Continua la mobilitazione in favore del titolare del bar Oasi di Isernia e ora a prendere posizione sono anche alcuni amministratori della città. Andrea Galasso e Giovancarmine Mancini, entrambi consiglieri comunali di minoranza, hanno pubblicamente criticato la decisione assunta dal questore Roberto Pellicone, relativa alla chiusura forzata di tre giorni della storica attività di via Molise, chiedendo addirittura l’intervento del sindaco.
È stato l’esponente di ‘Alleanza per il futuro’ a invitare il primo cittadino a recarsi in Questura per ottenere chiarimenti sull’accaduto. Mancini ha poi raccontato di aver visto con i suoi occhi il titolare dell’Oasi: «cacciare dal suo locale elementi poco raccomandabili. Sempre in difesa dei ragazzi suoi clienti». È proprio la presenza di persone pregiudicate il motivo per cui Pellicone ha preso questa decisione, avendo valutato le indagini compiute dalla Polizia amministrativa e scelto di applicare l’articolo 100 del Testo unico di legge per la pubblica sicurezza. Il dispositivo prevede, appunto, che il questore possa sospendere la licenza di un esercizio che sia «abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose» e questo aspetto, come è stato spiegato da via Palatucci, è stato riscontrato al bar Oasi nel corso di numerosi controlli svolti negli ultimi mesi.
Un episodio che peraltro non è un unicum. Circa due anni fa, era il due dicembre del 2016, l’allora questore di Campobasso Raffaele Pagano chiuse il bar Monforte, in via Firenze, esattamente per lo stesso motivo. In quel caso la sospensione della licenza per l’attività campobassana durò ben 10 giorni e, come avvenuto a Isernia, non fu la conseguenza di un ritrovamento di droga, ma di un’attenta valutazione operata dai vertici della questura.
Valutazione contestata ancora in queste ore da una grossa fetta della popolazione isernina, che non capisce perché a «pagare» debba essere un esercente onesto. I più si chiedono quali comportamenti il titolare possa assumere per evitare che il suo locale venga frequentato da persone che hanno avuto a che fare con la giustizia, per diversi reati. E poi molti cittadini invitano le Forze dell’Ordine a istituire dei presidi utili a evitare che persone sospette frequentino quel bar.
Col passare delle ore, la parete accanto all’ingresso dell’esercizio di via Molise si è riempita di cartelli di solidarietà e i commercianti della zona si chiedono come mai una scelta del genere non sia stata assunta, in passato, per altri locali.
«Comprendo e sostengo il lavoro delle forze dell’ordine – il commento del consigliere Galasso – e il loro impegno a rendere la nostra città sicura, ma un locale pubblico, in quanto tale, è fruibile da chiunque; per questa ragione il titolare di un’attività commerciale non può svolgere il ruolo di controllore, non può avere la responsabilità o l’onere di informarsi in merito allo status giuridico di un cliente, né può avere un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei propri clienti.
Il bar Oasi è un’istituzione per tutta la città di Isernia, per giovani e meno giovani, da sempre Silvano e la sua famiglia rappresentano un esempio per tutti coloro che hanno un’attività in proprio. Grandi lavoratori, persone serie e disponibili con tutti».
Intanto gli hashtag ‘Io sono il bar Oasi’ e ‘Io sto con Silvano’ continuano a spopolare sui social e il dibattito sull’accaduto riempie il web. Sempre online è partita anche l’iniziativa di recarsi tutti al bar Oasi, nel primo giorno di riapertura, per consumare caffè e bevande in segno di vicinanza ai proprietari.
Valentina Ciarlante

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