Un dubbio, a distanza di un anno da quel terribile giorno in cui il signor Pasquale Cifelli perse la vita a pochi passi dall’ospedale Veneziale di Isernia, affanna il cuore e i pensieri dei suoi cari: l’uomo sarebbe ancora vivo, se solo qualcuno in quel tardo pomeriggio di metà marzo si fosse accorto che si era inavvertitamente allontanato dal Pronto soccorso, dove era ricoverato da alcune ore per difficoltà respiratorie?
Un dubbio che arrovella il cervello di chi quel giorno attendeva di riabbracciare il proprio caro, o di avere notizie dai medici sul suo stato di salute, ma che improvvisamente ha invece appreso che non fosse più lì, nei pressi della sala d’attesa, ma fuori dall’ospedale, a 500 metri di distanza, accasciato su un marciapiede. Morto.
Un dolore straziante, che ancora oggi suscita nei familiari tante domande rimaste senza risposta. Una, però, a dirla tutta è arrivata nelle scorse ore. Pasquale Cifelli sarebbe morto di infarto. È stata depositata infatti la perizia dell’esame autoptico eseguito il 23 marzo dello scorso anno sulla salma dell’uomo, e dopo l’appello lanciato dalla famiglia del signor Cifelli e dall’avvocato a cui hanno affidato il caso, la legale Elena Bertoni, un primo atteso chiarimento sulle cause di quel decesso sarebbe arrivato.
Ma gli interrogativi restano molti: perché nessuno si è accorto che l’uomo si era allontanato dal Pronto soccorso, forse percorrendo un tragitto alternativo e interno all’ospedale, visto che i familiari – in sala d’attesa – non l’hanno visto uscire da dove era entrato?
Sul tema è stato presentato un esposto e al momento ci sarebbe un medico iscritto sul registro degli indagati. I familiari di Pasquale Cifelli attendono quindi di conoscere le decisioni che verranno assunte dalla Procura. Se, insomma, ci saranno profili giudiziari in capo a chi avrebbe dovuto tenere sott’occhio il paziente, oppure no.
Intanto, però, col deposito dell’autopsia una prima verità sarebbe emersa, a conferma di quello che i familiari hanno sempre ipotizzato, e cioè che Pasquale Cifelli, quel pomeriggio, fosse deceduto per un infarto, visto che era stato accompagnato al Veneziale per una sintomatologia riconducibile, verosimilmente, ad un attacco cardiaco. L’uomo, portatore di pacemaker, lamentava infatti difficoltà respiratorie. E al Pronto soccorso sarebbe stato sottoposto ad un elettrocardiogramma e poi tenuto in osservazione con una diagnosi di bronchite acuta, prima di sparire, all’improvviso, mentre i familiari aspettavano in sala d’attesa per riportarlo a casa, nella vicina Castelpetroso, precisamente nella frazione di Guasto.
Ma a casa, quel maledetto giorno, Pasquale Cifelli non ci è mai tornato. Il suo cuore si è fermato su un marciapiedi, a 500 metri dal presidio pentro. E non sono valsi a nulla i tentativi di soccorrerlo di una infermiera fuori servizio, poi supportata da un altro collega di passaggio. Così come quelli della Polizia e di un’ambulanza del 118 che arrivò da Venafro visto che quella in uso al Veneziale era impegnata altrove.

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