I reati di stalking, così come le violenze e gli abusi, sono calati nella provincia di Campobasso, «ma questo non deve farci abbassare la guardia. Anzi, per certi versi, potrebbe rappresentare un campanello d’allarme perché sono ancora troppe le vittime che non denunciano». È il monito che ha lanciato il questore Mario Caggegi prima del taglio del nastro dell’aula protetta e dell’intervento del prefetto Franco Gabrielli. Il capo della Polizia si è infatti rivolto agli agenti e alle autorità presenti sottolineando non solo l’importanza di intervenire tempestivamente per prevenire i reati, ma soprattutto di riuscire a carpire i disagi delle vittime e aiutarle a ‘uscire allo scoperto’.
«Sono donne che vivono una condizione di sudditanza psicologica e fisica e che dunque non riescono ad esporsi. È facile parlare quando si ha il distacco rispetto alle cose, quando si è dentro le situazione è invece difficile. Per questo i centri, come le aule di ascolto sono importantissimi, perché sono una tappa intermedia per intercettare da un lato la sofferenza e dall’altro per consentire alle vittime di avviarsi al passo successivo della denuncia senza sentirsi sole. Io dico sempre ai miei colleghi che queste tematiche non possono essere sottovalutate, non possiamo trattare alla stessa stregua di un altro reato un fascicolo di violenza di genere, perché in questi casi, nel momento in cui non intercettiamo la richiesta di aiuto, si passa ad una condizione di seconda vittimizzazione e la vittima vede peggiorare la sua condizione di isolamento. Così compiamo due delitti, uno nei confronti della vittima, e uno nei confronti di tante altre vittime che percepiranno il messaggio perverso che alla fin fine denunciare non serve a niente, anzi può addirittura complicare e peggiorare la vita».
Un ruolo fondamentale, in questi, caso lo giocano anche e soprattutto i cittadini:«Al di là del ruolo delle istituzioni e delle forze dell’ordine che hanno una grande responsabilità, i reati di genere affondano le radici in profili di carattere culturale, e dunque il concorso di tutti è indispensabile. Il vicino di casa, il parente, l’amica della vittima, tutti coloro che sono in grado di intercettare un disagio o un problema devono fare la loro parte.
Tra l’altro la nostra legislazione ha posto al centro della sua attenzione la vittima, con modalità progressive di intervento. Ad esempio l’istituto preprocessuale dell’ammonimento dà il segno di come l’attenzione non è volta solo alla repressione o all’individuazione del responsabile. C’è bisogno di prevenzione e uno sforzo maggiore anche nei confronti del carnefice: c’è bisogno di educazione nei confronti di chi considera donne e minori come degli oggetti.
Purtroppo ormai abbiamo perso il senso di comunità e il senso farci carico dei problemi degli altri, quindi grazie alla Questura e al Lions per la realizzazione di questa struttura. Per altro i reati di violenza di genere di solito sono reati a condotta plurima, quindi gli episodi vanno monitorati e la sala d’ascolto servirà anche a questo. Dimostreremo così ancora di più la nostra vicinanza ai cittadini. Denunciare è importante e denunciare non significa rimanere soli, noi ci siamo».

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