Sarà una stagione primaverile, turisticamente parlando, molto particolare, quella 2022 per gli imprenditori balneari. Tra un anno e mezzo e poco più dovrebbero scadere tutte le concessioni demaniali marittime secondo quanto disposto dall’ordinanza del Consiglio di Stato del 9 novembre scorso. Ma non solo, poiché al di là dell’incertezza che regna sovrana sul comparto che rappresenta il 60% del Pil turistico italiano, vi è anche la terza stagione col Covid tra i piedi. In questi giorni, dopo l’incontro avuto la scorsa settimana con enti locali costieri e Regione Molise, i primi lidi si stanno attrezzando, in vista dell’apertura stagionale prevista il primo maggio. E’ il debutto di un calendario ufficiale così anticipato, come ci ha confermato anche il presidente del Sib-Confcommercio Molise, Domenico Venditti. «Le previsioni meteo di Pasqua e Pasquetta non sono il massimo, ma saremo certamente pronti ad accogliere i turisti nei prossimi ponti. Le distanze di sicurezza saranno mantenute a 10,5 metri quadrati come negli ultimi due anni, in accordo con la Regione e i comuni, anche se non era obbligatorio, ma ci teniamo a garantire la sicurezza per i nostri ospiti. Locali e attrezzature saranno sempre sanificati giornalmente, compresi servizi igienici e cabine, tutto contemplato nell’ordinanza balneare, entrata in vigore già in questa settimana. La destagionalizzazione è un percorso che stiamo avviando sulla scorta del trend positivo avuto dal 2020, col maggiore afflusso». L’ordinanza balneare prevede l’obbligo di apertura dei lidi dal 20 maggio a metà settembre e la facoltà di anticipare al primo maggio e di chiudere al 30 settembre. Interessante, poi, lo spaccato emerso dal convegno di Rimini dello scorso 12 aprile, ovviamente a tema delle concessioni marittime. Nell’ordinanza balneare, «Il concessionario delle strutture di cui al comma 1 è tenuto ad aprire al pubblico, sia per la balneazione sia per l’elioterapia, obbligatoriamente nei seguenti periodi: negli ultimi due weekend lunghi di maggio e cioè nei giorni 20, 21, 22 maggio e nei giorni 27, 28 e 29 maggio; dal 1° giugno al 31 agosto; nei primi due weekend lunghi di settembre e cioè nei giorni 2, 3, 4 settembre e nei giorni 9, 10 e 11 settembre». «Sulla questione balneare è urgente un intervento legislativo nazionale che elimini gli effetti devastanti della sentenza dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato – ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del sindacato Italiano Balneari Fipe-Confcommercio, nel suo intervento a Rimini al convegno dal titolo: “La riforma delle concessioni demaniali per un futuro delle imprese balneari” – dando certezza agli operatori e incentivando gli investimenti nel settore attualmente paralizzati. Questo intervento legislativo nazionale riteniamo che possa e debba essere accompagnato anche dall’applicazione della legge vigente in materia di federalismo demaniale. A fronte, infatti, di un Governo ‘pasticcione’, è non più rinviabile, l’attuazione del federalismo demaniale già disposto da una vecchia legge che sul punto è ancora “lettera morta” (articolo 5 comma 1 del decreto legislativo 85/2010). Siffatta applicazione, da effettuarsi attraverso l’emanazione di un DPCM, assume una notevole importanza su tutti gli aspetti economici della vicenda concessoria (determinazione dei canoni, delimitazione e sdemanializzazione del demanio, acquisizione delle strutture, ecc.), ancorché non sia certamente risolutiva dell’intera questione, poiché le modalità di affidamento delle concessioni rientrano nella concorrenza che è considerata una materia di esclusiva competenza dello Stato centrale. Crediamo che le Regioni e lo Stato possano e debbano condividere questa esigenza, anche perché supera l’attuale scissione fra esercizio delle funzioni demandata alle Regioni e titolarità dominicale rimasta allo Stato: fonte di continui contenziosi costituzionali, di inefficienze gestionali e complicazioni regolatorie. È, quindi, interesse di tutti, non solo dei balneari, che si attui – finalmente – il federalismo demaniale sia per una opportuna semplificazione burocratica che per una doverosa maggiore certezza regolatoria. A ciò si aggiunga la circostanza che sinora le Regioni si sono tutte manifestate molto più attente e competenti dello Stato centrale nel disciplinare la materia e nel difendere la balneazione attrezzata italiana. Del resto il trasferimento delle funzioni in loro favore, risalente all’ormai lontano 1998 (cd leggi Bassanini), ha spogliato lo Stato centrale anche di professionalità e competenze tecniche: causa non ultima di ‘pasticci’ legislativi. A nessuno sfugge che proprio le Regioni, in questi lustri, hanno cercato di sopperire alla latitanza e inefficienza dello Stato centrale sia con proprie leggi che con circolari amministrative. La Regione Emilia-Romagna è stata la prima, con la legge regionale nr. 8 del 2010, a tentare di disciplinare la materia con un giusto bilanciamento fra incentivo agli investimenti e tutela dei bagnini attualmente operanti. E il modello romagnolo di balneazione attrezzata, costituito da piccole aziende a conduzione familiare, è quello prevalente e paradigmatico nel nostro Paese. Un modello che si è rivelato efficiente e vincente nel mercato internazionale delle vacanze. Anche per questo meritevole di essere tutelato e salvaguardato. Così come sta facendo l’Emilia-Romagna unitamente a tutte le altre regioni costiere, da ultimo contestando l’emendamento del Governo al Ddl sulla concorrenza».

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