventi immediati e definitivi a sostegno del settore già allo stremo.
E quando parlo di interventi immediati non mi riferisco ad aiuti, che occorrerebbero, per il riacutizzarsi della crisi economica che già da oltre due decenni attanaglia e sta letteralmente massacrando la nostra agricoltura a causa dei prezzi di vendita delle derrate che non coprono minimamente i costi per produrle e degli aumenti esorbitanti delle materie prime come fertilizzanti, gasolio, attrezzature agricole, fitofarmaci, etc. E di questo dramma, con molto ritardo, anche le tv nazionali se ne sono rese conto e ora spesso ne parlano.
Purtroppo si attendono atti concreti funzionali di chi siede sulle ovattate e comode poltrone del potere e non ancora si rende conto che per gli agricoltori, quelli che hanno i loro piedi nella terra, sia essa fangosa o zollosa,  che non è più umanamente sopportabile il continuare ad operare in simil maniera.
E’ impossibile affrontare questa guerra economica con armi inadeguate ed obsolete; non si può competere con la globalizzazione così!
Per non parlare dei furti di attrezzature, d’impianti irrigui, di gasolio od altro che sistematicamente si compiono nelle campagne. Nulla si fa.
Il colpo mortale, quello del ko, è inferto dalla fauna selvatica tutelata dalle leggi nazionali, dai cinghiali, caprioli e lupi che infestano la zona da svariati anni e che proliferano sempre più e dal Consorzio di bonifica Trigno e Biferno grazie al suo impianto irriguo con le tecnologiche teste di idranti di ultima generazione che funzionano a … “come si trovano di luna”.
Grazie a questi animali protetti, soprattutto i cinghiali, non si riesce a coltivare più nulla. Meloni, girasoli (foto azienda Scarlato), granoni, favini, ceci, lo stesso grano duro sono alla loro mercè.
Devastano tutto ciò che trovano lungo il loro cammino.
Sulla strada SP “Santa Giusta” hanno causato diversi incidenti con auto quasi distrutte , loro stessi vittime (foto) ed arrivano anche di notte sotto le abitazioni (foto azienda Scarlato).
A nulla servono, e quando arrivano, i risarcimenti della Regione sono sperequati. Ad esempio l’ultima campagna agraria i girasoli sono stati quotati dalla Regione, nel mese settembre, a 30 euro per quintale contro il saldo finale di gennaio ‘22 del commerciante di euro 48,1 + 4% IVA/ql. E’ facile rendersi conto della differenza di prezzo al ribasso. Ed anche qui è sempre il coltivatore che ci rimette.  Se si vuole adire a vie legali,  per costi e tempi della Giustizia diventa una odissea. E poi, questo si dovrebbe fare e subire ogni anno? Non si può! Chi ha responsabilità deve agire! Ora, anche i caprioli stanno distruggendo giornalmente gli impianti mobili irrigui posizionati sui terreni. E’ questa volta è l’azienda Cipolletti a vedersi danneggiata.
Le foto sono significative di quanto sta loro accadendo. Gabriele e Michele hanno ribadito che non ne possono più. In maniera più lieve era successo anche negli anni scorsi ma non come quest’anno. Dicono: “E’ impossibile lavorare ancora così! Macinare km a piedi due volte al giorno per controllare i circa sette ettari investiti a cipolle per vedere se ci sono rotture causate dai caprioli che mordono i tubicini di gomma degli irrigatori e le manichette di mandata “Lay Flat è pazzesco. Due operai per controllare l’impianto ogni giorno!” Per quanto concerne l’altra questione del consorzio di bonifica, sempre a dire dei Cipolletti:  “la pressione già bassa, varia al variare del riempimento della vasca di accumulo e negli ultimi anni si è ancor di più accentuata l’anomalia a causa della sostituzione delle vecchie teste di idranti con le nuove elettroniche. Idranti che si chiudono da soli; che pur ricevendo impulsi per l’apertura, non si aprono; che si chiudono per un minimo abbassamento di pressione sulla linea. E’ uno stillicidio lavorativo, non se ne può più. Bisognerebbe vivere in un camper per vedere da vicino il funzionamento 24 ore su 24?”
Una ultima puntualizzazione. Nella nostra azienda nata con immani sacrifici dai nostri genitori, all’epoca mezzadri, ampliata e modernizzata da noi con non poche difficoltà, ad oggi per tenerla in vita di questi tempi ci operano ben cinque nuclei di famiglia e numerosi operai, quindi altre famiglie, che lavorano. Visti i tanti imprevisti e criticità sopra puntualizzate, si badi bene non per nostra colpa ma per disinteresse altrui, preferiamo a questo punto ridimensionare o addirittura rinunciare a produrre, vivere una vita meno complicata e sicuramente più tranquilla.
Parliamo della nostra azienda ma sappiamo di tante altre che pur vivendo lo stesso dramma e disperazione, soffrono in silenzio. Attenzione…la pazienza è finita. Di questo passo di aziende agricole sul territorio ne resteranno ben poche. E quando si sente parlare di combattere lo spopolamento, di fare in modo che i giovani restino o addirittura entrino nel settore… qualche perplessità c’è.  Forse non comprendono perché non ci sono mai stati e quindi parlando in teoria il loro dire è lontano anni luce dalla realtà. Basta demagogia».

 

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