Evitare conflitti d’interesse in Comune è possibile, parola di Michele Ambrosio capogruppo Udc a Palazzo San Giorgio. “Prevenire è meglio che curare – dice senza peli sulla lingua Michele Ambrosio – recenti notizie di cronaca di ‘Mafia Capitale’ ripropongono con forza la necessità di intervenire con fatti ed atti concreti al di là delle enunciazioni di principio e dei buoni propositi che svaniscono una volta spenti i riflettori della stampa e dell’opinione pubblica”. Secondo il capogruppo dell’Udc a Palazzo San Giorgio, il compito degli amministratori pubblici è quello di andare “oltre i vincoli disposti dalle leggi, approvando regole e codici etici ancora più stringenti delle norme stesse ad evitare che si possa ingenerare persino il sospetto e la sfiducia dei cittadini, a garanzia dell’imparzialità dell’azione amministrativa in settori delicati.

Da oltre 18 mesi – spiega Ambrosio – ad esempio, giace nei cassetti della commissione Statuto, la proposta di adozione del codice etico degli amministratori da me presentato nel lontano marzo 2013 e schivato dalla discussione come il diavolo evita l’acqua santa.

La vigente normativa prevede l’obbligo per tutti gli amministratori di astensione dalla discussione e dalla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado prescrivendo, in materia di urbanistica, l’obbligo per gli assessori competenti in materia di urbanistica, edilizia privata e pubblica di non esercitare l’attività lavorativa professionale nel territorio da essi amministrato.

Secondo me tutto ciò non è sufficiente.

Occorre – continua – estendere tali principi anche a tutti gli organismi politico/istituzionali, come ad esempio le commissioni consiliari permanenti ed in particolare quelle competenti in materia di ‘lavori pubblici’ e di urbanistica applicando la norma a tutte quelle fattispecie che, sebbene legittime, possano potenzialmente generare conflitto di interessi diretto o indiretto. Da ciò l’interrogazione presentata al sindaco e la proposta portata alla attenzione della commissione Statuto, di integrare il disciplinare del funzionamento delle commissioni consiliari inserendo la incompatibilità di nomina a presidente e vicepresidente, dei due suddetti organismi istituzionali, di quei consiglieri che per professione diretta, contiguità lavorativa, appartenenza di categoria, potrebbero avere potenziali conflitti con le materie di competenza delle due commissioni”.

 

 

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