Torna in cronaca il cimitero cittadino, struttura periodicamente alla ribalta, ora per un aspetto, ora per un altro. Aspetti che riguardano la sua funzionalità, la sua fruibilità da parte dei cittadini nello scorrere quotidiano, adesso per via delle direttive impartite in tale direzione dal Comune, proprietario del camposanto, che quasi con cadenza giornaliera , subiscono variazioni, creando disorientamento nell’opinione pubblica o, meglio, nella gente che a causa della perdita di un proprio congiunto, è costretta a frequentarlo, appurando le novità direttamente dalle imprese di pompe funebri, anche esse, per la verità, sorprese dalle istruzioni provenienti dal palazzo di città, con assidua frequenza.
Alla cronica carenza di loculi, continuamente portata a galla dagli organi di informazione, e che adesso sembra attenuata per via della costruzione di nuovi manufatti, alla persistente mancanza di spazi da destinare ai defunti che per scelta optano, ancora in vita, di essere tumulati sottoterra, agli immancabili disagi causati dai lavori in corso che fanno del luogo di culto un cantiere aperto praticamente in ogni periodo dell’anno, agli allagamenti, agli ascensori acquistati e stazionanti ai piedi dei manufatti che attendono di essere installati chissà quando con dispendio di risorse economiche, senza poter essere utilizzati dall’utenza, si sommano, dunque, anche gli ordini che partono da Palazzo San Giorgio, in relazione ai comportamenti che il personale preposto deve far osservare ai titolari delle agenzie funebri e a coloro che, purtroppo, sono alle prese con una perdita di un familiare, riguardanti lo spazio riservato all’ obitorio, fino a qualche tempo fa intasato di bare in attesa di tumulazioni, per scarsità di disponibilità di loculi. Personale preposto che, detto per inciso, non c’entra assolutamente niente con le disposizioni che vengono emanate dalla sede comunale, e che anzi il più delle volte ne subisce le conseguenze con vere e proprie aggressioni verbali da parte dei cittadini, alle prese con provvedimenti che non condividono e che, dai più, vengono ritenuti insensati e privi di ogni logica.
Spesso e volentieri si assiste ad autentici battibecchi tra i parenti dei deceduti e gli incolpevoli addetti al servizio, rei solo di far assecondare quanto stabilito dall’alto. Le regole, si dirà, sono fatte per essere contemplate da tutti, nessuno escluso, ci mancherebbe altro che avvenisse il contrario, ma c’ è da dire che non sempre esse sono orientate, a giudizio della popolazione, a criteri di buon senso e di funzionalità, tali da soddisfare le esigenze di tutti, dell’amministrazione comunale, del personale operante nella struttura, delle imprese di pompe funebri e dei cittadini tutti, molti dei quali spesso provenienti da fuori città, per dare in extremis, proprio all’obitorio, l’estremo saluto ad un proprio caro, magari perché non hanno fatto in tempo a prendere parte alle esequie svoltesi in Chiesa.
Le regole, è altrettanto vero, sono stabilite e vanno rispettate, ma sono anche suscettibili di modifiche nel momento in cui si acclara che sono penalizzanti per quanti ne dovrebbero beneficiare e per l’utenza in generale.
E caliamoci nella attuale realtà, perché vissuta personalmente, per meglio far comprendere il tenore e lo spessore di ciò che si sta scrivendo, alla luce delle emanazioni partorite dal palazzo di corso Vittorio Emanuele. La prassi prevede che una volta celebrata la cerimonia in Chiesa, la salma venga provvisoriamente “depositata” in obitorio, in attesa della tumulazione, se già si è in possesso di un loculo, altrimenti occorre procedere tempestivamente – e si sottolinea – tempestivamente, ad acquistarne uno che sarà concesso solo ed esclusivamente a dimostrazione dell’effettuato, reale pagamento. E ci potrebbe stare, anzi, c’è. Ma non tutti, si obietta, hanno la disponibilità economica immediata, per procedere a tale adempimento, anche e soprattutto nella considerazione che il costo di una nicchia si aggira intorno ai 3mila euro, mica bruscolini!
Se l’evento nefasto si verifica in una giornata prefestiva o festiva la situazione si complica ulteriormente, con gli istituti bancari chiusi. Il bello, per usare un paradosso, è che una volta che la salma è stata portata in obitorio, ai familiari non viene consentito di entrare. La camera mortuaria viene chiusa e sarà possibile “salutare” definitivamente il caro congiunto prima della tumulazione, solo un quarto d’ora antecedente questa ultima osservanza. Ovviamente con buona pace per quanti sono giunti in città all’ultimo momento e devono riprendere la strada del ritorno, senza aver potuto neppure toccare la bara. Ma c’è di più, e la cosa certamente è davvero sgradevole e sicuramente di pessimo gusto: il copri bara di fiori, che in genere, si fa confezionare dai parenti più prossimi all’estinto da un esercente, spendendo anche parecchio, non può essere più collocato sulla salma, ma va lasciato fuori dalla camera mortuaria, all’aria aperta e alla mercé di tutti, insieme agli altri fiori, corone, cuscini e realizzazioni varie. C’è solo da rivolgere vive preghiere al Signore affinché non faccia scendere precipitazioni di ogni genere, per evitare che il tutto si trasformi in una poltiglia di una indecenza indicibile, anche dal punto di vista sanitario, e non solo dell’immondizia e dell’estetica.
Ci è parso di capire, ancora, che i fiori non possono stare più di 48 ore vicini al loculo. Verranno rimossi anche se ancora in condizioni di freschezza, come successo nel nostro caso, tolti dopo l’avvenuta tumulazione.
Eppoi il problema ascensori. Ci sono loculi che si trovano ai piani alti e che per essere raggiunti, specie dai più anziani, hanno bisogno dell’ascensore. In uno dei manufatti, l’ascensore, ancorché completo, è collocato, ci dicono da parecchio tempo, ai suoi piedi, in attesa di essere montato. Staremo a vedere quando! Ciò comporta che le bare, per essere portare ai piani alti e non costringere i portatori a salire le scale con tutti i rischi consequenziali, devono essere trasportate da una piattaforma di un privato, ovviamente pagata dal Comune, con inevitabile spreco di soldi.
Non ci sono proprio espressioni per commentare. Un’autentica vergogna nell’anno del Signore 2024!
Ci fermiamo qui, perché ne abbiamo abbastanza di questa classe dirigente che, evidentemente, il culto dei morti lo rispetta solo a parole.
Michele D’Alessandro

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