I dettagli di quanto accaduto non sono ancora chiari. Le informazioni certe arrivano dall’ospedale Cardarelli dove un 69enne è stato operato d’urgenza la notte scorsa da un equipe multidisciplinare di chirurghi e urologi guidata dal prof Sciaudone. L’uomo è arrivato al nosocomio in condizioni serie per le ferite riportare in seguito all’attacco di un cinghiale. La prognosi è severa ma i medici contano di salvargli la vita.
L’intervento chirurgico è durato diverse ore ed è terminato a notte fonda (tra mercoledì e giovedì).
Da quanto si apprende, il 69enne di Limosano vive in periferia, a poche decine di metri dal bosco. Pare che mercoledì sera girovagasse nei paragi dell’abitazione, probabilmente impegnato nelle attività tipiche di chi risiede in campagna. L’animale, un esemplare di grosse dimensioni, lo ha colto probabilmente di sorpresa. Lo sfortunato anziano ha cercato invano di difendersi con un bastone di fortuna. Le urla avrebbero richiamato l’attenzione dei familiari che hanno immediatamente lanciato l’allarme. Trasportato in ospedale, appena stabilizzato è stato subito trasferito in sala operatoria. Numerosi i traumi e le ferite provocati dalla furia del cinghiale, particolarmente gravi e preoccupanti quelle al basso ventre. L’equipe del Cardarelli ha lavorato a lungo per fermare l’emorragia e ricostruire organi e tessuti. L’uomo ha perso anche un dito della mano.
L’episodio, che ha pochi precedenti almeno in Molise, ha sensibilmente scosso la piccola comunità di Limosano.
La sindaca Angela Amoroso si è detta molto preoccupata. Riceve spesso richieste di aiuto dai suoi compaesani che lamentano la presenza massiccia di ungulati e denunciano gravi danni a terreni, colture e strutture ma, come del resto tutti i sindaci, non ha mezzi né strumenti per agire.
«La presenza dei cinghiali e la loro pericolosità – afferma Amoroso contattata telefonicamente – è un problema che colpisce non solo il Molise ma tutto il territorio del Paese. L’aggressione al nostro concittadino, a cui auguro di rimettersi presto in forma, ha scosso e addolorato tutta la comunità, facendo riemergere la necessità di mettere in campo misure efficaci contro la riproduzione incontrollata degli ungulati».
Oltre a compromettere l’incolumità dell’uomo e del patrimonio pubblico e privato, l’elevata proliferazione della specie costituisce anche un serio problema sanitario. È di pochissimi giorni fa l’ennesimo appello della Coldiretti che chiede «la rapida attuazione del Piano nazionale straordinario di catture e abbattimento dei cinghiali per arginare il diffondersi della Peste suina africana (PSA)».
I vertici della confederazione hanno scritto al presidente della Regione, Francesco Roberti, titolare anche della delega alla Caccia, e all’assessore all’Agricoltura, Salvatore Micone.
«Già lo scorso mese di agosto – si legge nella missiva datata 18 ottobre – avevamo denunciato la grave situazione, presente da anni nella regione Molise, causata dalla presenza incontrollata dei cinghiali. Lo avevamo fatto alla luce delle preoccupazioni, tuttora esistenti, del diffondersi in molti territori a noi limitrofi, della PSA, la Peste suina africana. Non intendevamo creare di certo allarmismi ma solo esortare i decisori regionali, sia tecnici che politici, a non sottovalutare tale emergenza epidemiologica che potrebbe assumere risvolti pesantissimi a danno delle aziende zootecniche».
Secondo quanto riferisce Coldiretti, il commissario straordinario nominato dal governo che deve predisporre un Piano di catture ha stimato che «il Molise dovrebbe passare da un prelievo medio annuale complessivo pari a 4.608 capi, attraverso la caccia collettiva, la caccia di selezione ed i prelievi di controllo in aree protette e venabili, ad un numero di 10.500 capi».
Dai dati di cui è in possesso la confederazione si evince che in Molise sono presenti almeno 40mila cinghiali. Numero insostenibile per una regione piccola e non in grado di far fronte ad altre emergenze decisamente prioritarie rispetto a quella degli ungulati.
Coldiretti confida nel presidente Roberti a cui chiede di valutare con urgenza «l’opportunità di attivare anche in Molise gli interventi utili a garantire il decremento della specie».

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