Se c’è una dote (non l’unica di certo) che non difetta ai medici (pochi) in servizio Pronto soccorso del Veneziale, è la testardaggine nel voler trovare soluzioni – seppure tampone – all’emergenza personale di cui il reparto soffre da mesi e mesi.
Quella arrivata in queste ore all’attenzione dell’Asrem non è di certo la prima proposta di confronto su una possibile exit strategy inviata nell’ultimo anno.
Idee, quelle che i medici hanno inteso condividere con l’azienda sanitaria regionale, alle quali non è stato dato mai alcun riscontro però. Nonostante le parole spese in presenza del prefetto Faramondi, a maggio, solo per citare uno degli ultimi impegni non mantenuti in ordine di tempo.
Ma la situazione è quella che è, l’emergenza nell’emergenza non accenna a cedere, i medici sono sempre pochi e così all’Asrem ieri mattina è stata inviata un’altra proposta operativa, utile di certo a superare il momento estivo che coincide con un maggiore afflusso di pazienti e con le legittime necessità di ferie e riposo dei pochi (quattro in luogo degli 11 del 2016) camici bianchi in servizio.
L’idea è quella di creare, con il capitale umano e professionale disponibile, una sorta di task force della medicina di urgenza: inutile frazionare i reparti che lavorano gomito a gomito e che sono interconnessi nella cura del paziente che arriva in ospedale, si sostiene nella nota.
Perché non unire le forze e quindi creare un gruppo di lavoro che approcci al paziente utilizzando il personale che opera sul Pronto soccorso, in Medicina, in Chirurgia?
Di fatto i medici in servizio aumenterebbero, non ci sarebbero problemi di turnazione e comunque il momentaccio (l’ennesimo) che stavolta coincide con l’estate – e quindi con l’aumento esponenziale del bacino di utenti che potrebbero aver bisogno della sanità pubblica – potrebbe essere superato in maniera più agevole.
Una task force di medici che scenderebbe in campo per il tempo necessario a trovare le soluzioni più strutturate, ove mai queste fossero possibili. Sì perché la sensazione che ormai sta diventando una certezza è che i problemi che si accatastano uno sull’altro non si vogliano risolvere.
Le voci che filtrano dalle corsie del Veneziale sono sempre più flebili, l’impressione è che non ci sia la volontà dell’azienda di evitare il tracollo del sistema sanitario che gravita su Isernia e sull’intera provincia.
Il Veneziale è l’unico ospedale del territorio, normalmente serve un bacino di utenti di 80mila persone. Che d’estate aumenta e non poco. E mentre crescono i potenziali fruitori dei servizi sanitari, il numero di chi dovrebbe curarli diminuisce oppure, quando va bene, resta identico a quello che è già ‘sottorganico’.
Ieri mattina quindi è partita l’ennesima proposta di soluzione al problema dei problemi, nella speranza che qualcuno, in via Petrella, la consideri. Del resto si tratta di un’idea già testata, in molti altri ospedali italiani alle prese con momenti particolari di carenze d’organico. Come può esserlo quello estivo, che espone ovviamente a maggiori turnazioni per maggiori accessi alle strutture sanitarie e per l’organizzazione delle ferie estive.
La situazione da allarme rosso non è confinata solo al Pronto soccorso, ovviamente: potrebbe accadere qualcosa di simile in Ortopedia dove c’è un solo medico (il primario) coadiuvato da 2 specializzandi che ovviamente non possono gestire il reparto da soli.
Se il dottor Bianchi dovesse decidere di voler andare in ferie (legittimamente) oppure dovesse avere un qualsiasi motivo che lo tiene lontano dal reparto, cosa accadrebbe? Si chiude e si spediscono i pazienti a Campobasso?
Una ipotesi che sembra abbia circolato con insistenza ieri, allarme poi rientrato ma il discorso è sempre identico: si può gestire la sanità pubblica in perenne emergenza, sperando che non accada un imprevisto oppure che un professionista che ha lavorato sodo per mesi non abbia il desiderio di staccare un po’ la spina?
L’emergenza può essere la regola? Intanto, stilare la tabella dei turni è ancora un vero e proprio rebus che dal Pronto soccorso hanno demandato alla direzione sanitaria.
Tempo per ragionare su come incastrare presenze e assenze, ferie e malattie non ce n’è. I medici sono pochi e gli accessi sono aumentati. Ergo, che sia risolto da chi il problema non lo ha affrontato per tempo.
ls

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