Dalle parole del vescovo Gianfranco De Luca, chiamato nel giro di appena 3 giorni a celebrare i funerali di un’altra giovane vita spezzata dall’infausto destino, il senso di appartenenza di Fabrizio Caputo a una comunità sulla quale aveva scommesso, in tutti i sensi. Difficile rendere a parole l’emozione, la commozione, il dolore, lo stordimento, per questa angosciante scomparsa così prematura, avvenuta in tragiche circostanze nel tardo pomeriggio di sabato scorso sulla statale 16, mentre il ragazzo stava rientrando verso casa alla guida del suo maxi scooter. Un enorme striscione campeggia sulla recinzione della chiesa di San Francesco, luogo di culto più ampio della città, ma incapace di ospitare tutti coloro, familiari, amici, dipendenti, conoscenti. Una linea solidale è quella che ha legato col sorriso l’attività imprenditoriale e l’esistenza di Fabrizio, bene lo sa la diocesi, che attraverso i punti vendita ha potuto ricevere donazioni nell’ultimo durissimo biennio e mezzo. Il vescovo Gianfranco De Luca ha parlato di chi conosceva bene, del ragazzo e la sua famiglia, coi genitori Michele e Antonietta chiamati per nome più volte. All’esterno cesti di petali bianchi per accogliere il feretro, bagnate dalle lacrime dei presenti. Una scomparsa che ha davvero segnato la gente a Termoli, era amato e rispettato Fabrizio. «La città di Termoli piange oggi il caro Fabrizio. Un ragazzo che ha saputo inserirsi, integrandosi totalmente e pienamente, e da protagonista. Un imprenditore che ha saputo far crescere sé stesso e le tante persone a lui vicine. La preghiera ci deve aprire, in questo caso pregando scopriamo che Dio viaggia con noi ed è partecipe alle nostre sofferenze. E’ presente nel dolore di tutti noi e dei genitori. Questa preghiera deve essere anche una preghiera d’affidamento, di consegna. Fabrizio è un dono. Ce l’ha donato Dio e, Dio è fedele ai suoi doni, perciò sì, Fabrizio è sottratto al nostro affetto, alla nostra vista, ai nostri abbracci ma non è finito, lui vive in Dio. E Dio lo porta con sé in pienezza. La preghiera ci apre all’oltre che noi non riusciamo a vedere. E’ tempo di rendere grazie, sì dobbiamo ringraziare per quello che Fabrizio, con la sua giovialità, il suo impegno e il suo essere per gli altri ci ha testimoniato. E’ una bella cosa. Non lo conoscevo direttamente ma in tanti mi hanno telefonato, sapendo che sarei venuto qui, dicendo che era una bellissima persona. Allora piango con voi, prego con voi ma ringrazio Dio insieme a voi per il dono di Fabrizio. Riconosciamo fragili ed esposti all’imprevisto», ha sottolineato il presule. «Per la nostra vita di tutti i giorni ma anche per aprirci a quella speranza che è certa, come direbbe San Francesco. Oggi è solo un arrivederci, non è un addio. E tutto quello che di bello e di buono c’è stato, lo ritroveremo moltiplicato, centuplicato. Cara Antonietta, come Maria ai piedi della croce, solo Lei può capire il tuo dolore e accoglierlo, perché nemmeno a Lei è stato tolto quel dolore. E a Lei che preghiamo perché tu e il tuo sposo possiate vivere questo dolore atroce, attraversarlo nella speranza. Questo silenzio può essere pericoloso, un abisso senza fondo. Ha il potere di produrre sconcerto e sconforto, scoraggiamento e ribellione. L’ordine dell’oscurità. Forse noi abbiamo sperimentato o ci siamo ancora dentro questo abisso e non è facile uscirne. Non è facile aggrapparsi nell’abisso della morte per tentare di resistere e risalire. E’ qualcosa di terribile, soprattutto quando lo si sperimenta. Parlo come credente in Gesù Cristo e questo mi spinge a dire qualcosa. “Dentro questo abisso c’è Gesù, perché l’amore di un padre non ti abbandona. L’amore di un padre possiamo immaginarlo. Il dolore di un papà va oltre sé stessi. C’è tanto rispetto e nello stesso tempo c’è una spinta, una spinta che abbiamo ascoltato nelle parole di Dio. Cosa ci dice questa parola? Dov’era Dio? Ci viene da chiedere. La pagina di questo Vangelo ce lo dice chiaramente dov’è Dio quando muore qualcuno, sta dalla parte degli uomini. Dio è morto con Gesù, questo Dio che ci ha regalato Gesù è il Dio che condivide la nostra vita fino alla morte. Dov’è Fabrizio nel momento della morte? E’ con Gesù, è con Dio perché Dio è con noi. Quell’abisso dal quale ci sentiamo avvolti ha un punto nella Fede. Se Dio è con me e io con Lui, sono vivo in Lui. Questa è una certezza. La vita non è finita ma è compiuta, realizzata. Le nostre realizzazioni sono nel tempo e nello spazio, quelle in Dio non sono eterne. La Fede ci dà una presa sicura, perché è una verità che resta per sempre. L’amore di Dio non finisce con la morte. Dio ci ha dimostrato, condividendo la nostra morte, che ha vinto la morte, perché Lui è risorto e vive per sempre. Caro Fabrizio, ti ricorderemo sempre. Sei stato come un fratello e vogliamo solo ringraziarti per averci dato la possibilità e il modo di conoscerti. In parole povere, senza di te sarà difficile. Hai lasciato un vuoto incolmabile. Continueremo a pensarti. Perderti ci ha spezzato il cuore. Grazie Fabrizio, grazie per essere stato semplicemente tu. Ti vogliamo bene, ora e per sempre». Al termine della messa, un’amica e una dipendente hanno voluto condividere il pensiero coi tanti presenti, non riuscendo a non piangere. «Con te eravamo in un porto sicuro. Ogni nostro problema, trovavi una soluzione. Noi eravamo amici. Antonietta devi essere orgogliosa di aver cresciuto un uomo come Fabrizio, che sarà per sempre un esempio per i nostri figli. Noi non ti lasceremo sola, Fabrizio ti ha lasciato tanti amici. Michele, sei la persona più buona e leale che noi tutti abbiamo conosciuto. Prendi il nostro abbraccio. Noi ti vogliamo bene. I vostri dipendenti, i vostri amici. Ciao Fabri, ciao meraviglioso angelo!» e ancora il vescovo: «Queste testimonianze sottolineano la bellezza di Fabrizio. Dell’animo bello di Fabrizio. Oggi Fabrizio ci guarda sotto lo sguardo del Signore. Affidiamo al nostro Signore l’anima del nostro fratello Fabrizio, che si è addormentato nella pace eterna». Tanti gli applausi che hanno accompagnato l’uscita della bara all’esterno, prima delle benedizione finale, con petali ancora lanciati sul sagrato e palloncini colorati levati in cielo, com’era il suo carattere brioso e positivo, sempre.

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