Si è messo in gioco alle parlamentarie nel momento più difficile del Movimento 5 Stelle. «L’amico si vede nel momento del bisogno e a me le cose facili non sono mai piaciute», dice Nicolangelo Giampaolo. Titolare a Campobasso della farmacia che porta il suo cognome, ripercorre con orgoglio il duro lavoro nello studio e poi nell’attività. Un professionista, sintetizza, che ha deciso di fare un passo in avanti perché altrimenti non serve stare sempre a lamentarsi.
Si misurerà con gli altri auto candidati nel click day fissato per martedì 16 agosto. La conferma della data ieri sera da parte del delegato regionale Antonio Federico, dopo che il presidente Conte aveva depositato il simbolo. Le parlamentarie, ha detto Federico, sono uno «strumento di democrazia chiaro, trasparente e coerente. Come sempre abbiamo fatto. In bocca al lupo a tutti gli iscritti che hanno avanzato la propria autocandidatura».
Questa volta, dottore, ha deciso di provarci davvero. Perché adesso?
«Mi sono pentito di non averlo fatto per la passata legislatura. Sono salito sul treno del Movimento 5 stelle parecchi anni fa. Ho visto tanta gente salire e poi scendere, poi risalire o andarsene per sempre. Io sono rimasto sempre sul treno. Quando, prima di aderire al Movimento, discutevo di politica al bar, o dal commercialista, con i miei colleghi a Federfarma, veniva sempre fuori il ragionamento sulla responsabilità di noi professionisti, che pensiamo essenzialmente al nostro lavoro anche perché ci sono scadenze e tasse.
In sintesi, tutti criticano la politica ma nessuno vuole farla. Ma se noi rimaniamo fermi, vanno avanti i ‘soliti’, negli altri partiti sono sempre gli stessi, o gli arrivisti che hanno sfruttato la popolarità dei 5 Stelle e si sono buttati in politica non perdendo poi l’occasione per salutare».
Immagino che la ritrosia finora aveva riguardato anche l’aspetto professionale.
«La mia paura è quella di abbandonare la farmacia. Ma le racconto una cosa: quando mi sono laureato, nel 2002, ho cominciato subito a lavorare come dipendente di mia madre. Eravamo in nove. Quell’anno, era presidente Iorio, la Asl non pagò le farmacie per 12 mesi. Tutte le farmacie del Molise dovettero ricorrere alle banche, le difficoltà furono comunque enormi. Da nove dipendenti che eravamo, rimasi solo io. Ecco, lì sono andato a sbattere contro il muro della politica. Se tu non te ne occupi, la politica si occupa di te. Ma come lo fa? Una mala politica, in quel caso, ebbe ripercussioni sul destino delle imprese, delle persone. Con una cordata di colleghi provammo poi a guidare Federfarma ma non ci riuscimmo. Anche lì, un muro di gomma».
Una prima svolta ci fu per motivi personali, no?
«Conobbi mia moglie e tre giorni dopo, era domenica, lei mi chiese: ma non vai a votare? Le risposi che non ci credevo più, non sarebbe cambiato nulla. E lei: ma mio padre si candida al Comune. Alla fine andai e Nicola (Di Anna d’Anchise, consigliere comunale a Campobasso ed esponente della Margherita e del Pd scomparso a marzo del 2021, ndr), mio suocero, fu eletto per una preferenza. Poi, quando Beppe Grillo attraversò a nuoto lo Stretto di Sicilia io mi incuriosii e andai a una riunione del Movimento 5 Stelle. Da allora non sono mai sceso dal treno. Ho sempre seguito da attivista, soprattutto nel gruppo di Campobasso. Da zero siamo riusciti a costituire un blocco monolitico indistruttibile al Comune, è l’unico posto, istituzione comunale e non, in Italia dove non abbiamo perso pezzi».
Lei ha un approccio low profile, non urlato.
«Non sono il tipo che dà spettacolo. Io preferisco una comunicazione efficace dei programmi cercando di confutare le cavolate che dicono gli altri. Per esempio, la flat tax. Ne sento parlare dal 1993, allora c’erano Berlusconi, Casini e Fini. Quante volte sono stati nei posti di comando? Non sono mai riusciti a introdurla. Non discuto sulla cattiva idea, per quanto mi riguarda, ma sul fatto che è irrealizzabile. Come dice il presidente Conte è una tigre di carta. Si sventolano bandiere che si ritorcono anche contro la maggior parte dell’elettorato del polo di destra».
Si getta nella mischia, però, in un momento assai travagliato per M5s. Scissioni, rottura dell’alleanza col Pd. Chi glielo fa fare?
«Mi ricordo l’incontro con la ministra Trenta, qui a Campobasso. Mi spronò a candidarmi, ma allora – cinque anni fa – il lavoro mi assorbiva totalmente, i bambini erano molto più piccoli, dovevo essere presente in farmacia e a casa. Anche un po’ scherzando le risposi: non faccio le cose quando sono facili ma quando sono difficili e visto che ora vi accingete a prendere la maggioranza relativa in Parlamento, vediamo se ci ritroveremo, quando le cose peggioreranno, candidati per lo stesso partito. Sappiamo come è andata…».
Che la Trenta se ne è andata via prima.
«Ecco. L’amico si vede nel momento del bisogno e io pronto a metterci la faccia. Sono un professionista che, anziché lamentarsi perché vanno avanti sempre gli arrivisti, ci prova. E lo fa stavolta fino in fondo. Dico anche che mi stupisce come ogni volta si faccia una campagna elettorale sul “mai” e sul “mai alleanze”. Essendo la nostra una Repubblica parlamentare, le alleanze devono realizzarsi per forza, quando si aprono le urne e si contano i seggi chi è che raggiunge il 50% dei voti? Oggi è irrealistico. Credo, infine, che le parlamentarie rappresentino un appuntamento che investe di grande responsabilità i nostri attivisti. Magari si presentano persone che non hanno fatto mistero di posizioni anti scientifiche o radicali, che mettono paura all’elettorato, soprattutto a chi come me il 22 agosto deve pagare le tasse e a ottobre l’anticipo delle tasse per l’anno prossimo. È fondamentale quindi valutare e scegliere bene e con attenzione».

r.i.

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