Ormai ci siamo: sta per iniziare il Carnevale europeo delle maschere zoomorfe. Tre giorni, da domani – venerdì 23 – a domenica 25 febbraio 2024, che renderanno Isernia il cuore pulsante della cultura e della tradizione grazie a conferenze, concerti e pantomime. L’attesa è tutta per il grande corteo di sabato 24 febbraio, con partenza da corso Garibaldi (zona passaggio a livello) e la presenza di 300 figuranti, 12 gruppi di cui quattro stranieri, quattro del Molise e quattro di altre regioni d’Italia, e l’arrivo previsto di migliaia di turisti e visitatori. Lo scorso anno l’associazione Artemide, che ha organizzato la manifestazione col patrocinio di Comune di Isernia, Regione Molise, Provincia di Isernia, Proloco Isernia, Fondazione Molise Cultura, Accademia italiana della cucina, Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, riuscì a convogliare un pubblico numerosissimo nel capoluogo pentro.
Il corteo sarà preceduto dalla conferenza del demologo Mauro Gioielli, in programma venerdì alle ore 17,30 all’Auditorium Unità d’Italia. Nella stessa location seguirà, con inizio alle ore 21, il concerto di ‘Officine meridionali’, l’orchestra capitanata da Giuliano Gabriele, tra le più apprezzate nell’ambito della world music a livello internazionale. Il sabato il corteo culminerà in piazza Andrea d’Isernia con il gran finale sul palcoscenico e la domenica ci sarà il ritorno all’Auditorium. Qui le maschere si esibiranno con un nuovo spettacolo.
L’organizzazione è al lavoro e in queste ore sono state definite le aree per la sosta nella giornata di sabato 24 febbraio: il parcheggio dell’ospedale e quello davanti al supermercato Tigre, lungo via Sant’Ippolito, in zona Santo Spirito, via Roma, il parcheggio del centro commerciale In Piazza, il parcheggio dedicato alla sosta lunga dei bus (nella zona retrostante alla piscina. L’area antistante alla piscina sarà destinata ai camper), il parcheggio della chiesa di San Lazzaro, via Occidentale. Il parcheggio sottostante la Rampa Mercato sarà riservato alla stampa.
Da via Sant’Ippolito, Santo Spirito e San Lazzaro saranno arriveranno e partiranno le navette per l’intera giornata.
La sosta (eccetto i parcheggi blu), l’accesso alla manifestazione e le navette saranno completamente gratuite.
Quest’anno ci saranno molti stand e aree dedicate allo street food in quattro aree specifiche: villa comunale, piazza Carducci, piazza Celestino V e piazza X settembre.
A impreziosire la seconda edizione, oltre alla grande partecipazione di volontari, i doni che molti cittadini hanno offerto all’organizzazione. Tra questi delle bellissime maschere realizzate a tombolo dalla merlettaia Maria Caruso.
Intanto, questa mattina alle ore 11 i vertici dell’associazione Artemide, Fernando Ferri e Alessandro Aceto, il direttore artistico del Carnevale, Mauro Gioielli, e i rappresentanti di Comune e Pro loco, incontreranno la stampa per fornire ulteriori dettagli.
Il Carnevale è una delle festività più antiche e radicate della tradizione popolare. In Italia, viene celebrato in molti luoghi che conservano usi specifici. Quello delle maschere zoomorfe che si svolgerà a Isernia dal 23 al 25 febbraio – giunto alla sua seconda edizione – è molto particolare giacché dedicato al travestimento di uomini in specifici animali, secondo un campionario ferino molto vasto, che comprende soprattutto mammiferi della selva e del pascolo. Si tratta di mascheramenti documentati in epoche remote, già oltre 15.000 anni or sono, travestimenti che fanno del Cemz isernino un ineguagliabile appuntamento carnevalesco, la cui profondità storico-culturale è in assoluto, e di gran lunga, la più importante d’Italia.
Per farci raccontare le origini di questa manifestazione abbiamo raggiunto il demologo Mauro Gioielli, direttore artistico e coordinatore scientifico dell’evento, nonché autore di innumerevoli libri e protagonista della riscoperta e del recupero di molte tradizioni popolari.
«È nato da un’idea del 1998 – spiega Gioielli riguardo la tipicità del Carnevale europeo delle maschere zoomorfe – quando a Isernia fu organizzata una manifestazione simile, ma di portata minore perché limitata all’Italia. Al corteo mascherato del 7 febbraio 1998 parteciparono quattro maschere zoomorfe: due molisane, ovvero il Cervo di Castelnuovo al Volturno e il Diavolo di Tufara, una pugliese, cioè l’Orso di Putignano, e una sarda, i Mamutzones di Samugheo. L’iniziativa riscosse un grandissimo successo, ma, purtroppo, non fu possibile ripeterla a causa della mancanza di finanziamenti. Dopo tanti anni, si è deciso di riprendere il progetto iniziale, arricchendolo ulteriormente».
La prima edizione del CEMZ, organizzata dall’aps Artemide, si è tenuta lo scorso anno, con uno straordinario riscontro in termini di partecipazione e quest’anno si spera di bissare o addirittura superare i risultati passati.
«In molte aree geografiche dell’Italia e dell’Europa sopravvivono rituali che vedono protagoniste le maschere dell’uomo-fauno, travestimenti legati principalmente al periodo di carnevale – spiega Gioielli riguardo ad alcune maschere zoomorfe -. Si tratta di forme di mascheramento documentate fin dal paleolitico superiore. Quando l’uomo non era ancora agricoltore, era già cacciatore e frequentava la selva, specchiandosi in quello che poteva osservare intorno a sé, in particolare gli animali. In questo modo si instaurava un sistema di mutazione che continua a sopravvivere in molti mascheramenti, come quelli degli animali nei quali l’uomo si trasforma, indossando, per esempio, pelli, corna e campanacci».
Il Carnevale rappresenta anche un rito di passaggio dall’inverno alla primavera: in molti Carnevali, infatti, compaiono “maschere nere” (a simboleggiare l’inverno) e “maschere bianche” (anche se spesso sono multicolori) a rappresentare la primavera.
In tema di Carnevale, un cenno va fatto anche al cibo: «Sia l’anno scorso sia quest’anno – continua il demologo – ci siamo affidati al supporto dell’Accademia italiana della cucina, che fa della gastronomia un vero studio a livello culturale. L’Accademia farà di nuovo parte della nostra squadra con cibi tipici del periodo prequaresimale. Il Carnevale, infatti, è anche un lungo periodo festivo che ha a che vedere con l’alimentazione; non a caso, secondo una delle interpretazioni più diffuse, la parola “Carnevale” proviene dal latino “carnem levare” (cioè ‘togliere la carne’), quindi indica la celebrazione dell’ultimo banchetto prima del mercoledì delle Ceneri».
Gioielli ha il merito di aver riscoperto e recuperato antichi carnevali molisani come quello dell’Uomo-Cervo di Castelnuovo al Volturno, quello della Canzone dei Mestieri di Isernia e quello dei Mesi di Bagnoli del Trigno. «L’anno scorso – aggiunge – con il Carnevale europeo delle maschere zoomorfe abbiamo contribuito a ridare vita al ‘Brutto’, che è una maschera di Macchiagodena, in provincia di Isernia. Anni fa, la presidente del Circolo della Zampogna, Antonietta Caccia, ha rintracciato questa maschera zoomorfa obliata e, insieme all’amministrazione comunale di Macchiagòdena e ai ragazzi che hanno interpretato i personaggi, abbiamo deciso di farla rivivere, ed essa sarà presente anche al Grande Corteo in Maschera che si terrà a Isernia il prossimo 24 febbraio».
Infine, una riflessione sul rapporto fra turismo ed eventi culturali come il Carnevale europeo delle maschere zoomorfe: «I grandi eventi spettacolari – afferma Gioielli –, quelli con salde radici nella cultura popolare e che hanno una profondità storica significativa, portano turismo e quindi anche ‘movimento economico’. L’anno scorso, per esempio, con oltre 30mila persone a Isernia c’è stato il sold out in tutte le strutture ricettive per l’alloggiamento e la ristorazione. Un numero enorme di visitatori, della cui presenza ha beneficiato l’intera regione. Ma bisogna fare attenzione: se si punta solo o principalmente sul turismo, questi eventi, che sono antichissimi e bellissimi, rischiano di essere sviliti perdendo parte della loro importanza folklorica. Un turismo troppo massificato talvolta fa male alla cultura. È importante che non si badi (come talvolta succede) più al profitto economico che alla salvaguardia seria di queste tradizioni, che vanno tutelate in modo scientifico e competente».

 

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