Sirene di dissenso ieri mattina alle 11 contro le scelte dell’Unione europea in materia di pesca. «La protesta è europea per tutte le attività di pesca a strascico costiera, la nostra voce deve arrivare sino alla Commissione europea. Il divieto imposto dall’Unione europea metterebbe in ginocchio tutto il comparto, a Termoli ci sono 46 imbarcazioni e vi è da considerare anche tutto l’indotto, compreso i commercianti». Questo il quadro rappresentato ieri mattina sul molo del porto di Termoli dalla presidente dell’associazione Armatori Pesca del Molise, Paola Marinucci, che è scesa sul piazzale assieme agli altri proprietari delle imbarcazioni. Minuti di sirene assordanti, per esprimere in modo fragoroso il dissenso verso le politiche marittime europee. «Io ho tre dipendenti e devo garantire lo stipendio, ma con 4 o 5 giorni al mese in mare non si riesce più», ha detto Lorenzo Di Palma, che ricorda i sacrifici dell’era Covid e il caro gasolio. Carlo Di Candia, vicepresidente degli Armatori, si scaglia contro l’Europa: «Invece di darci una mano ci stanno affossando». La Federcoopesca con Domenico Guidotti evidenzia la compattezza della categoria in questa manifestazione, mentre Fulvia Verlengia ammonisce: «Siamo pronti ad andare anche a Bruxelles, devono capire che non siamo distruttori del mare, ma coloro che cercano di mantenerlo vivo e combatteremo per salvare il nostro mestiere». Stasera si replica, alle 23. No alle nuove politiche Ue che vogliono vietare la pesca a strascico e tagliare le aree di pesca. Questa, in sintesi, la posizione di Coldiretti Impresa Pesca Molise che ha preso parte, unitamente agli altri attori della marineria termolese, alla simbolica protesta del suono delle sirene dei pescherecci attraccati nel porto di Termoli. Analoga protesta si ripeterà stasera alle ore 23, quando i pescherecci torneranno ad azionare le loro sirene in segno di forte dissenso con le nuove paventate norme europee. Le nuove linee di indirizzo ad integrazione della Politica Comune volute dal Commissario alla Pesca ed all’Ambiente Virginijus Sinkevicius – spiega Coldiretti Impresa Pesca – prevedono, infatti, un pacchetto di misure che preoccupano gli operatori. Si tratta di provvedimenti di grande impatto come l’eliminazione degli attrezzi più produttivi e le restrizioni delle aree di pesca fino al 30% degli spazi attualmente fruibili, in un arco temporale peraltro brevissimo, con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030. «L’Unione europea – afferma Giovanni Spinelli, Segretario regionale di Coldiretti Impresa Pesca Molise – ci chiede di smantellare l’attuale sistema in brevissimo tempo, senza prevedere nemmeno sostegni per la ristrutturazione del settore e la riconversione della flotta, che dovrebbe abbandonare il sistema a strascico. Riteniamo – prosegue Spinelli – che cambiamenti del genere distruggeranno in breve tempo il mercato ed il sistema produttivo nazionale, e ovviamente locale, agevolando le importazioni di pescato da Paesi esteri che è già oggi elevato. Una vera e propria mazzata – conclude il Segretario di Coldiretti Impresa Pesca – che per gli operatori del settore va ad aggiungersi all’enorme aumento dei costi di gestione che ormai da troppo tempo gli operatori della pesca sopportano». I suoni saranno caricati sui social con l’hashtag #SOS_EU_Fishing e trasmessi alla Commissione europea per il 9 maggio, giornata dell’Europa. Le organizzazioni nazionali della pesca italiana (Alleanza Cooperative Italiane Pesca, Federpesca, Coldiretti Impresa Pesca, Unci Agroalimentare) rispondono all’appello dell’Alleanza Europea della pesca di fondo per dare vita a una larga protesta contro le politiche europee che stanno mettendo a rischio il futuro del settore. Iniziativa simbolica per mostrare il profondo dissenso sul bando degli attrezzi mobili di fondo e relative restrizioni proposte dalla Commissione europea attraverso il Piano di Azione per proteggere gli ecosistemi marini. «È stato scelto il 9 maggio come data simbolica per esprimere quanto le comunità della pesca abbiano raggiunto il limite e temano per la loro stessa sopravvivenza. La pesca è una politica di competenza europea e la Commissione è l’unico amministratore della Politica Comune della Pesca. Quale dovrebbe essere, dunque, una politica che unisca i pescatori e li renda orgogliosi di essere europei, politica che invece oggi è fonte solo di prospettive depressive? È questo il motivo per il quale abbiamo scelto il giorno dell’Europa come data per suonare le sirene delle nostre imbarcazioni, per richiamare l’attenzione dei cittadini, delle forze politiche, delle istituzioni sul nostro profondo disagio», affermano gli organizzatori. «Il settore europeo si confronta con enormi sfide come la Brexit, gli effetti della pandemia, la competizione sullo spazio marino con le industrie come le fattorie eoliche, l’inflazione e i costi dell’energia alle stelle. La Commissione europea con il suo piano di azione e la sua proposta di proibire la pesca di fondo nel 30% dei nostri mari arriva come un altro chiodo nella bara in cui il Commissario Sinkevičius vuole chiudere la pesca a strascico», concludono gli organizzatori.

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