Negli ultimi quattro anni a Termoli sono nati nuovi servizi ed interventi in favore delle persone senza dimora: un’area sosta diurna, ad esempio, dove le persone che vivono in strada possono fare colazione ed usufruire di altri servizi primari, di supporto relazionale ed orientamento ai servizi del territorio. Nello stesso arco di tempo gruppi di volontari si sono organizzati per offrire un pasto serale alle persone senza dimora, distribuendolo direttamente alla Stazione Centrale: inizialmente solo per alcuni giorni, si è arrivati nel tempo a fornire 7 pasti alla settimana. Questi nuovi interventi, promossi e organizzati da associazioni e gruppi informali di cittadini, sono andati ad implementare ed integrare il lavoro che la Caritas diocesana di Termoli- Larino svolge da decenni nel territorio in favore delle fasce deboli della popolazione: la mensa a pranzo, aperta 7 giorni su 7 per 365 giorni all’anno ed il Centro di Ascolto Diocesano, al quale è possibile rivolgersi per tre giorni a settimana. Al lavoro della Caritas diocesana si affianca quello delle Caritas parrocchiali, che fronteggiano i bisogni specifici dei propri quartieri di riferimento. Le persone in strada a Termoli sono circa 25-30 in media, con picchi di presenze durante la stagione estiva. «Nel silenzio il grido dei poveri. Il racconto di un anno di cura e relazioni». È questo il titolo del Rapporto 2020 sulle Povertà e le Risorse pubblicato dalla Caritas diocesana di Termoli–Larino. Il Rapporto è una fotografia della situazione sociale ed economica del nostro territorio diocesano e si basa, per la parte statistica, sull’elaborazione dei dati degli accessi al Centro di Ascolto. Ad essa si affianca un’analisi qualitativa che, partendo dalla descrizione degli effetti della pandemia, arriva a ridefinire le modalità di intervento messe in atto nel 2020 come risposta ad una crisi che mai avremmo immaginato di dover vivere. «Si tratta – afferma nella prefazione suor Lidia Gatti, direttrice della Caritas diocesana di Termoli – Larino – di un’emergenza sanitaria, ma anche sociale e culturale. Alla radice tocca la questione antropologica: dietro ogni misura di sicurezza ed ogni intervento per rimettere in moto l’economia del Paese, sta la domanda sulla persona, sull’umanità dell’uomo, sulla ragione che fonda la sua inviolabile dignità». È proprio alla domanda sulla dignità dell’uomo che il Rapporto cerca di rispondere sottolineando quanto è stato fatto nell’anno in cui il Covid ha stravolto le nostre vite. Il dettaglio sui numeri della povertà, in costante aumento nel nostro territorio, si arricchisce del racconto degli operatori che, per la prima volta, si sono trovati a garantire il servizio del Centro di Ascolto soltanto in modalità telefonica facendo improvvisamente a meno di una relazione basata anche sugli sguardi e sulle espressioni del viso. Il Rapporto diventa così racconto di un’esperienza di vita in cui si intrecciano i percorsi di risocializzazione per senza dimora vissuti durante il lockdown presso il dormitorio allestito nella scuola Schweitzer con i progetti in favore dell’inclusione di immigrati e richiedenti asilo. Nella parte finale, si racconta poi quanto è stato portato avanti in termini di formazione e animazione della comunità, un aspetto fondamentale della mission Caritas. La rete con le Caritas parrocchiali, la Settimana del Povero, il progetto CiP “Circo in Parrocchia” sono tutti elementi che, pur in quadro totalmente diverso come quello creatosi a seguito della pandemia, sono stati ritenuti essenziali per continuare a rispondere al mandato affidato alla Caritas dalla Chiesa tutta. L’ottica in cui leggere il Rapporto, come sottolinea il vescovo Gianfranco De Luca nella post-fazione, è allora quella della promozione della cultura dell’alleanza che «ha un suo paradigma, quello della gratuità: io ci sto, senza se e senza ma; sono per te e con te, senza condizioni». Con questo stile di alleanza e di gratuità, facciamo dono alla comunità tutta di questo Rapporto: un piccolo strumento per fare luce sulle tante povertà che affliggono il nostro territorio, per presentarle in maniera approfondita consapevoli che dietro ogni numero ci siano un volto e una storia; un strumento per dare voce a chi non ha voce, i poveri; uno strumento per raccontare le risorse, le esperienze, le storie belle, le intuizioni e, perché no, le difficoltà che ci sono dietro un anno di cammino.

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