Il sogno che si avvera, che si tocca con mano. Ed è proprio questo il nome dato alla sfilata che si terrà questa sera al Circolo Sannitico, dal giovane stilista Ibrah Kande.
The Dream, un sogno reso possibile grazie al sostegno organizzativo di Ares e con il patrocinio del Comune di Campobasso.
La storia di Ibrah è quella di un giovane che ha affrontato ogni avversità, che ha visto con gli occhi di un adolescente dolore e devastazione, che li ha affrontati e non si è arreso mai. Una storia di coraggio.
Ibrah arriva in Italia il 15 aprile del 2017. Sbarca a Lampedusa dopo un lunghissimo viaggio: ha lasciato il suo paese, attraversato il deserto, è stato prigioniero in Libia. Tutto questo a soli 15 anni, come tanti ragazzi che arrivano nel nostro paese. É un minore straniero non accompagnato, ha fame di conoscenza e lo dimostra riuscendo sin da subito ad imparare la lingua, a prendere il diploma di terza media e a iscriversi al Liceo artistico “G. Manzù” di Campobasso.
E così il sogno prende forma. Diventa bozzetti, cartamodelli. E poi abiti, frutto di creatività, impegno, passione e lavoro.
Impara a mettere in pratica ogni singolo passaggio per realizzare un abito: dal bozzetto alla realizzazione. Cuce a mano e a macchina, rifinisce, osserva e guarda i suoi lavori con occhio critico, capisce cosa cambiare e come fare. E riesce ad amalgamare due culture, attraverso i suoi abiti. Lì dove qualcuno alza muri, Ibrah unisce – con ago e filo – mondi diversi e ne fa un pezzo unico. Ed è uno degli aspetti del suo sogno che gli piace di più: fondere la sua cultura, i colori africani, le sue stoffe alla cultura del paese che lo ha accolto, ai colori un po’ più freddi e alle stoffe un po’ più calde.
Diciannove anni, tanti ne ha oggi Ibrah arrivato in Italia dopo una odissea per mare e per terra quando ne aveva 15. Con il suo sorriso e il suo entusiasmo ha mobilitato una comunità intera per realizzare il suo progetto: aspiranti modelle e non, videomaker, fotografi, volontari-tecnici del suono e della luce, truccatrici, parrucchieri e tanti altri ancora.
Perché la sua prima sfilata sia il primo piccolo passo verso la realizzazione di un sogno. Ma, a ben guardare, The dream non è più solo una utopia. Perché è già una storia di accoglienza, condivisione, sostegno, collaborazione fra mondi diversi che si fondono nel segno della speranza.

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