“Se fosse capitato a noi? Come avrebbero reagito i nostri edifici scolastici? I bambini e le docenti avrebbero avuto il  tempo per mettersi in salvo? Nella scuola di via D’Amato manca anche una scala esterna antincendio”. Sono queste le domande che tormentano i genitori dei piccoli studenti della ‘Nina Guerrizio’ dal 24 agosto, quando un drammatico sisma ha distrutto i paesi del Centro Italia, sbriciolato ospedali e scuole. La paura è tornata a salire.

I genitori, riuniti nel Comitato per la sicurezza delle scuole di via D’Amato, esprimono i loro malumori in una lunga lettera inviata nelle redazioni giornalistiche: “La scuola è il luogo in cui i nostri figli vivono, crescono ed apprendono. La scuola ha il compito di trasmettere alle giovani generazioni gli elementi fondamentali di una civiltà, di una cultura o di avviare ad una determinata professione; oltretutto la primaria è scuola dell’obbligo, quella che ogni cittadino italiano è obbligato per legge a frequentare. Il valore di una scuola, quale incubatrice e riflesso della società futura, è da questo punto di vista inestimabile. La scuola è anche un luogo strategico dove accogliere la popolazione per eventi calamitosi. A quanto pare, questa premessa non serve per  le scuole del capoluogo molisano e in particolare per gli istituti di via D’Amato”. La loro previsione è improntata al pessimismo: “Se la scuola è il riflesso della società futura, per questa scuola non si può parlare di un futuro roseo”.

L’articolo completo domani su Primo Piano. 

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