E’ durata più o meno un’ora ed è terminata poco fa l’udienza al Tar Molise sulla sospensiva del provvedimento di chiusura del Punto nascita. L’udienza è finita intorno alle 13.15, non sono emerse indiscrezioni da parte dei giudici amministrativi e il Collegio ha sentito tutte le parti e non ha manifestato nessuna inclinazione. L’ordinanza sull’istanza cautelare è prevista per oggi. Diversi i legali intervenuti, Enzo Iacovino, Massimo Romano, Laura Venittelli, il delegato di Franco Gaetano Scova, Massimo Senatore, e l’avvocato di Stato Vitullo, oltre ad Alberta De Lisio, per la Regione Molise. Proprio Vitullo ha riferito che la Regione non abbia chiesto la deroga per il San Timoteo, «Vogliamo sostituire la magistratura alla Regione?» Insomma, l’indiscrezione sulla preferenza di Isernia trova conferma nel dibattimento, tanto da far emergere a dire sempre dell’Avvocatura dello Stato il mancato coinvolgimento del Comune di Isernia come contro-interessato. Nella Camera di Consiglio Vitullo ha anche affermato che il tema non è fiscale ma di sicurezza e dice che il Comune difende solo il gruppo che, per motivi campanilistici, vuole che si nasca nella citta di Termoli. Insomma, mors tua vita mea, con l’ipotesi di chiusura di Isernia qualora sopravvivesse Termoli. In replica è intervenuto anche l’avvocato Giammaria, in rappresentanze delle altre 13 future mamme, donne incinte che vogliono partorire all’ospedale San Timoteo. Le ricorrenti si sono affidate ai legali Laura Venittelli e Roberto Giammaria, già fondatori sul territorio regionale della Casa dei diritti e dell’associazione Konsumer. Un ricorso che va a rafforzare quello dei sindaci e delle altre mamme presentato il 5 luglio e su cui è stata ottenuta la sospensiva, discussa ieri. Le intervenienti sono tutte partorienti presso l’Ospedale di Termoli, dunque hanno interesse ad intervenire nel ricorso avverso i provvedimenti con i quali, ex abrupto, si dispone la chiusura del Punto Nascite in questione. Pertanto, avendo interesse a portare a termine la loro maternità intrapresa presso l’ospedale di Termoli. Sull’istanza di sospensione condividono e sostengo le ragioni addotte a sostegno della misura cautelare richiesta dai ricorrenti principali. Del resto, ove non sospesa, la decisione impugnata consentirebbe la chiusura del Punto nascita ad oggi non compiuta, determinando la privazione di un servizio sanitario essenziale per un bacino di utenza di oltre 100mila persone, anzi di gran lunga superiore in ragione dell’incremento demografico fino a circa il triplo atteso nella zona litoranea durante il periodo estivo, in assenza della benché minima previa informazione/comunicazione, nonché senza alcuna garanzia per gli utenti di poterne usufruire altrove, posto che non risulta predisposta, e comunque nei provvedimenti gravati non vi è traccia, di alcuna misura organizzativa e/o atto contrattuale e/o convenzionale idonei ad assicurare il ricovero delle pazienti molisane presso altre strutture, tanto regionali quanto extra-regionali. L’avvocato Iacovino, dal canto suo, ha ribadito il conflitto d’interesse di un commissariamento che ha prodotto questo quadro critico e su cui si interviene per chiudere dalla medesima struttura. L’obiettivo dei ricorrenti, sia principali che aggregati, è quello di confermare la sospensiva ottenuta già col decreto del presidente in audita altera parte lo scorso 8 luglio. Ieri nel capoluogo anche il sindaco Francesco Roberti e il presidente del Consiglio comunale Michele Marone. Massimo Romano rivendica la centralità del territorio e del San Timoteo per un bacino d’utenza di oltre centomila interessi e la chiusura del Punto nascita farebbe emergere sì la questione della insicurezza. Dal canto dell’Asrem, Senatore ha molto insistito sul fatto che l’apertura del Punto nascita mette a repentaglio la salute delle partorienti perché non ci sarebbero condizioni di sicurezza sanitaria. Lo ha fatto per sensibilizzare il Collegio, cercando di caricarlo di responsabilità, avendo fatto riferimento a un un recente fatto di cronaca calabrese sul decesso di una donna, tesi controbattuta da Romano e Iacovino (coadiuvato anche dall’avvocato Vincenzo Fiorini) che hanno evidenziato come dai documenti depositati dalla Asrem si trae la conferma del fatto che non c’è alcun accordo di confine con le regioni limitrofe, e dunque nessuna certezza per le partorienti di poter essere ricoverate altrove; e che se a fine giugno c’era carenza di medici ginecologi (ciò che ha indotto la Asrem a chiudere), oggi ne sono stati assunti (o sono in procinto) ben 9.

Intanto al San Timoteo si fa critica la situazione nel reparto di Ortopedia

La prendiamo sempre con beneficio d’inventario, ma l’altra volta, quella sul Punto nascita, la premonizione sulla chiusura al 7 luglio fu chirurgica. Il presidente del comitato San Timoteo, Nicola Felice, ha preconizzato – dandone comunicazione agli aderenti del gruppo omonimo – che l’Asrem, tra qualche giorno, addirittura forse già nelle prossime ore ufficializzerebbe «anche l’interruzione, per non dire la chiusura, del reparto di Ortopedia del San Timoteo. Cosa che il nostro Comitato aveva già preannunciato in un nostro documento ufficiale rilasciato qualche tempo fa». In effetti, come a Isernia, anche a Termoli, sono rimasti in 3 ora e si garantiscono solo le urgenze. I medici della provincia Bat e quelli di Roma hanno svolto remunerati turni di notte a 700 euro ogni 12 ore, ma da qualche settimana si sarebbero dileguati, dando appuntamento a ottobre. Da qui lo sdegno di Felice. «Ora basta… è tempo di agire!», prosegue. «Dopo la triste vicissitudine, ancora in corso di definizione, della chiusura del Punto nascita di Termoli, la “Mattanza” sull’ospedale San Timoteo continua! E’ molto prossima, questione di ore, di un annuncio della dirigenza dell’Asrem, con un altro provvedimento di sospensione delle attività programmate e di ricovero nell’ospedale San Timoteo: ora tocca il reparto di Ortopedia. Anche questo provvedimento, presumibilmente, sarà giustificato, come il per il Punto nascita, per mancanza di sicurezza, non essendo, con il poco personale rimasto in servizio, in grado di garantire continuità alle attività di ricovero, bensì solo la possibilità di coprire i turni per le urgenze.
Questo provvedimento, era stato già stato, tristemente, previsto e preannunciato dal Comitato San Timoteo, tempo fa con un proprio documento, senza escludere nel il prossimo futuro, altri simili provvedimenti interessanti altri reparti e servizi sanitari che attualmente presta, lo stesso ospedale, alla popolazione del basso Molise. Molti fatti dimostrano che da alcuni lustri, questo territorio non riceve l’attenzione dovuta, e che merita, da parte della classe politica, dagli Enti e organi di programmazione regionale nei settori importanti e vitali per una collettività. Ora Basta! Per Termoli e il circondario, è giunto il momento triste ma necessario: staccarsi dalla Regione Molise e chiedere l’annessione al confinante Abruzzo. Il Comitato San Timoteo ritiene sia giunto il momento di agire, a tal proposito si farà promotore di indire il referendum di approvazione, per il distacco dalla Regione Molise, e annessione all’Abruzzo, da parte della maggioranza, in primis, della popolazione di Termoli e dei Comuni del circondario, così come disposto nell’art. 132, secondo comma, della Costituzione».

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