Persino il castello di Torella del Sannio avrebbe dovuto essere oggetto dei lavori di riqualificazione possibili grazie al Superbonus: la truffa plurima che i quattro professionisti, finiti agli arresti domiciliari nelle scorse ore, avrebbero architettato utilizzando le misure speciali varate dal Governo Conte con tutt’altro obiettivo e ormai cancellate, ha coinvolto anche l’antico ed austero maniero.
Uno dei comproprietari, ormai deceduto, risulta infatti il destinatario di fatture per 145mila 680 euro per interventi in regime di ecobonus per lavori, ovviamente, mai effettuati come hanno scoperto le indagini. Un’inchiesta dettagliata e complessa quella coordinata dalla Procura della Repubblica di Isernia con il supporto dirimente della Guardia di Finanza e non a caso denominata «Castelli in aria», illustrata nel dettaglio ieri mattina dal procuratore Carlo Fucci.
I quattro professionisti, di cui tre molisani, secondo le risultanze delle indagini avrebbero ottenuto crediti fiscali per almeno sette milioni di euro relativi a lavori inesistenti o mai completati attraverso le normative dell’ecobonus e del superbonus, quindi utilizzando il meccanismo dello sconto in fattura.
Ed è proprio il procuratore Fucci a delineare il quadro a tinte fosche che emerge dall’indagine che si è snodata tra il territorio della provincia di Isernia e Cosenza e che è culminata, nelle scorse ore, con le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari eseguite dalla Guardia di Finanza del capoluogo pentro.
Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno concentrato l’attenzione su due società, con sede legale a Isernia, e su diversi altri soggetti, residenti in entrambe le province molisane, attraverso accertamenti e sequestri finalizzati a disvelare ed interrompere il meccanismo truffaldino in danno dello Stato.
Le indagini hanno fatto emergere che gli indagati, tramite due società apparentemente indipendenti ma aventi identica sede legale presso lo studio di un componente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Isernia – anche lui finito ai domiciliari perché amministratore di una delle due società finite al microscopio degli inquirenti – avevano ottenuto crediti fiscali tramite il sistema dello sconto in fattura a fronte di lavori edilizi soggetti ad incentivi statali nella forma di credito di imposta mai svolti o mai completati, in favore di committenti apparentemente ignari.
Tra gli arrestati vi è anche un professionista di Campobasso, tecnico asseveratore delle pratiche edilizie di una delle società, che attestava la regolare esecuzione dei lavori, fornendo un apporto decisivo alla commissione della truffa: in concorso con gli altri indagati – due imprenditori – risponderà quindi anche del reato appositamente previsto per sanzionare più severamente le ipotesi di falso in asseverazioni emesse al fine di far ottenere gli incentivi pubblici previsti. In provincia di Isernia, di Campobasso e anche di Latina gli immobili oggetto delle false pratiche edilizie.
Il Gip ha disposto il sequestro preventivo di crediti fiscali, di oltre un milione 403mila di euro, tra le due società con sede legale a Isernia e un’altra società con sede a Velletri, apparentemente estranea ai fatti che, però, aveva acquistato crediti di origine illecita da una delle società facenti capo agli indagati.
Nel dettaglio, sono stati sottoposti a sequestro preventivo crediti fiscali rispettivamente del valore di 765mila 696 euro e 585mila euro circa (alle società con sede a Isernia) e crediti del valore di 52mila 510 euro presenti sul cassetto fiscale della società con sede a Velletri.
Il sequestro preventivo ha impedito l’ulteriore circolazione dei crediti, per la legge inesistenti, e il loro utilizzo in compensazione.
Le attività delle due società oggetto di indagine, però, hanno prodotto crediti fiscali per circa 5 milioni di euro che – esclusa la quota già sequestrata – saranno oggetto di verifica nel prosieguo delle indagini che non sono affatto concluse.
E il sequestro preventivo è stato esteso anche ai crediti ceduti a terzi soggetti, anche quando acquistati in buona fede, come ammesso dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione.
«Tale circostanza – commenta il procuratore Fucci per mettere in guardia chi potrebbe finire nel meccanismo, suo malgrado – impone di sollecitare gli operatori economici, sia istituzionali (banche, società finanziarie, etc.) che non (persone giuridiche e privati cittadini) ad una attenta verifica della legittimità dei crediti fiscali acquistati presso terzi, spesso a fronte di corrispettivi particolarmente vantaggiosi, in quanto allo stato nulla permette di tutelare i loro interessi contro condotte fraudolente poste in essere a monte dai cessionari e quindi dalla illegittimità del credito acquisito, se non l’eventuale azione risarcitoria verso il medesimo cessionario».
Le indagini, come detto, sono state svolte con la consueta professionalità dai militari della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Isernia ai quali è andato il plauso del procuratore Fucci in considerazione anche degli effetti che ha prodotto tale inchiesta che ha consentito una cospicua riduzione del danno che sarebbe stato arrecato allo Stato e dunque alla collettività.

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