“Eventi come questi mettono a dura prova la nostra fede”. Il parroco della chiesa di San Pietro cerca di toccare con delicatezza i tasti giusti per lenire la profonda disperazione dei genitori di Ciro Ciocca, il giovane studente molisano morto a Rouen, a pochi chilometri da Parigi, a soli 21 anni. Un ragazzo sorridente e gentile. Ma forse sul suo cuore erano scese ombre che nemmeno chi gli voleva bene è riuscito a dissipare e su cui proverà a far luce la Procura di Campobasso che sulla vicenda ha aperto un fascicolo.

Lascia un vuoto incolmabile nella sua famiglia, ma anche nei suoi amici e nei tanti che lo conoscevano: dagli ex compagni di scuola del liceo Scientifico ‘Mario Pagano’ di Campobasso agli universitari che aveva conosciuto a Portici, dove frequentava la Facoltà di Agraria dell’Università Federico II. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che il ventenne non avrebbe più riabbracciato nessuno di loro.

La chiesa di San Pietro non riesce ad accogliere i tantissimi ragazzi che vogliono dargli l’ultimo saluto. Tanti nascondono gli occhi gonfi dal pianto dietro un paio di occhiali da sole, altri stringono tra le mani il fazzoletto inzuppato di lacrime.

“L’unica cosa che possiamo fare oggi – le parole del sacerdote – è stare vicini alla famiglia, non possiamo indagare i motivi di un mistero che si comprenderà solo vivendo. La vita deve continuare in comunione” dice ancora chiedendo “perdono e pace per Ciro”.

Un Commento

  1. Mauro D'Ambrosio scrive:

    Con il suicidio del giovane larinese, questo è l’episodio più triste ed assurdo che abbia riguardato il Molise quest’anno. Tutti devono farsi un serio esame di coscienza.

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