«Ma Venafro ha ancora un sindaco? E come la mettiamo con i sindacati che invece di appoggiare la nostra battaglia richiamano i tesserati scoraggiandoli a proseguire nella protesta? Non hanno capito nulla: noi non ci fermeremo. Forse siamo stati fortemente fraintesi, eppure abbiamo utilizzato parole chiare: “Non ci serve il contentino, vogliamo le mensilità arretrate e il diritto allo stipendio ogni mese!”».
I lavoratori dell’istituto di riabilitazione Carsic non hanno intenzione di fermarsi. Nemmeno il sole che in queste ore a Venafro picchia duro pare riesca a dissuaderli: il picchetto allestito davanti ai cancelli della struttura lungo Corso Garibaldi, in pieno centro storico, prosegue giorno dopo giorno.
A Primo Piano i lavoratori raccontano che qualcosa di strano sta accadendo, come se qualcuno volesse mettere in dubbio la regolarità della protesta. E spiegano: «Le aspettative dei vertici erano che pagato il mese di marzo lo stato di agitazione terminasse. Evidentemente hanno fatto i conti senza l’oste».
Una pattuglia dei carabinieri, legittimamente, ha operato una serie controlli. I militari, raccontano i manifestanti, hanno accertato che i documenti fossero in ordine. La circostanza ha creato un po’ di timore – e forse anche sospetto – tra le maestranze che stanno manifestando.
«Qualcuno probabilmente crede di avere alle dipendenze persone ignoranti o disoneste. Così come espletiamo onestamente il nostro lavoro, ci atteniamo a quanto prescrive la legge nella rivendicazione dei diritti» – il messaggio nemmeno troppo velato a chi evidentemente immaginava che il presidio di protesta fosse stato allestito senza le prescritte autorizzazioni.
«Inqualificabile l’atteggiamento di alcuni rappresentanti sindacali – ancora i lavoratori – che invece di appoggiare, o almeno sostenere la vertenza anche solo con parole confortanti, pressano i lavoratori affinché non si espongano e suggeriscono a coloro che partecipano alla protesta di ritirarsi. Vergogna! Abbiamo nella struttura quattro sigle sindacali. Vogliamo ricordare e chiediamo ad esse di preoccuparsi almeno delle lamentele del personale che da anni chiede la riorganizzazione del servizio. Chi ci rappresenta sindacalmente sa bene che talvolta pochi operatori si trovano a gestire un numero elevato di ospiti».
Dal sit-in arrivano anche informazioni circa il reclutamento del personale: «Pur essendo il Carsic una struttura logisticamente venafrana, quindi molisana, ci giunge voce che si cercano infermieri prettamente campani e nello specifico iscritti all’Opi (ordine delle professioni infermieristiche, ndr) di Caserta! Anche rispetto a questa circostanza ci siamo fatti delle domande e abbiamo provato pure a cercare le risposte. Ci preme inoltre ribadire – concludono – che ancora aspettiamo risposte dalla Regione e dal sindaco di Venafro».
Dure le accuse mosse dal fronte della protesta dei lavoratori del Carsic giunti al loro decimo giorno di agitazione. Accuse pesantissime rivolte ai sindacati che, a dire delle maestranze, starebbero esercitando pressioni sui propri iscritti al fine di fa rientrare la protesta.
Vertenza tutt’altro che risolta, dunque. I lavoratori chiedono il rispetto degli impegni contrattuali attraverso il pagamento regolare degli stipendi. Cosa che non avviene, e non da oggi. «Oltre ad essere un diritto – affermano – è una questione di dignità».
Con l’aumento dei prezzi al consumo e delle bollette si possono ben immaginare le difficoltà nella conduzione di una famiglia monoreddito.
Risposte zero. Sebbene chiamati in causa, Regione e Comune restano in silenzio.
La protesta continua senza soluzione di continuità, i lavoratori del Carsic giurano che venderanno cara la pelle.

Marco Fusco

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