Scena del crimine ancora da studiare e indagare per l’oggettiva manomissione dei luoghi dove si è consumato l’omicidio prima che arrivassero investigatori e inquirenti. E poi il mistero dell’arma del delitto, l’incompleta ricostruzione dei fatti, della dinamica e di alcune fasi successive.
Puntuali, decise e senza sosta vanno avanti le indagini coordinate dal procuratore capo Carlo Fucci. Ieri mattina si è svolta l’autopsia sul corpo di Carlo Giancola, il 72enne ucciso dalla moglie Irma Forte che ha confessato il delitto davanti al gip Michaela Sapio. Un racconto, quello della donna, minato da qualche lacuna dettata, con molta probabilità, dallo stato confusionale della donna, come hanno anche rimarcato i legali che l’assistono in questo percorso giudiziario che non sarà affatto facile. Ma è proprio su queste lacune nella ricostruzione dei fatti che il procuratore vuole vederci chiaro.
La 66enne è accusata di omicidio volontario aggravato e le indagini, dirette dalla Procura – che le conduce con l’attività del procuratore e dei due sostituti assegnatari del procedimento e che sono state affidate ai carabinieri della Compagnia di Isernia – proseguono sia per acquisire eventuali riscontri alle dichiarazioni dell’indagata sia per acquisire ulteriori elementi probatori.
Perché, come rileva proprio il procuratore Carlo Fucci, la ricostruzione dei fatti è incompleta e non risultano chiari alcuni aspetti della dinamica dell’omicidio e della fase successiva.
L’oggettiva alterazione dello stato dei luoghi, con la scena del crimine ripulita – come Primo Piano ha anticipato nell’edizione di ieri – «prima che fossero stati informati dell’omicidio la Procura della Repubblica di Isernia ed i carabinieri e dunque prima dell’intervento degli inquirenti sul luogo dell’omicidio» puntualizzano dal Palazzo di Giustizia, è stata fin da subito rilevata dal procuratore Fucci.
In più, resta ancora da certificare quale sia stata l’arma del delitto, al netto delle indiscrezioni filtrate a margine dell’interrogatorio di garanzia della donna che ha confessato il delitto, assumendone la piena e unica responsabilità.
Come è noto, su disposizione della Procura, sono intervenuti nell’appartamento di via XXV Settembre a Santa Maria del Molise, insieme ad uno dei magistrati che conducono le indagini e agli avvocati della donna, i legali Giuseppe De Rubertis e Demetrio Rivellino, i militari del Ris di Roma, assieme al personale della sezione operativa e del Nucleo investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Isernia.
Il sopralluogo ha avuto l’obiettivo di acquisire «ulteriori dati probatori attraverso le tecniche e le attrezzature proprie del Ris. Tale attività – spiega il procuratore – ha l’obiettivo di ricostruire gli eventi essendo stato constatato che la scena del crimine era stata meticolosamente ripulita; di verificare con tale ricostruzione anche il numero dei colpi inferti alla vittima; di realizzare una planimetria in 3D maggiormente esplicativa dei fatti». Attività che proseguiranno nei prossimi giorni, «sempre nel rispetto delle garanzie difensive e dunque con la procedura degli atti irripetibili».
Nel corso dell’ulteriore sopralluogo effettuato nei giorni scorsi, sono stati sequestrati altri reperti pertinenti al reato e utili per la ricostruzione della dinamica e della fase successiva all’omicidio.
L’autopsia consentirà di acquisire ulteriori dati probatori: la causa del decesso e le modalità di esecuzione dell’omicidio.
Tutti gli elementi, insieme alle altre informazioni che lo stesso esame autoptico fornirà per la ricostruzione della dinamica del delitto, saranno poi valutati insieme ai risultati degli accertamenti del Ris.

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